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Gli occhi di James sono ancora pieni di pietà tanto quanto lo erano cinque minuti fa, quindi decido di andarmene dal salotto. Ho bisogno di camminare, di muovermi, di poter mandare via tutta questa agonia che mi sta soffocando. Ho bisogno di lasciarmela alle spalle. Ho bisogno di schiarirmi la mente ma se continuo a vedere il modo in cui James mi guarda, come se volesse disperatamente fare qualcosa, allora non riuscirò ad attivare il mio meccanismo difensivo. Quindi ciò che faccio è camminare verso la camera di mia madre. Non ho visto l'urna in salotto quindi se tiene le mie ceneri, non sono qui. L'unico altro posto a cui riesco a pensare è la sua stanza, anche se è un po' raccapricciante, ma d'altronde mamma è depressa quindi forse non è così strano per il suo stato.

So che mi sta seguendo, sento i suoi passi anche se non sono esattamente dietro di me. Lo sento. In qualche modo, riesco a sentire la sua presenza dietro di me. Non dico niente, continuo a camminare fino a quando non sono davanti alla porta, solo allora apro bocca.

"Questa è la camera di mia madre. Penso che forse tenga qui le ceneri."

"Se tu fossi stata cremata. Non siamo ancora sicuri di questo," mi ricorda e io mi giro per guardarlo da sopra una spalla con un'espressione vuota. "Non guadarmi così. Non è così da pazzi. Forse non sei neanche morta, forse sei solo in coma o una cosa del genere."

"Non penso sia molto probabile," dico ma vedo nella sua espressione quanto spera che quello che sta dicendo sia vero. Lo vedo nei suoi occhi, la loro intensità mi confonde e mi fa sentire male per aver scoppiato la sua bolla. "Se fossi in coma mia madre passerebbe tutto il tempo all'ospedale, accanto a me. Ma finisce di lavorare e viene qui e non se ne va mai a meno che non sia estremamente necessario," gli spiego ma non sembra che voglia cedere.

"Forse non va a lavorare e passa tutto il giorno con te all'ospedale. Non sai se vada davvero a lavoro. O forse non può stare ventiquattro ore su ventiquattro all'ospedale, giusto?"

"Non pensi che mi sentirei attratta dall'ospedale se fosse così?" Chiedo ma veramente sento un nodo nello stomaco perché vedo come la sua espressione si abbatte.

Perché sembra che gli interessi più di quanto interessi a me?

"Mi dispiace, James, ma davvero non penso che questa teoria abbia senso. Sono super morta e troverò le mie ceneri."

"Non dirlo così," mi supplica ma io mi limito a scuotere la testa e mi concentro per aprire la porta, ignorando quel piccolo colpo al cuore che mi dice di confortarlo. In questo momento non sono dell'umore per fare qualcosa.

La camera di mamma era solita essere luminosa e profumava sempre di rose, ma ora è una stanza in cui qualcuno dorme la notte. Sembra abbandonata e un po' rotta. Raramente apre le tende e mi sento sempre così triste quando sono qui. Non è una stanza grande quindi James fa a malapena in tempo a fare un passo dentro quando la vedo. Non so perché non l'abbia mai vista prima, ma è lì.

Un'urna.

Le mie ceneri. Ne sono sicura.

Dove di solito c'erano solo fotografie di me ora c'è un'urna con una foto di me quando avevo tipo quindici anni. Nella foto sorrido, felice. Non sono sicura di quando sia accaduto ma penso che fossa una giornata fuori con la mia famiglia, scappando da qui e da tutti coloro che mi hanno fatto del male. Probabilmente è questo il motivo per cui ero così felice in quella foto. Ed è probabilmente il motivo per cui mamma ha quella foto accanto alla mia urna.

Cammino verso di essa, piano e sentendomi spaventata perché non so cosa succederà quando la toccherò. E se dovessi passare dall'altra parte nel momento in cui la toccassi? E se facesse male come quando passo attraverso qualcuno? Ecco perché esito davanti all'urna, incerta su cosa fare. James alla fine mi raggiunge, standomi accanto. Istantaneamente, mi muovo un po' verso sinistra, lontano da lui, nel caso in cui dovessimo accidentalmente toccarci.

Unseen (traduzione italiana)Where stories live. Discover now