13. Camilla

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Dopo aver riposto il mio costume, per la festa di domani, nel mio armadio e aver indossato un paio di leggins e una maglia lunga, in modo da star comoda e poter giocare con i bambini, chiamo Leo.
«Ehi, Cami» mi risponde biascicando. Sono sicura di averlo appena svegliato.
«Leo, Lily è appena andata via, se vuoi posso venire da te, visto che è ancora presto per andare alla casa famiglia»
«Ok! Ti aspetto.» Poi riaggancia.

Arrivata a casa sua Leo mi apre in boxer. Arrossisco alla vista di quel suo fisico statuario.
«Vuoi restare lì fuori? Entra.» biascica Leo.
«Mi dispiace averti svegliato» mormoro e gli stampo un bacio sulla bocca. Mi fa spazio ed entro.
«Scusa se mi hai trovato in mutande, è che non trovo più niente di pulito.» sogghigna.

«No, figurati. Almeno mi rifaccio un po gli occhi» e gli faccio l'occhiolino.

«E questo? Era un complimento?»
«Non ti montare la testa» gli dico con fare altezzoso, mentre lui ride di gusto.
Lo seguo nella sua stanza e mi siedo sul letto, mentre lui è intento a cercare qualcosa da mettersi. Non posso guardare e non fantasticare sul suo corpo.
«Leo!» lo chiamo. Lui si volta verso di me e mi raggiunge.
«Che c'è tesoro?» sussurra. Perché quel nomignolo suonava così bene quando usciva dalla sua bocca?
«Vieni qui», ordino.
Si avvicina e io mi alzo in piedi. Faccio in modo che sia lui a trovarsi alle spalle il letto e così lo spingo facendo in modo che cada sopra di esso. Salgo a cavalcioni su di lui e comincio a baciargli il mento. Gli poso una serie di baci sulla mandibola per poi spostare le mie labbra appena sotto il suo orecchio. Gli scappa un gemito, così decido di continuare su quel punto e inizio a succhiare. Prendo il suo lobo tra i denti. «Oh, Cami», mormora. Scendo man mano verso il collo, il petto, gli addominali, finché le mie labbra si posano sulla "V" in rilievo sopra il pube, che tanto attira noi donne. E così sexy! Ho gli ormoni totalmente fuori controllo. Sento il suo cuore battere all'impazzata. Gli  scappa un altro gemito e nasconde il viso coprendosi con le mani. Scendo verso l'elastico dei boxer, ma mi interrompe bruscamente. Si alza di scatto e mi scosta dicendomi: «non pensi stiamo correndo un po troppo?», e torna al suo armadio, dal quale pesca un jeans e una maglietta a caso e va verso il bagno, mentre io resto, sbigottita, seduta sul letto. Rifiutata per la seconda volta in un giorno solo. Non eravamo avanti ad occhi indiscreti. Eravamo solo noi due. Qual'era il suo problema, ora?
Sono furiosa. Come può un ragazzo rifiutare la propria ragazza, o qualsiasi cosa io sia? 

Vado in soggiorno, mi siedo sul divano, afferro il telecomando e faccio un po di zapping aspettando Leo che esca dal bagno per andare alla casa-famiglia e dimenticare questa situazione al quanto imbarazzante.
Minù salta sulle mie gambe e cerca le mie attenzioni facendo le fuse.
«Almeno tu non scappi via», mormoro. 
Leo si schiarisce la voce dietro di me e dice: «sono pronto. Andiamo?»
Poso la gatta sul divano. Spengo la tv e mi avvio verso la porta, senza degnarlo di uno sguardo.
Arriviamo alla macchina in religioso silenzio.
«Ehi?», cerca di richiamare la mia attenzione.
Ma continuo ad ignorarlo.
«Mi dici cosa hai? Sei arrabbiata?», Mi domanda cadendo dalle nuvole.
«Dimmelo tu» sbotto.
«Sali in macchina, dai!» mi prega lui.
«Mi hai rifiutato due volte in un giorno. Te ne rendi conto?» grido frustata.
«Dai, tesoro, per favore abbassa la voce ed entra in macchina» dice con tono pacato.
«Tesoro? "Tesoro" un corno» continuo nervosa.
Me lo ritrovo improvvisamente avanti a me. Mi intrappola con le spalle alla macchina. Il suo viso a pochi millimetri dal mio. «Pensi davvero che non abbia voglia di te?», ringhia, «Ti desidero dal primo giorno che ti ho vista. Mi fai uscire matto. Non rispondo più di me a causa tua.»
Si china su di me, la sua lingua si fa strada tra le mie labbra. Non è un bacio dolce, è uno di quelli "violenti", carichi di rabbia. Afferra la mia gamba, la stringe e la solleva in modo da posizionarla sul suo fianco. Il mio corpo precipita in un vortice di desiderio, speravamo che quel momento non finisca mai. Dopo poco si stacca da me e mi sussurra: «dammi due settimane, solo due.»
Annuisco ed entro in macchina ancora ansimante.

