40. Camilla

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Dopo il nostro bacio in pubblico, non siamo rimasti molto al party di capodanno. Con un'occhiata di intesa siamo andati subito in camera. E abbiamo ripreso da dove avevamo interrotto. Il bacio. Non è un bacio dolce. E' smanioso, carnale, mi bacia come se volesse cancellare ogni mio dubbio, ogni paura che mi assale.
Non riusciamo a smettere di baciarci. Lo desideravamo da tempo entrambi. Ci stacchiamo per un attimo, Leo appoggia la sua fronte alla mia.
«Cosa mi fai, Cami?» esclama ansimante.
«Zitto e baciami. Ora!» ordino alzando il mio sguardo su di lui e leggo nei sui occhi il mio stesso desiderio.
Leo si china e mi bacia ancora.
«Devi scegliere tu ora», mormora porgendomi la mano. Mi stava chiedendo di andare fino in fondo a quello che abbiamo appena iniziato o fermarci ora che siamo ancora abbastanza lucidi e in tempo per fermarci. Ma io non sono per niente lucida per fare una scelta razionale, così decido di buttarmi tra le braccia dell'uomo che ritrovo di fronte.
La stanza è buia, il letto è illuminato solo dalla luce che proviene dal fuoco del camino. Gli sfilo delicatamente la giacca facendola scivolare per terra, senza mai staccare i miei occhi dai suoi.
Leo posa le sue morbide labbra sul mio collo, mentre le sue mani accarezzano la mia schiena facendo scivolare giù le spalline del vestito, che indosso senza reggiseno.
Affondo una mano nei suoi capelli, mentre con l'altra tento di sbottonargli la camicia.
Una volta riuscita nel mio intento e lui nel suo, ovvero togliermi il vestito, gli prendo il viso tra le mani e lo bacio mordendogli il labbro inferiore. Mi prende in braccio e io avvolgo le mie gambe attorno ai suoi fianchi. Riprendiamo a baciarci intensamente, mentre lui cerca di adagiarmi sul letto senza mai staccarsi da me.
Al suo tocco leggero sulla mia pelle nuda rabbrividisco. Continua ad accarezzarmi il seno, poi la pancia... scendendo sempre più giù, dove vorrei si soffermasse di più.
Si allontana da me quell'attimo per sfilarsi i pantaloni, e quasi mi lamento per la sua assenza. Voglio lui. Voglio che i nostri corpi diventino un tutt'uno. Torna su di me e riprende a baciarmi dal collo al basso ventre. Ad ogni tocco la mia pelle sembra andare a fuoco.
Gli sfilo i boxer, mentre lui sfila il mio perizoma.
«Mi stai viziando», esclama lanciandolo lontano da noi. Mi scappa un sorrisetto malizioso e riprendo a baciarlo.
Il contatto con la sua pelle nuda provoca in me una sensazione che non posso spiegare. Mi sta mandando in combustione.
Entra dentro di me, un gemito scappa ad entrambi all'unisono.
«Ti amo Camilla»
«Ti amo anche io, Leo», rispondo ansimando.
Avvolgo le mie gambe ai suoi fianchi assecondo il movimento inizialmente dolce del suo bacino.
Mi aggrappo alla sua schiena, facendo scivolare le mie mani fino al suo sedere marmoreo.
Inarco la schiena appena il suo movimento diventa più veloce e le mie mani cadono sul lenzuolo stringendolo forte, quasi rischiando di stracciarlo.
Ormai ho perso totalmente il controllo.
Il respiro corto, i cuori impazziti e lo sguardo perso negli occhi dell'altro.
Ci amammo per ore, finché la luce del sole non filtrò dalla finestra. Esausti, ma felici, ci abbandoniamo in un abbraccio fino ad addormentarci.

Qualche ora dopo lo squillo del mio cellulare mi fa sobbalzare. È un messaggio da parte di Simone.

