14. Leonardo

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E' sabato mattina. Avrei tutto il diritto di restare a letto e alzarmi direttamente per ora di pranzo, ma ho delle commissioni da fare. Così mi alzo controvoglia e inizio la mia giornata bevendo il mio nettare degli dei, il caffè.
La prima tappa è andare da Filippo per farmi prestare il costume per la festa di stasera, la seconda è riordinare casa (sistemare, fare la lavatrice, ...) e la terza è andare a fare la spesa. 

Arrivo a casa di Filippo. Suono il campanello e dopo poco mi apre con una birra in mano.
«Non è un po presto per bere questa roba a prima mattina?», lo rimprovero. Non ottengo risposta. Rientra in casa lasciandomi la porta aperta in modo da seguirlo.
«Ho litigato con Gioia», biascica. Era abbastanza brillo.
«Qualche litigio può capitare, non c'è  bisogno di prenderla così male»
«Se n'è andata, amico. Ha fatto le valigie per lei e Mattea, mio figlio, ed è andata via.» 
«Tornerà. Gli passerà e tornerà», lo rassicuro.
«Abbiamo litigato per colpa mia. Da quando è arrivato Matteo, sono cambiate tutte le nostre abitudini. Ci ha stravolto la vita. Io lo amo, come amo anche mia moglie, ma non c'è più intimità, lei è sempre stanca, ovviamente. Matteo non ci fa dormire la notte. Durante il giorno è lei che si prende cura di lui, ma anche io lavoro tutto il giorno. E' che... bah... la sento così lontana da me. Mi manca», mormora, angosciato. E' davvero a pezzi. Credo di non averlo mai visto in questo stato.
«Senti, Filippo. Io non ho minimamente idea di cosa significhi avere una famiglia tutta tua, o meglio una moglie e un figlio, ma una cosa è sicura: i litigi, le incomprensioni, le urla, ...sono cose che succedono, sempre, sopratutto con le persone a cui vuoi bene», cerco di rincuorarlo.
«Beato te! Due fidanzate e ...» 
«Sei ubriaco! Non sai quello che dici...», ringhio. «Datti una ripulita. Posa questa bottiglia. Stasera verrai alla festa con me», continuo.
«Festa? Io sarò anche ubriaco, ma tu sei pazzo», ride rumorosamente.
«Alle 20:30 sotto il mio palazzo», ordino. «Ah, prendo il vestito. A stasera.» gli dico chiudendo con forza la porta.

Tornando a casa chiamo Cami per concordare l'orario di stasera.
«Pronto? Sei sempre così mattiniero la domenica?», biascica.
«Buongiorno, ghiro», sghignazzo.
«Sei per strada?»
«Si sono andato da Filippo a prendere il mio vestito. A proposito verrà anche lui stasera»
«Filippo? Come mai?»
«Storia lunga, ti spiegherò stasera. A che ora verrai?»
«Ok! Allora ci vediamo alle 19:30, così mi preparo da te», cinguetta.
«Va bene, tesoro. A stasera».

