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Senza chiedere niente, James si limita a confortarmi. Mi sento instabile ed eterea, come se tutto ciò che sono mi fosse stato strappato di dosso, e ora sono un'ombra che indugia in questa dimensione, aggrappandomi a tutto ciò su cui riesco a mettere le mani. Penso di prendere l'energia a James perché dopo un po' non riesce neanche a tenerci entrambi, il suo respiro diventa affannoso e irregolare prima che le sue ginocchia cedano.

"Stai bene?" Gli chiedo dopo che siamo caduti sul pavimento. Mi allontano in caso sia colpa mia se sta così. Gli ho fatto del male, l'ho quasi congelato, ma non l'avevo mai prosciugato così.

"Lasciami... solo riprendere fiato," chiede lui, facendo fatica a pronunciare le parole.

Lo guardo con preoccupazione mentre fa dei respiri profondi per ricomporsi, ma neanche questo lo aiuta quindi vado in cucina con la mia debolezza, inciampando e sbattendo, ma riesco ad arrivarci e prendo una tazza che riempio con dell'acqua calda, e ci metto un po' di zucchero prima di tornare da James. Noto che ha perso tutto il colore e sembra pallido come un fantasma, il gioco di parole è voluto.

Le sue mani tremano quando prende la tazza che gli ho portato; debolmente, ne beve un sorso e fa una smorfia per quanto è dolce. Non so neanche se funzione, penso di sì, potrei averne sentito parlare quando ero viva o morta, chi lo sa?

"Ti senti meglio?" Gli chiedo, ignorando completamente quanto io mi senta debole, sono più preoccupata per James.

"Sì, non sono sicuro di ciò che è successo. Improvvisamente mi sono sentito come se avessi corso tre maratone," commenta lui, la sua voce bassa in un sussurro.

"Penso sia stata colpa mia." Il senso di colpa mi scorre dentro come onde in uno tsunami, non ricevo neanche nessun allarme in anticipo, ci annego dentro prima di realizzare ciò che sta succedendo. "Io.. penso di aver rubato la tua vitalità."

"Ma non l'hai mai fatto prima," controbatte James, cercando di alleggerire la mia preoccupazione e il mio senso di colpa.

"Penso che ne avessi un disperato bisogno ora, come mai prima. Ero... debole come non lo sono stata mai."

"È perché siamo qui? Dovremmo tornare a casa?" James chiede nel panico ma io scuoto la testa. Sono abbastanza sicura che la vera ragione per cui mi sento così è ciò che è successo dopo che è arrivato James.

Scuotendo la testa, aggiungo, "Io.. non dovrei essere qui?" Finisce come una domanda perché non sono neanche sicura di ciò che sto dicendo. È un qualcosa di sconosciuto per me, non sono mai andata dall'altra parte prima e nessuno mi ha preparata per questo.

"Che vuoi dire?" Chiede lui, la sua mano cerca di prendere la mia ma io lo evito. Se ho ragione e sono stata io a prendere la sua vitalità, allora non posso toccarlo fino a quando non mi sentirò di nuovo me stessa.

"È successo qualcosa prima che tu arrivassi," comincio, sentendo un nodo in gola al solo ricordo. Nella mia testa vedo di nuovo la creatura, quella che è venuta per me, e rabbrividisco. Era la Grande Mietitrice? "Io... ho realizzato di aver finalmente lasciato andare il risentimento e che sono felice con te, e immagino... immagino che tu avessi ragione. La mia lezione era lasciar andare tutto e vivere la mia vita. Se l'avessi fatto quando ero viva, se non avessi ascoltato i bulli o dato loro il potere di distruggermi, se li avessi perdonati per avere torto e avessi invece vissuto la mia vita, aggrappandomi alla mia famiglia, sarebbe stato diverso. Se avessi almeno detto ai miei genitori l'inferno che stavo vivendo e avessi chiesto loro di cercare una vita migliore, lontano da qui... sarebbe stato tutto diverso. Invece mi sono aggrappata alle loro parole, li ho ascoltati e ho pensato che avessero ragione. Mi sono concentrata su ciò che loro pensavano di me invece che cercare il mio futuro e la felicità altrove. Ho cominciato a odiarli e provare risentimento quando avrei dovuto ignorarli o voltar loro le spalle."

Unseen (traduzione italiana)Where stories live. Discover now