Durante il tragitto sia Leo che io siamo di poche parole, l'unica cosa a rompere il silenzio è la radio accesa.

Arrivati alla casa-famiglia, Ilaria corre verso di me e mi salta in braccio.

«Ho una cosa per te» cinguetta felice.
«Che cosa? Sono curiosissima» le sorrido mentre andiamo verso la sua stanza.
«Ecco», mostrandomi un disegno, «questa sei tu, al centro ci sono io e l'altro è Leo» continua, «come una vera famiglia» mormora alla fine e quasi si spegne il suo bellissimo sorriso.
«Piccola, questo disegno è bellissimo. Lo attaccherò nella mia stanza» le sorrido e la stringo forte a me.
«Non mi abbandonerai anche tu, vero Cami?» mi chiede con voce tremante.
«Mai! Promesso!» la rassicuro.

La giornata scorre veloce, tra disegni, giochi, merende e tanto altro, ma ore è il momento di mettere i bimbi a letto e dargli il bacio della buona notte. Max mi prega di restare con lui finché non prende sonno, così mi siedo accanto a lui e gli racconto una favola. Ma non dà i giusti risultati.
«Cami, non riesco a dormire. Me ne racconti un'altra?» biascica Max. Così mi stendo di fianco a lui e gli racconto un'altra favola, poi un'altra ancora, e così via...

«Cami!», bisbiglia qualcuno il mio nome, «Cami, svegliati dobbiamo andare»
«Altri cinque minuti» biascico.
Poi due braccia possenti mi sollevano dal letto e mi portano fuori. Apro piano gli occhi a causa del forte impatto con le luci dei neon nei corridoi, e solo allora capisco che Leo mi tiene tra le sue braccia. Gli butto le braccia al collo e mi faccio trasportare.
Mi porta fuori nel giardino, sul retro della villa e mi poggia delicatamente su una sdraio. Mi stiracchio facendomi sfuggire un gemito, «sono stanchissima» biascico.

«Peccato avrei fatto volentieri il bagno con te sotto le stelle» mi canzona Leo.
«Bagno?» chiedo confusa. E' solo in quel momento che mi accorgo che di fronte a noi c'è un'enorme piscina e sgrano gli occhi. «Ma non ho il costume» piagnucolo.
«Va bene, allora dirò che è stato un incidente».
«Incidente? Che...» non finisco nemmeno la frase che Leo mi ha già preso in braccio e mi getta in piscina.
«Aiuto! Aiuto! Non so nuot...» e sprofondo in acqua.
«Cami? Dai non prendermi in giro...Cami?», non vedendomi più emergere, si tuffa immediatamente per soccorrermi. Mi tira su ed io scoppio in una fragorosa risata.
«Mi hai spaventato da morire» ringhia Leo, mentre io continuo a ridere a crepapelle.

«Scusa, dovevo vendicarmi in qualche modo» non riesco a smettere di ridere. Fingere di annegare era l'unico modo per farlo entrare in piscina senza ricorrere alle maniere forti, anche perché avrebbe vinto lui sicuro.
Senza preavviso mi afferra e mi solleva in aria. Provo a divincolarmi ma è tutto inutile, dopodiché vengo scaraventata in acqua. Riemergo e mi avvicino a lui cingendogli con le gambe i fianchi. Lui sussulta. Mi avvicino sempre di più fino a sfiorargli le labbra.
«Ti sei già arresa?» bisbiglia Leo.
«Zitto e baciami!», gli ordino.
Il nostro fu un bacio lento, dolce, pieno di desiderio.

Dopo le varie lotte e i momenti di passione e dolcezza, ci sdraiammo a bordo piscina e abbracciati guardammo le stelle.
«L'hai vista?» 
«La stella cadente?»
«si»
«Hai espresso un desiderio?»
Annuisco.
«Allora? Posso saperlo?» chiede curioso.

«No, mi dispiace.» sogghigno.
Vorrei tanto che questi momenti felici non abbiano mai fine.

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