39. Leonardo

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Dopo aver salutato Giada e averla ringraziata per la serata, mi avvio frettolosamente verso l'albergo. Spero che Cami stia ancora dormendo, non voglio mi veda in queste condizioni. Il post-sbornia stravolge completamente il viso: occhiaie, occhi lucidi, viso pallido...
In più mi serve del tempo per pensare cosa dirle riguardo la chiamata che le ho fatto ieri sera, o meglio del "ti amo" che le ho detto. Cosa mi è saltato in mente?
Entro in punta di piedi in stanza e per mia fortuna Cami è ancora a letto.
Sono solo le sette del mattino, ma la quantità di luce che entra dal balcone è alquanto fastidiosa. Decido così di chiudere le tende.
Mi poggio piano sul bordo del letto e sfilo le scarpe e i pantaloni. Afferro il mio cuscino e una coperta dall'armadio e mi posiziono a terra avanti al camino.
Nonostante un fortissimo mal di testa, non ho per niente voglia di dormire.
Per fortuna mi sono ricordato di farmi restituire il mio cellulare sequestrato la notte prima da Giada. Scorrendo tra le varie applicazioni, mi accorgo di avere una nuova email da parte dell'Accademia. Apro l'applicazione per leggerla e ...Wow! Tutto mi sarei aspettato ma non questo. Ho pensato a problemi di pagamento, borse di studio e così via. Ma questa è proprio una sorpresa.
"Caro studente,
La informiamo che è stato sorteggiato dal professore Giusti come collaboratore per la sua ricerca in Inghilterra, precisamente Londra, per la durata di sei mesi.
Ci contatti al più presto per darci la conferma della sua disponibilità.
Cordiali saluti,
Il vicedirettore Esposito"
Sono eccitato e al contempo sconvolto da questa notizia. È un'occasione da non perdere assolutamente.
Non so come abbia fatto ad avere un'opportunità così grande ma non la lascerò scappare.
Questo significa stare sei mesi lontano da Camilla, ma forse la distanza è quello che ci vuole per noi. Anche se in realtà un noi non esiste, ancora.
Non so cosa mi blocca dal rispondere immediatamente all'email, ma poso il cellulare sotto al cuscino e cerco di farmi coccolare tra le braccia di Morfeo. Stasera ci sarà il cenone e la festa di capodanno, non posso mica arrivare già stanco?
All'email risponderò non appena sarò più lucido e in grado di formulare una frase di senso compiuto.

«Leo? Leo? Leo!!» grida Cami.
«Che ore sono?» chiedo lamentandomi senza nemmeno aprire gli occhi.
«Sono le cinque del pomeriggio. Tra due ore dovremmo essere pronti per il cenone.»
«Non è possibile che quando finalmente riesco a prendere sonno, il tempo passi così velocemente. È illegale», piagnucolo alzandomi da terra.
«Almeno tu ti sei divertito», esclama quasi infastidita.
«Si, da morire.»
«Bene!»
«Dovresti andare in questo locale dove sono stato ieri sera, a parte la birra o il vino eccezionali, fa davvero degli ottimi hamburger.»
«Beh, te lo avevo proposto una delle prime sere di andarci. Ora il tempo è scaduto. Vuol dire che ci verrò con il mio ragazzo, con la quale ieri ho passato la serata a telefono», mormora arrabbiata.
«Bene!»
«Bene!»
Da quel momento in poi cala il silenzio. Cosa ho fatto io di male per meritarmi un comportamento così scontroso da parte sua?
Non riuscirò mai a capire cosa le succede in quella sua testolina bacata.

