25. Camilla

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Ci immettiamo nel traffico zigzagando ad altissima velocità tra le auto e le persone che cercano invano di attraversare la strada, nonostante si trovassero sulle strisce bianche. Chiudo forte gli occhi e mi schiaccio alla sua schiena, stringendolo con tutte le mie forze.
Simone era visibilmente nervoso e teso. Non sono sicura del motivo. Stavo cominciando ad avere paura per la mia incolumità. Mi stringo sempre più forte, sperando che non udisse i miei gridolini di terrore.
«Rallenta, ti prego!», grido. Ma vengo palesemente ignorata.
Dopo qualche minuto, finalmente rallenta per poi fermarsi del tutto. Mi fa cenno di scendere, il tutto senza degnarmi di uno sguardo o di una parola. Scendo dalla moto come mi era stato chiesto, tolgo il casco e cerco di avviarmi un po i capelli sconvolti e annodati per il vento.

Simone, silenzioso, si avvia verso casa sua, incurante di se lo segua o meno. Apre il cancello, che immette al giardino di casa  sua e aspetta che io lo superi. Nonostante fosse evidentemente incazzato nero, la galanteria non manca. Richiude il cancello alle sue spalle e mi supera arrivando alla porta della villetta. Se avessi avuto anche io una casa così grande a due piani e i genitori sempre in giro per lavoro, avrei organizzato molto spesso delle festicciole. Ma non è questo il bello di questo posto. La cosa che la contraddistingue da tutte le altre, è il panorama. Tutti i suoi balconi e le sue finestre affacciano proprio sul mare, che tra parentesi è a cento metri di distanza, infatti dalla villetta di Simone si accede ad una discesa privata che porta proprio su una spiaggetta, ora inesistente a causa dell'alta marea. 
Una volta entrati in casa, mi avvicino al frigo per prendere una bottiglia d'acqua e mi accorgo di un post-it attaccato alla maniglia.
«Bea! Beaaaa! Sono a casa», grida, cercandola per la casa.
«Credo non ci sia. Ha lasciato questo post-it sul frigo», mormoro.
«Cosa!? E cosa dice?», chiede, corrucciando la fronte. 
«Sono fuori per il weekend. Torno lunedì. Non combinare guai.»
Simone sbuffa e fa per andarsene nella sua stanza. Ma prima di sparire nel corridoio, si gira ed esclama: «fai come se fossi a casa tua. Se vuoi dormire, dormi. Se vuoi mangiare, mangia.» Il suo tono è freddo e duro. Mi da le spalle e scompare nel corridoio. 
Resto per un attimo scioccata dal suo comportamento. Mi alzo di scatto e lo raggiungo a passo svelto in camera sua. Apro la porta con violenza, gridando: «Quali cazzo di problemi hai?».
Simone è sul letto sdraiato a torso nudo con le cuffiette nelle orecchie. Oh. Mio. Dio. 
Il suo corpo è scolpito meglio del David di Michelangelo. I miei occhi sono incollati sul suo fisico perfetto. I pettorali, i bicipiti, gli addominali sono scolpiti. Le sue spalle sono larghe e definite. Sembra appena uscito da un set fotografico. Chris Hemsworth?! Beh Simone non ha niente da invidiargli.

