Ubriaco, solo e triste.

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La prima volta che si era ubriacato Harry aveva quindici anni e rientrato a casa aveva iniziato a cantare a squarciagola Hakuna Matata.

Tra i sedici ed i diciassette anni aveva preso il vizio di bere ed ubriacarsi, ma al contrario di tutti, lo faceva da solo: portava un paio di birre e qualche alcolico sul tetto di casa sua, sistemava le cuffie e tra una pagina e l'altra del suo diario, beveva.

A diciotto aveva completamente smesso di punto in bianco, complice un suo vecchio compagno di scuola, con cui non aveva mai realmente stretto nessun rapporto, che era morto in un incidente stradale per colpa di un ubriaco.
Harry aveva quindi accantonato l'alcol capendo quanto potesse deteriorare se stessi e gli altri.

O almeno lo aveva lasciato stare fino a quella sera, ma il nervosismo era troppo per non scioglierlo con un bicchiere di liquido distillato, forse di troppo.

Harry seppur completamente ubriaco, si sentì trascinare fuori dal locale, avrebbe scommesso che qualcuno lo stava addirittura prendendo in braccio, ma non poteva dirlo con facilità, neanche in piedi riusciva a sentire le sue gambe.

"Amico stai bene?" - chiese una voce e nonostante l'alcol, il ragazzo poté cogliere quel timbro così delicato. Però non ricordava che Martin avesse un gemello uguale identico a lui, se non sarebbe andata col primo, c'avrebbe provato col secondo, finì per pensare.

"Dove si...siamo?"

"Dietro il locale, non c'è nessuno. Devi vomitare?" - Harry scosse la testa velocemente, coprendo il suo viso con un paio di ciocche ricce.

Louis lo guardò per qualche istante, non ricordandosi dove avesse già visto quel ragazzo dagli occhi così verdi, eppure questi li ricordava.

Lo studiò per qualche secondo facendo correre veloce il suo sguardo su tutto il suo corpo, quel ben di Dio di corpo, stava pensando, mentre si soffermava con lo sguardo sulla camicia quasi completamente aperta del ragazzo.

Avrebbe voluto farlo suo, ma sapeva di non potersi approfittare di lui, non in quelle condizioni almeno.

"Devo...devo..." - Harry fece appena in tempo a girarsi per rimettere anche l'anima. Si vergognò a morte di quella situazione ma era ancora poco lucido e molto ubriaco per pensare alle conseguenze. Louis invece, non sembrava schifato - certo, lui non era proprio un amante dei superalcolici, soprattutto se rimessi dietro una discoteca - si avvicinò ed afferrò la fronte al ragazzo, spostando indietro tutti i ricci.

"Ma tu sei bollente!"

"È solo un po' di febbre Niall, non voglio andare a letto!"

Il ragazzo più grande preso un lungo respiro, ponderando ciò che poteva e doveva fare, non poteva allontanarsi dalla festa data dalla sua associazione, ma non poteva neanche lasciare quel ragazzo maledettamente ubriaco e malato lì dietro!

Responsabilità o istinto, questa era la scelta.

Dal polso tolse un elastico bianco che era solito portare e legò i capelli del ragazzo in un terribile chignon - sua sorella Lottie, parrucchiera, non sarebbe stata per niente fiera di quell'acconciatura - lo lasciò sedere su uno dei gradini e sicuro gli ordinò - "Vado a prendere la macchina, aspettami qui, okay?"

Harry annuì, voleva davvero parlare ma sembrava come se le parole, partissero giuste dal suo cervello ma si perdevano fino a non arrivare alla bocca, lo ringraziò mentalmente un centinaio di volte però - "Ho freddo!"

"Tieni" - Louis non ci pensò due volte e lasciò sulle spalle del riccio la sua giacca nera, non era certo della taglia del più piccolo, ma lo avrebbe riparato dal freddo di fine ottobre almeno per un po'.

Più lo guardava e più provava qualcosa dentro a cui proprio non riusciva a dare un nome.

Pietà, invece, continuava a pensare Harry, 'Gli sto facendo maledettamente pietà, ecco perché mi sta aiutando'.

Il presidente corse verso l'entrata secondaria, seguito dallo sguardo sbigottito di un Harry terribilmente imbarazzato, voleva solo chiedere al suo migliore amico di prestargli per qualche minuto la propria macchina, giusto il tempo di riaccompagnare il ragazzo a casa e poi tornare alla festa, peccato che - 'Testa di cazzo di un maledettissimo Payne, dove sei?'

"Stai cercando Liam?" - Louis si voltò immediatamente al nome dell'amico e notò un ragazzo dagli occhi neri e la carnagione olivastra, era abbastanza sicuro di conoscere anche lui, purtroppo però la sua memoria visiva faceva davvero schifo quindi rispose cortesemente - "Lo sto cercando è abbastanza urgente..."

"Sono Zayn"

"Louis Tomlinson" - rispose, allungando una mano in segno di buona educazione, ma il ragazzo di fronte a lui non l'afferrò ma bensì si legò al suo bicipite, avvicinandosi troppo al suo corpo, tanto da sentirselo addosso.

"So chi sei..."

Zayn era sempre stato maledettamente bravo a filtrare, avrebbe quasi potuto tenere un corso su questo e tutti i suoi amici gli odiavano questa sua sicurezza, accentuata ancora di più dall'alcol. Peccato che Tomlinson, mettesse sempre a tacere la sua spavalderia ed ogni tipo di approccio.

"Io non mi ricordo di te"

"Se vuoi posso farti qualcosa che non ti farà scordare di me per un bel po'".

Con un gesto repentino, Zayn afferrò la camicia di jeans del ragazzo e lo trascinò nel bagno più vicino, isolandosi un po' dal casino che li circondava e dimenticandosi di tutto mentre le labbra del moro pompavano sull'erezione del famigerato presidente, persino di quel ragazzo dagli occhi verdi che dopo quasi un'ora e mezza d'attesa decise di incamminarsi verso casa.

Ubriaco, solo e triste.

Louis' Club || Larry Stylinson AUWhere stories live. Discover now