A turno entriamo in doccia e ci prepariamo per la cena di stasera.
Io indosso il mio unico smoking nero elegante che possiedo. Mi posiziono avanti allo specchio per fare il nodo alla cravatta, ma c'è un piccolo problema: io non ho mai saputo fare il nodo alla cravatta. Sono sempre stati Filippo e negli ultimi tempi Vicky a sistemarmi la cravatta, io non sono mai stato in grado. È una cosa che dovrebbero insegnarti i tuoi genitori, o meglio tuo padre. Ma non ne ho avuto mai il piacere.
Dopo vari tentativi, getto la cravatta per terra imprecando tra me e me.
Cami alle mia spalle si avvicina in tutta la bellezza ed eleganza. La vedo dallo specchio, è incantevole. Quel vestito lavanda le sta veramente una favola. Il vestito è lungo e fino alla vita si adatta perfettamente al suo corpo. I suoi capelli sono lisci e le ricadono lungo la schiena coprendo un po' la scollatura che ha dietro. Che donna!
Raccoglie la cravatta dal pavimento ed esclama: «lascia che ti aiuti.»
Mi volto verso di lei e annuisco.
«Sai, nemmeno mio padre sapeva fare il nodo alla cravatta. Era mia madre che glielo faceva sempre. Infatti è stata lei ad insegnarmelo. Mi dice sempre: "devi saper fare tutto, anche il nodo alla cravatta, perché spesso gli uomini non sono capaci nemmeno a fare questo"». Le scappa un sorriso mentre mi sistema il tutto.
«Grazie», mormoro imbarazzato.
Camilla si alza sulle punte e mi stampa un bacio sulla guancia.
«Ecco, così nessuna donna si avvicinerà a te stasera», esclama ridendo. Mi aveva lasciato il segno del rossetto sulla guancia.
«Credimi, vorrei che si avvicinasse solo una donna a me stasera», dichiaro dolcemente cingendole la vita. «Sei bellissima stasera.»
Cami mi fissa con i suoi occhi da cerbiatto e mi sorride con quel suo sorriso illegale. Mi sciolgo solo guardandola. Oh Cami, cosa mi fai?!

«Wow!» esclama Filippo quando ci avviciniamo al nostro solito tavolo. «Sei semplicemente stupenda, Camilla. Se non fossi già impegnato, saresti la mia preda stasera. Sarà difficile staccarti gli occhi di dosso.»
«Grazie Fill», risponde ammiccando.
«Tu mi avrai lasciato anche il rossetto sul viso, ma io avrei dovuto lasciarti in camera per fare in modo che nessuno si avvicini a te», le sussurro all'orecchio.
Cami sorride e mi dà di gomito. Prendiamo posto e come al solito i bambini non ci sono. Siamo solo noi tre.
«I bambini?» chiede Cami a Filippo.
«Con l'animazione.»
La cena sembrò durare un eternità, il mio stomaco pregava affinché la smettessi di assumere cibo.
«Ti va di fare un giro? Ho bisogno di camminare», sussurro a Cami mentre Filippo è a telefono.
Lei annuisce, ci alziamo e usciamo fuori al terrazzo.
«Ascolta, voglio scusarmi per la chiamata di ieri sera, ero ubriaco e...» tento di spiegarle.
«beh, non è la prima volta che me lo dici da quando siamo qui», mormora.
«Aspetta, tu ricordi? Ma eri ubriaca... io... ma poi ... tu...» farfuglio.
«Si ricordo di quando mi hai detto ti amo, ricordo della doccia, ricordo di averti detto ti amo», confessa fissandomi negli occhi.
Sospiro e le cingo la vita avvicinandola di più a me. La sua testa appoggiata al mio petto.
«Cosa stiamo facendo, Cami?»
«Ha importanza? Viviamo l'attimo», ribatte fissandomi negli occhi.
«Mi concede questo ballo, signorina?» le chiedo porgendogli la mano.
«Qui fuori? Da soli?»
«Non hai appena detto di cogliere l'attimo?» ribatto con un ghigno.
Cami fa un inchino e afferra la mia mano. Iniziamo a danzare sulle note di "Hunger" di Ross Copperman.
Tra sorrisi e giravolte, mi ritrovo a farle fare un casqué. Lo sguardo fisso negli occhi dell'altro. Il cuore che batte forte nel petto. E poi, eccolo, il bacio tanto atteso. Le mie labbra premono contro le sue, finché le nostre bocche si schiudono e le nostre lingue danzano all'unisono. Le sue braccia intorno al mio collo. È tutto così magico.
La terrazza si riempie di persone intente a guardare i fuochi d'artificio alle nostre spalle e gridano: «Auguri!! Buon anno!!!»
È già mezzanotte: c'è chi brinda, chi resta con lo sguardo puntato sullo spettacolo pirotecnico e chi come noi si lascia andare ad un bacio passionale.
C'è anche chi ci guarda insistentemente come se fossimo parte integrante dello spettacolo alle nostre spalle.
Ma nemmeno questo riesce a fermarci. Ci siamo solo noi due: io e lei. Il resto non ci appartiene.

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