È cervello.

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Louis entrò in cucina trascinando i piedi, una piega rossastra gli solcava il viso ed il sonno era ancora visibili nei suoi occhi, leggermente più scuri del solito. "Ehi sei già in piedi" - sussurrò a Liam, notando l'amico seduto al tavolo con davanti una tazza straripante di latte e cereali e la solita smorfia afflitta.

"Non riuscivo a dormire, tu come mai?"

Louis rubò una fetta di pane con marmellata al limone dalle mani dell'amico e con la bocca piena rispose - "Harry è un termosifone". Maggio era ormai alle porte e dormire con il ragazzo non era mai stato così asfissiante, nel vero senso della parola. Louis si ritrovava sempre avvolto dal corpo del più piccolo e finiva per svegliarsi sudato e senza fiato. Dividere poi un misero letto singolo, complicava maggiormente le cose e lui finiva per sgattaiolare sul divano, cercando aria. Che poi finiva sempre al centro della stanza, in piedi, ad osservare Harry dormire, quella era una cosa che nessuno doveva sapere. Nel silenzio dell'alba, con i fiocchi raggi del sole che penetravano dalla finestra, Louis si fermava ai piedi del letto e lo guardava: i boccoli che gli ricadevano confusi sul viso, le ciglia lunghe, la pelle rilassata, mostrava realmente i suoi vent'anni.
Era stata in una mattina come quella che aveva realizzato davvero quel pensiero: con Harry stava bene, punto. Non c'erano ma, però, se; c'era solo un sentimento che ogni giorno di più gli cresceva dentro al petto. Stava bene e questo ormai, non lo spaventava più.

"Dorme ancora?"

"Ieri notte ha studiato fino a tardi ed ora sta riposando"

"Ora si dice 'studiare fino a tardi'?" - scherzò Liam, beccandosi subito dopo una pacca sulla spalla e qualche cereale tra i capelli. Tra il suo cuore infranto, l'ansia per gli esami finali ed i problemi in famiglia, riusciva comunque ad essere sollevato nel vedere il proprio migliore amico così, come non lo vedeva da tanti anni - "Come vanno le cose con lui?"

Louis sbadigliò e si buttò sul divano, non era una persona esattamente mattiniera - "Va bene. Va bene davvero"

"Sono felice per te Lou"

"Lo sono anch'io!"

"Non mi stai diventando sentimentale, vero?"

Entrambi fecero una fragorosa risata - "Coglione!" - ribattè Louis, seguita da qualche imprecazione di Andy, svegliato da quel fracasso. La sua stanza era a ridosso della cucina e maledì i due per averlo svegliato così presto. Borbottò qualcosa di incomprensibile e solo dopo aver bevuto un tè e fulminato con lo sguardo un paio di volte i suoi amici, che continuavano a scherzare e tirarsi pugni sulle braccia, annunciò ciò che aveva da dire - "Ho trovato un'offerta per quest'estate. Quindici giorni tra le isole greche, ci state? Solo noi tre, come una volta"

Liam alzò le spalle e con tono sommesso rispose - "Non devo chiedere il permesso a nessuno, per me è ok". Entrambi i ragazzi si voltarono verso Louis in attesa di una risposta. Non facevano un viaggio insieme dal diploma e quell'occasione sembrava perfetta per riequilibrare il loro gruppo, tornare ad essere quel trio indissolubile.

Louis iniziò a mordersi il labbro inferiore ed i due amici sapeva che c'era qualcosa che non andava, una traccia di insicurezza nello sguardo del più grande, insolita. Passarono qualche secondo in estremo silenzio e dopo aver sbuffato un paio di volte, fece un cenno positivo con la testa.
Non aveva grandi piani per l'estate. Visto i rapporti conflittuali con la sua famiglia e l'associazione, passava quasi tutte le vacanze estive a Manchester ma da quando era entrato Harry nella sua vita, aveva pensato di cambiare finalmente programma, fare una piccola vacanza solo loro due ma quel viaggio nelle isole greche era troppo allettante per rifiutare.

"In settimana prenoto" - confermò, prima di afferrare il suo espresso e tornare in camera.

Liam lo guardò accigliato, un sopracciglio alzato - "Pensavo saresti andato in vacanza con Harry"

"Stiamo insieme da poco, non ti sembra prematuro?" - mentì, lui una vacanza l'aveva immaginata, più e più volte, con mete diverse, luoghi che Harry aveva più volte nominato e che lui aveva segnato nella sua mente, nell'apposito reparto di 'Cose che rendono felice Harry'.

"Passate tutto il vostro tempo insieme ed ora è prematuro portarlo in vacanza? Ma ti senti?"

"Non intendevo questo..." - cercò di ribattere.

"Non privarti dei sentimenti, usa il cuore" - sentenziò prima di uscire dalla stanza. Eccola una delle famose frasi enigmatiche di Liam, quelle con la quale Louis finiva sempre per fare i conti, a raccapezzarsi senza arrivare ad una conclusione. Solo in quel momento, quando video il suo migliore amico voltargli le spalle e tornare in camera, capì che con Harry non stava usando il cuore, era andato ben oltre.

Lasciò il toast appena morso sul tavolo e si avviò verso la camera, verso un Harry ancora addormentato, nel suo mondo dei sogni. Cercò di fare il meno rumore possibile, aprì la porta ed invece di rimanere al centro della stanza, come faceva sempre, si sedette delicatamente sul letto, cercando di non svegliare il ragazzo. Titubò per qualche minuto, lo osservò dormire come di consueto, cercò persino di sincronizzare i loro respiri, come diceva quel vecchio detto sull'amore.
Harry era quello? Era amore?
Se lo chiedeva da settimane e la risposta era lì, ovvia, che gli premeva sulla punta della lingua, che gli bruciava in gola ma non aveva ancora avuto il coraggio di tirare fuori quella che ormai era una ovvietà per tutti, per tutti coloro che almeno una volta gli avevano visti interagire davanti ai loro occhi.

Louis prese un lungo respiro e delicatamente gli passò una mano tra i capelli, intrecciando le ciocche tra le dita, chiuse gli occhi per un momento e parlò, liberandosi di quel macigno sul cuore - "È inutile provare a spiegare cosa provo, uscirebbero solo parole senza senso, tu mi fai sentire senza senso. Vorrei farti stare come tu fai stare me ma mi sento incapace, con le parole non sono bravo, resto in silenzio e ti guardo amarmi e te ne sono grato - le mani di Louis scesero sul volto rilassato del più piccolo, fece una pausa - Ci sono giorni in cui vorrei solo una finestra, una coperta e te accanto, guardandoti raccontare la tua vita. Sto uscendo matto Har, sto uscendo matto perché io non sono mai stato così bene con qualcuno e non è vero, ho paura. Sei le mie mani che tremano quando ti avvicini per baciarmi, sei una corsa libera. Sei la mia voglia di dolci e baci. Sei la mia testa, il mio corpo. E Dio, quando cazzo sono diventato così melenso? Sei il mio sorriso, l'accenno, il movimento. Con te non è un fatto di cuore Har, con te è cervello. Stare con te vuol dire regalarti la miglior parte di me ed io sono felice".

Louis' Club || Larry Stylinson AUWhere stories live. Discover now