Un brivido mi percorre per tutta la schiena e un calore si propaga per tutto il corpo. Il mio viso è in fiamme. Mi volto subito, dandogli le spalle per la vergogna.
«Cosa vuoi, Cami?», chiede con tono ancora duro. Non sopporto quel tono nei miei confronti. Non lo merito.
Mi volto di nuovo verso di lui. Questa volta sono rossa dalla rabbia e il mio sguardo è fisso nei suoi occhi verdi. «Mi hai sentito bene, invece», ringhio. «Che problemi hai?», sbotto nervosa.
«Ah, io che problemi ho?»
«Si.»
«Non sono io quella che ha passato tutta la notte con il suo ex, ha dormito con lui, che mi ha baciato stamattina, per poi ritrovarla dopo un'ora nei corridoi dell'accademia che faceva gli occhi dolci al suo ex, che sta in pausa di riflessione con la sua fidanzata...», sbotta.
Sgrano gli occhi sorpresa. Mi sento quasi come se avessi ricevuto una pugnalata alle spalle. Ha ragione. Il mio comportamento non è stato dei migliori, ma a mia difesa posso dire che ormai tra me e Leo è tutto chiarito, siamo amici. O almeno credo! Non voglio perdere Simone per delle sciocchezze. 
«Simone... mi dispiace», farfuglio. Mi avvicino a lui, mi siedo sul letto e poggio una mano sulla sua ed esclamo: «non so bene ancora cosa ci sia tra noi due, ma qualsiasi cosa essa sia, io non voglio perderla. Tengo a te! Non immagini nemmeno quanto. Leo è solo una piccola parentesi e ho avuto modo di chiuderla stanotte. Stiamo provando ad essere amici...», gli spiego in tono dolce.
Simone arrossisce e il suo sguardo ritorna dolce. E' senza parole.
D'un tratto, impulsivamente, poso una mano sulla sua nuca, lo attiro verso di me e lo bacio. Lui ha un attimo di esitazione, poi mi restituisce il bacio. Mi posiziono a cavalcioni su di lui senza staccare le nostre bocche. Le nostre lingue danzano all'unisono. E' un bacio pieno di desiderio e passione.
Guardo il suo torace, risalendo fino al suo viso. Poi, senza staccare gli occhi da lui, mi sfilo lentamente il maglione, restando in reggiseno. Fortunatamente stamattina avevo coordinato il mio reggiseno ai miei slip. Quando le sue mani cominciano ad accarezzarmi la schiena, rabbrividisco, non so se per il freddo o per l'agitazione. Continua ad accarezzare il mio ventre nudo, riesco ad avvertire il suo calore. 
Abbassa lo sguardo lo sguardo sul mio corpo, poi chiude gli occhi e mi bacia lentamente e teneramente, facendo scivolare una mano verso i miei jeans. Li sbottona e cerca di sfilarmeli. Maledetti jeans aderenti! Mi alzo dal letto e, senza distogliere lo sguardo dal suo, mi sfilo gli stivali e i jeans, cercando di apparire più sexy possibile.
«Wow!», esclama Simone, sorridendomi malizioso. Si alza anche lui dal letto e si avvicina. I nostri petti si alzano e si abbassano all'unisono. Avanza sempre di più costringendomi ad indietreggiare. Mi ritrovo con le spalle al muro. Accarezza dolcemente con le nocche la mia guancia e sussurra: «sei bellissima». La sua voce è così dannatamente sexy. Le mie dita scorrono sul suo petto scolpito, mentre sento il suo respiro farsi sempre più pesante. Mi morde dolcemente il lobo dell'orecchio destro. Le mie mani nei sui capelli. Si sposta per baciarmi il collo e un gemito mi sfugge dalla mia bocca. Simone sorride malizioso e continua a provocarmi. Posa le labbra sulla curva del mio seno, percorrendo il bordo del mio reggiseno. Una mano scorre veloce sulla mia schiena, mentre le sue dita incontrano il gancetto e in un attimo il mio reggiseno cade per terra. Afferro i suoi jeans e li sbottono facendoli scivolare giù. Con un calcio li sposta lontano da noi. Posso vedere il suo desiderio di possedermi attraverso i boxer. Con un movimento lento avvicina la sua erezione al mio ventre. Il mio desiderio cresce ancora di più. Un calore si propaga proprio giù nel basso ventre. Assecondo il suo movimento spingendo anche io i miei fianchi contro i suoi. Il cuore mi batte sempre più forte.
«Ti voglio...», mormoro con un filo di voce. Mi manca il fiato.
Faccio scivolare le dita lungo l'elastico dei boxer. Simone socchiude gli occhi e si lascia sfuggire un gemito grottesco. Mi solleva da terra e le mie gambe si avvinghiano alla sua schiena. Dopo poco mi ritrovo sul letto schiacciata dal suo corpo perfetto. Ci baciamo, ancora e ancora. Le sue labbra tornano sul mio collo. La sua pelle contro la mia. La mia schiena si inarca istintivamente, le mia gambe strette intorno ai suoi fianchi.
Con una serie di baci percorre tutto il mio corpo, dal collo al ventre. Sento il suo respiro caldo contro la mia pelle. Spalanco le braccia sulle lenzuola, mentre le sue labbra umide scendono sulla mia pancia, poi afferra gli slip e li sfila dolcemente. 
«Voglio la parità dei sessi», mormoro, cercando di compiere una frase di senso compiuto. Mi guarda divertito e sfila anche i suoi boxer. Entra dentro di me con un movimento lento, delicato. Lo cingo ancora con le gambe, assecondando il suo movimento.
«Cami...», geme. Il suo movimento contro il mio corpo diventa più ritmico.

 Un'ora e mezzo dopo sono distesa sulla schiena e fisso un po' intontita il soffitto. Il sorriso stampato sul mio volto. Sono felice. Simone è appisolato accanto a me e mi volto per accarezzargli il petto. La sua espressione è dolce, beata.
Mi alzo delicatamente dal letto e in punta di piedi, avvolta da una coperta, esco dal balcone. L'area fresca, invernale, mi accarezza il viso. Osservo il luminoso panorama davanti a me. Mi sembra di essere a migliaia di chilometri dalla città. Inspiro profondamente, assaporando la brezza marina.
Sono felice!

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