Unseen (traduzione italiana)

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Ero spaventata, nervosa ed insicura. James non avrebbe potuto mostrarmi un po' più di supporto invece di sgridarmi così? Okay, forse ho fatto una cosa sbagliata, ma non l'ho fatto consciamente, sono stata guidata dal panico del momento. Ero ancora scossa e confusa, ma non mi ha dato il tempo di riprendermi prima di sbattermi in faccia lo sbaglio che ho fatto.

E comunque! Pensavo che avessimo preso una decisione. Perché è così terribile il fatto che io resti per sempre? Non è che io possa morire di nuovo, sono già morta. Cos'altro ho da perdere?

È così sbagliato volere che mi tenga stretta ancora di più a sé?

Mentre mi abbraccio le gambe con la schiena poggiata sulla porta della stanza principale, è l'unica cosa a cui riesco a pensare. Come voglio che mi voglia intorno tanto quanto io voglio stare con lui. Ma ha sempre una scusa, qualche paura, e onestamente sto iniziando a credere che non voglia che io stia con lui. Forse ha paura, forse un impegno così serio è terrorizzante, specialmente per un ragazzo. Forse gli sto chiedendo troppo, che ragazzo normale di diciassette anni vorrebbe impegnarsi con una ragazza fantasma fino alla fine?

Tutti i tipi di insicurezze continuano ad attaccarmi, da tutte le direzione, spietate, fino a quando non so più cosa pensare o provare. Pensavo che fosse tutto già deciso, di aver preso la mia decisione e che tutto il resto fosse chiaro, ma ora la mia testa è nel pallone e non so dove girarmi, in che direzione, per scappare da tutto questo.

"Paige? Sei lì?" Chiede una voce dall'altro lato, accompagnata da un piccolo colpo. "Paige, parliamo."

"Non penso ci sia altro da dire," rispondo, anche se ho ancora la faccia tra le gambe, per cui la mia risposta è smorzata.

"Certo che c'è!" Urla, spaventandomi. "Decidi sempre cosa dico o penso, non mi lasci mai spiegare le cose! Mi metti parole in bocca e devi smetterla di farlo! Ora stai pensando che io non ti voglia con me e non potresti avere più torto di così!"

Alzo un po' la testa, sbattendo le palpebre per la sorpresa perché James non mi ha mai parlato così. Mi ha urlato contro solo una volta con così tanta rabbia nella voce, solo una volta sembrava seccato come lo è ora. Subito dopo aver scoperto che poteva vedermi, e ha capito che ero un fantasma. Quando mi ha ferita profondamente con insulti e parole crudeli, dicendomi di scomparire perché non mi voleva intorno.

Il ricordo, una cosa che è successa così tanto tempo fa, fa male. Tutto ciò che ho provato allora torna senza pietà. James è arrabbiato con me ora, e non so cosa fare.

"Non voglio che tu mi stia lontana," dice poi, la sua voce debole, tremante, quasi rotta. "Non riesco neanche a descrivere quanto il mero pensiero faccia male, ma ho così paura di ciò che ti potrebbe accadere." Sento un leggero colpo contro la porta, penso che abbia poggiato la testa sul legno, o qualcosa del genere. Mi alzo, sentendomi ancora debole e non in me, ma riesco a mettermi davanti alla parete e ci metto la mano sopra. Non so se ha la sua dall'altra parte, ma farlo mi fa bene al cuore in qualche modo. "I fantasmi non dovrebbero stare qui. I fantasmi esistono perché il loro tempo sulla Terra è stato spezzato prima del tempo, perché non avrebbero dovuto morire così presto. Il che vuol dire... vuol dire che non dovresti essere qui se hai imparato la lezione. E ho paura che possa succederti qualcosa ora che non sei qui solo perché hai una questione in sospeso ma perché stai rimanendo più del dovuto."

"Cosa potrebbe succedermi?" Dico, la mia voce bassa e fragile, come la sua. "Sono già morta."

"Pensi che sia la cosa peggiore che possa accadere?" Scatta James. "Sai cosa ti è successo quando sei sparita per una settimana? Dove sei andata allora?" Non posso rispondere e lui lo sa, quella settimana è completamente sparita nella mia memoria, non ho la benché minima idea di dove sono andata o di ciò che sono diventata in quei giorni. "E se dovesse accadere di nuovo una cosa del genere, permanentemente?"