SIMONE: spero tu abbia passato un buon capodanno. Io ho sentito troppo la tua mancanza, così finita la festa mi sono messo subito in viaggio per venire da te. Sono qui tesoro, ti aspetto per fare colazione.

«No!» grido così forte da svegliare Leo. «No! No! Non è giusto! Non ora!»
«Ehi, piccola. Vieni qui. Cosa c'è che non va?» chiede dolcemente con voce ancora impastata dal sonno cercando di attirarmi a se.
«No. Non puoi capire» esclamo disperata. «Lui è qui!»
«Cosa? Chi?» chiede confuso.
«Simone!» rispondo agitata.
«Ah!»
«È tutto quello che sai dire? Non sei per niente d'aiuto», ribatto secca.
Leo ha lo sguardo fisso a terra. Si alza subito dal letto e si chiude in bagno.
«Grazie, eh!» grido avvicinandomi alla porta del bagno. «Cosa gli dico? Come glielo spiego? "Simone non possiamo continuare perché sono ancora innamorata di Leo"?»
Leo esce dal bagno e mi sorpassa.
«Leo? Ma mi stai ascoltando?»
«Ascolta, Cami. È stata una notte fantastica, ci siamo divertiti...»
«Ehi, aspetta. Cosa stai dicendo? Per te è stato solo divertimento? Mi stai prendendo in giro?» grido mentre le lacrime mi solcano il viso. «Mi hai detto "ti amo"!»
«Io ti amo. È così. Ma non credo possiamo stare insieme», mormora piano senza guardarmi negli occhi.
«Cosa stai dicendo, Leo? Mi sono fidata di te! E tu vuoi spezzarmi di nuovo il cuore...»
Non ho più il controllo delle mie lacrime, tremo per la rabbia.
«Devo partire. Sono stato sorteggiato per andare a Londra con il prof. Giusti.»
«Cosa? Quando? Quando l'hai saputo? Per quanto tempo?» Sono sconvolta, si è preso di nuovo gioco di me.
«Sei mesi.»
«Sei mesi?»
«Si. Non sono pronto ad iniziare una nuova relazione a distanza. Torna dal tuo Simone.»
«Leo, ti prego, guardami!» gli ordino prendendo il viso tra le mani. «Non farmi questo! Non spezzarmi di nuovo il cuore, ti prego. Non rinunciare a quello che c'è tra noi due. Ce la faremo. Te lo prometto. Cosa sono sei mesi?»
«Lo dicevo anche con Vicky, e guarda come è andata a finire», ringhia.
«Io non sono Vicky», grido per sovrastare la sua voce.
«Ma io sono sempre lo stesso», ribatte nervoso. «Vai da Simone. Fa finta che tutto questo non sia successo. Rimarrà il nostro piccolo segreto.»
«Mi fai schifo!» grido con tutta l'aria che ho in corpo e stesso la rabbia gli mollo uno schiaffo fortissimo.
Leo non mi ferma nemmeno, il suo sguardo è fisso sul pavimento. Perché mi sta facendo questo? Perché fa così?
Non può riaprirmi una ferita che ero riuscita in qualche modo a sanare, o almeno credevo di averlo fatto.
Sento il petto lacerarsi. Il mio cuore è fermo. È un incubo. Vi prego svegliatemi.
«Vestiti. Ti porto da lui», mormora prendendo le mie cose per prepararmi la valigia.
«Non tornerò a casa!» ribatto. «Saremmo dovuti partire domani.»
«Tu parti oggi», mormora guardandomi con il suo sguardo glaciale di un tempo.
So che sarebbe una battaglia persa. Ormai ha preso la sua decisione.
Non sono nessuno per fargli cambiare idea.
Afferro i vestiti e corro in bagno, dove posso dare sfogo al mio pianto e alla mia rabbia.
"Il filo rosso del destino " un corno. Stupide leggende orientali. E io che ci avevo creduto per davvero. Che ingenua.

Ti odio Leo!

Il Filo Rosso Che Ci Unisce Onde histórias criam vida. Descubra agora