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Una volta in biblioteca, c'è un silenzio assoluto, il che è molto strano per me perché di solito non sono silenziosa. Ma quando mi siedo davanti a James e lo guardo fare il suo lavoro, non so cosa fare. Non voglio disturbarlo o infastidirlo in nessun modo e ho paura che se aprissi la bocca lui si arrabbierebbe e mi chiederebbe di andarmene. Ora che so che può sentirmi non voglio davvero infastidirlo. Se lui fosse una qualsiasi altra persona ora starei straparlando, come al solito.

Non sono sicura del perché mi abbia chiesto di stare con lui, non è che siamo amici o che a lui faccia piacere la mia compagnia. Forse gli dispiaceva solo per me e l'ha detto solo perché io non stessi tutta sola. Non fa molta differenza però perché siamo le uniche anime in biblioteca, o almeno in questa parte della stanza. James è silenzioso e concentrato quindi io dovrei starmene da sola.

Lo guardo attentamente ma quando lui alza lo sguardo - il che non accade così spesso - guardo altrove, facendo finta che io sia stata impegnata tutto il tempo a guardare fuori dalla finestra. Lui probabilmente nota che sto solo facendo finta in ogni caso, ma se è così, non dice niente e io gliene sono grata.

James non mi ha detto di continuare a fargli delle domande né ha menzionato il fatto di continuare ad aiutarmi quindi suppongo che ciò che mi ha detto davanti alla chiesa sia tutto ciò di cui discuteremo su quell'argomento. Ho sicuramente imparato la lezione e non lo presserò per avere delle risposte. Ne ha avuto abbastanza dei fantasmi e non voglio essere un'altra brutta esperienza nella sua vita. Se possibile mi piacerebbe che nel futuro lui si guardasse indietro e dicesse: sì, tutte le mie esperienze coi fantasmi sono state brutte... tranne una. Una volta ho incontrato un fantasma buono.

Se riuscissi a farlo penso che potrei dire di aver portato a termine qualcosa di importante nella mia vita... o non-vita. Qualunque sia il termine appropriato.

Lavora diligentemente sui suoi compiti, correggendo le sue fotografie sul computer. Lo vedo lavorare con una facilità che mi è estranea, ma per lui sembra una cosa naturale. Le sue dita si muovono così velocemente e clicca qua e là e usa un polpastrello e a me gira la testa. Non ho un rapporto amichevole con la tecnologia. Cambia troppo in fretta e non riesco a starle dietro, in più, non è che io abbia la possibilità di provarla da me; posso solo vedere come gli altri la usino.

La storia della mia vita, guardare come vivono gli altri mentre io riesco a stargli dietro a fatica.

"Sei stranamente silenziosa," commenta James, i suoi occhi non si staccano dallo schermo. "Pensavo che non ti saresti stata zitta. Davvero, ti senti bene?"

"Sono cauta," replico, accigliandomi come se in questo modo potessi davvero capire questo ragazzo e scoprire esattamente cosa stia pianificando.

"Cauta?" Ripete lui, questa volta i suoi occhi guizzano brevemente per incontrare i miei.

"Perché?"

"Perché non sono sicura di come comportarmi con te," rispondo onestamente, "Non voglio farti arrabbiare di nuovo o tirar fuori un argomento che potrebbe metterti a disagio. In più, non voglio infastidirti più. So che la maggior parte del tempo la mia memoria fa schifo e mi dimentico molte cose importanti ma non mi sono dimenticata quanto tu odiassi il mio costante borbottare."

I suoi occhi mostrano un po' di imbarazzo e rimorso quindi guarda da un'altra parte, il che mi fa accigliare. Non è lui che ha fatto qualcosa di sbagliato, ero io quella che lo infastidiva. D'accordo, me l'ha fatto capire nel modo più crudele possibile, ma solo perché l'ho portato al limite. L'ho già accettato. È stata colpa mia.

"Imparo dai miei errori. Sono abbastanza intelligente," dico con un tono leggero così che lui non si senta più male. Gli faccio perfino l'occhiolino e faccio il segno della pace nel tentativo di sembrare noncurante.

Unseen (traduzione italiana)Where stories live. Discover now