1. Camilla

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È notte fonda, o forse è già mattina. Ho perso completamente la cognizione del tempo. Colpa dell'ansia che mi assale. Probabilmente a momenti la sveglia suonerà. Purtroppo non sono riuscita a chiudere occhio: tutta la notte a fissare il soffitto decorato da stelline fluorescenti incollate da me e mia madre durante la mia infanzia. Ho sempre avuto una paura matta del buio fin da piccola; immaginavo cose strane, surreali, che potevano propagarsi nella parte più oscura della stanza, con il solo compito di rapirmi o farmi del male. Tutta colpa di mio padre. Forse la sua non fu poi una grande idea quella di farmi vedere i suoi film horror preferiti con sé; ma lui aveva una teoria, riteneva che: «una volta visto, e appreso, che è solo animazione, e quindi finzione, vedrai...», mi rassicurava, «non avrai più paura di niente, piccola mia».

Beh, caro papà, credo tu abbia fallito miseramente nella tua impresa.

Nonostante i suoi metodi, al quanto discutibili, mio padre era una delle persone più dolci e protettive della terra; mi mancava così tanto. Erano passati solo nove lunghi mesi dalla sua morte. Incidente d'auto. È accaduto nella notte del 6 gennaio: la Befana. Era uscito, come tutti gli anni, con l'intento di riempire la calza di mia madre di dolciumi, la quale è sempre stata una gran golosona a differenza mia, e andare alla ricerca del più grosso regalo che avrebbe potuto fare felice la sua bambina, me. Era solo in tangenziale, adorava viaggiare di notte: niente traffico, niente smog, niente code al casello e, soprattutto, tranquillità. Purtroppo, non tutte le sue aspettative furono esaudite quella notte. Sì, la strada era deserta, la quiete c'era, ma non poteva sapere cosa lo aspettasse da lì a poco. Il suo è stato un incidente frontale, in tangenziale. Quando mi fu raccontato non riuscii a crederci. Come era possibile una cosa del genere, se le corsie erano separate da un muro? Beh, semplice! Un pazzo, probabilmente ubriaco, quella notte, decise di fare un'inversione di marcia e di percorrere la tangenziale contromano. Mio padre probabilmente si accorse troppo tardi della macchina che stava sfrecciando a tutta velocità verso lui non riuscendo, infatti, ad evitarlo. La macchina di mio padre, a causa del violento impatto, si ribaltò e mentre il tizio, il quale scoprii avesse la mia stessa età, ne uscì illeso, mio padre invece morì sul colpo.


Drin Drin

Il suono della sveglia mi distoglie dai miei pensieri più cupi.

Mi siedo nel letto abbracciando il cuscino e dopo essermi stiracchiata per bene, allungo una mano verso il comodino per spegnere quell'odioso suono che proveniva dal mio cellulare.

Ecco ci siamo: il mio primo giorno di università.
Per fortuna non affronterò questa giornata da sola, Lily come sempre sarà al mio fianco.

Dopo esserci diplomate al liceo artistico, abbiamo deciso di continuare il nostro percorso in campo artistico iscrivendoci all'Accademia di Belle Arti. Sono felice di aprire questo nuovo capitolo della mia vita con la mia migliore amica, nonostante la mancata benedizione da parte dei nostri genitori troppo occupati a preoccuparsi del nostro futuro lavorativo anziché della nostra felicità nel compiere un percorso che darà gioia alla nostra anima.

Nonostante non sia sola ad affrontare tutto questo, non riesco in nessun modo a superare questa maledetta ansia. Forse proprio perché sono consapevole del fatto che mia madre non approvi la mia scelta universitaria.

Alle sette e trenta decido finalmente di dare un senso a questa giornata. Con un gemito mi alzo dal letto e, tra uno sbadiglio e l'altro, vado in bagno a prepararmi.

Mi sfilo il pigiama, lo ripiego accuratamente appoggiandolo sul piccolo sgabello di legno ed entro in doccia. L'acqua scorre calda come aghi sulla mia pelle, resto ferma sotto al getto per alcuni minuti nella speranza di sciogliere i nervi ormai annodati, ma, ovviamente, non riesco a trovare il sollievo che speravo.

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