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AVVERTIMENTO: morte, autolesionismo, suicidio.

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Trovare articoli di quindici anni fa risulta essere non così semplice. Ci sono tanti giornali, non solo uno, quindi io e James passiamo diversi giorni cercando nei registri ma senza risultati. Così come con la ricerca su internet troviamo solo articoli correlati a delle nuove misure prese dopo un incidente di serio bullismo. Niente nomi menzionati né niente. Solo questo. ciò che mi è successo è ridotto a un 'incidente'. Mi fa ribollire di rabbia e frustrazione perché neanche dopo essere morta è importato loro qualcosa di ciò che mi sia successo. Neanche delle scuse.

James cerca di distrarmi ma penso che sia a conoscenza che questa frustrazione stia portando via tutta la mia vivacità che mi contraddistingueva, e che mi stia trasformando in una creatura oscura, piena di rabbia e assetata di vendetta. Vendetta contro le persone che mi hanno rovinato la vita ma che non riesco a ricordare. Scuse scritte sul mio banco non sono ciò di cui ho bisogno. Ho bisogno di vederli sapendo ciò che hanno fatto e come abbiano ucciso la mia anima. Che abbiano infilato il coltello nella mia carne o no, hanno ucciso la mia anima e nessun essere umano può vivere senza di essa.

In ogni caso mi hanno uccisa, e voglio che non si dimentichino mai che sono assassini.

"Hey Paige," mi chiama James quando nota che, ancora una volta, la mia mente si è allontanata verso pensieri troppo oscuri per essere acconsentiti. "Ho chiesto in giro per sapere chi lavora qui da più tempo. Richard, il tecnico del piano di sopra del blocco E, lavora qui da sedici anni. È anche colui che fa le foto, e ho sentito che si ricorda di tutti gli studenti. Che ne pensi se andassimo a fargli visita e gli chiedessimo se si ricorda cosa sia successo quindici anni fa? Forse si ricorda i nomi e altro."

Cerca di sorridere per tirarmi su, ma non riesco a concentrarmi su ciò. Sto cercando di ricordare Richard. Perché la mia mente è così sbadata? Perché non mi rimane in mente nessuno per troppo tempo? Mi chiedo se sia una conseguenza dello stare per così tanto qui.

"Proviamo," accetto, mandando via quelle domande. James dice che devo solo far scatenare i miei ricordi; forse andare a vedere Richard aiuterà.

Riesco a vedere lo sguardo preoccupato di James su di me, ma non voglio fingere un sorriso quando sono così tormentata e arrabbiata, frustrata perché non riesco a ricordare cosa mi sia successo, e nessuno si è preoccupato di lasciare un indizio o un registro di cosa sia successo. Tutti mi hanno cancellata e ignorata.

Quindici anni non sono così tanti, no?

Mi alzo e mi allontano dal parco avvicinandomi al blocco E, su per le scale con James che mi segue senza proferir parola. Qualche studente ci sorpassa, nessuno fa caso a me ma prestano attenzione a James. Anche se è passato un po' da quando è qui, continua a ricevere attenzioni perché continua a essere un mistero. È mio amico, lo conosco meglio di chiunque altro qui, ma non fa nessuna differenza. È solo come se io non fossi qui.

Arriviamo al piano di sopra e James bussa alla porta in cui dovremmo trovare Richard. Sentiamo un debole 'entrate' che James prende come segnale per aprire la porta ed entrare. Ora sono io quella che lo segue e gli sta dietro mentre saluta il tecnico che ci sorridere gentilmente. Probabilmente ha sui quarantacinque anni con una stempiatura e profonde rughe d'espressione. Ha occhi marroni ancora giovani e quando li guardo me lo ricordo. Quando era sulla trentina, pieno di giovinezza e spirito, con lo stesso sorriso caloroso e gli occhi gentili. Era sempre in giro, a fare foto agli studenti e a tutti gli eventi da ricordare.

Me lo ricordo.

"Sei lo studente che si è trasferito, giusto?" Chiede Richard. "Felice di conoscerti, sono Richard. Come posso aiutarti? Hai bisogno di qualcosa?" Dice a James di sedersi e lui accetta. I suoi occhi scattano brevemente verso di me e io scuoto brevemente la testa. Posso sedermi ovunque.

Unseen (traduzione italiana)Where stories live. Discover now