Sono le 19:30 e puntuale come un orologio svizzero, Cami suona al campanello.
«Ehi, tesoro. Entra», le dico abbracciandola stretta a me e stampandogli un bacio sulle labbra.
E' struccata e in tuta, sembra quasi vergognarsi di essere così semplice e magnifica allo stesso tempo. «Sei bellissima» le sussurro.
«Non prendermi in giro. Guardami, sono antistupro» mi dice ridacchiando.
«Non ti mentirei mai.» Davvero?  Io non le stavo mentendo, la stavo proteggendo. Giusto?
«Lo so. Mi fido di te» mi confessa e ammicca. Che cosa sto facendo? Lei deve sapere tutto di me e Vicky. Dopo la festa le parlerò. Ora voglio solo godermi questa serata.
«Vatti a preparare, tesoro. Filippo per le 20:30 sarà qui.»
«Ok! Ma dopo voglio sapere cosa gli è successo»
«D'accordo»
Mentre Cami è in bagno a prepararsi, io vado in camera mia a vestirmi. Indosso la camicia bianca, la cravatta, la giacca, pantaloni classici, scarpe eleganti e infine la pelliccia. Mi ero fatto crescere anche la barba per questo evento così da non doverne comprare una di quelle finte. Mi guardo allo specchio e metto lenti a contatto colorate. Ora tocca ai capelli. Prendo un abbondante manciata di gelatina e faccio si che i miei capelli siano i più spettinati possibili. Poi aggiungo i miei denti finti affilati. Ora si che assomigliavo a Brian Littrell dei Backstreet Boys in "everybody". Sono un perfetto lupo mannaro anni '90. Decido di fare uno scherzo a Cami, così mi nascondo dietro la porta del bagno e la chiamo.
«Cami fei pronfa?», chiedo pronunciando male le parole a causa dei miei denti finti.
«Ancora un attimo, ho quasi finito di truccarmi.»
Ridacchio tra me e me al pensiero della sua faccia quando mi vedrà conciato in questo stato.
La porta si apre e io mi preparo a spaventarla, ma quando esce rimango imbambolato a guardarla. E' l'angelo della morte più sexy che io abbia mai visto. Una mini tutina in pelle nera le calza alla perfezione mettendo in risalto le sue prosperose forme. La scollatura avanti mette in mostra il suo meraviglioso seno. Indossa calze a reti e stivali al ginocchio con i tacchi. I sui capelli sono lisci come la seta e le ricadono dritti sulla schiena. Il suo viso è molto truccato; quelle labbra carnose colorate di un nero intenso la rendeva ancora più sexy. Sono senza parole.
«Allora come sto?», cinguetta facendomi una piroetta. Le sue ali piumate completano l'opera. E' perfetta e al contempo spaventosa. Che donna! Ed è mia!
«Beh...fu... non fo...» provo ad esprimere un pensiero di senso compiuto, ma non riesco ad esprimermi. E' bella da mozzare il fiato.
«Lo sapevo! Lo avevo detto a Lily che era esagerato, non mi sta bene!», si lamenta.
Levo i denti finti e cerco di comporre una frase di senso compiuto, ma l'unica cosa che riesco a dire è: «stasera non usciamo.»
«Cosa? Perché?», mi chiede confusa.
Mi avvicino, le do una serie di baci sulla mandibola per poi spostarmi sul collo e infine sull'orecchio.

«Sei così sexy. Non posso farti uscire così di casa. Vorrei tanto poter restare qui a casa e baciarti ogni singolo centimetro del tuo corpo», le sussurro e le scappa un gemito, «Non posso proteggerti dagli sguardi degli altri ragazzi, loro non sanno che tu sei mia...», continuo. Camilla si distacca improvvisamente da me. Si rabbuia e mormora: «dobbiamo andare, Filippo ci starà aspettando».
«Ehi, che ti prende?», le chiedo nervoso.
«Se sei così preoccupato che qualche ragazzo faccia lo stupido con me, allora perché non diciamo la verità? Cosa mi nascondi, Leo?» mi chiede esausta mentre le lacrime si fanno strada nei suoi occhi. La stavo facendo soffrire. Non merita tutto questo.
«Ti prometto che ti racconterò tutto dopo la festa. Ora non ci roviniamo la serata.», le dico dolcemente asciugandogli le lacrime che scorrono veloci sulle guance.

Cami si allontana da me e fa per andarsene.
«Camilla! Aspetta, ... io ... io ti amo» mormoro. Si blocca all'istante, si volta verso me e mi guarda con aria sorpresa. Io sono stupito tanto quanto lei per quello che ho appena detto.
Perché l'ho fatto? La amo davvero? O volevo solo che restasse qui con me?
Restiamo un bel po a guardarci, le sue lacrime continuano a scorrere. Nessuno dei due sa cosa dire, siamo stanchi, confusi, stressati...
Qualcuno bussa alla porta. Sarà Filippo!
Camilla distoglie subito lo sguardo dal mio e si richiude in bagno.
«Dannazione!», impreco tra me e me. Frustato, vado ad aprire la porta.
«Dimmi che non ho interrotto niente e che non siete nudi» dice Filippo coprendosi gli occhi.
«Entra», mormoro.
«Ehi, amico. Scusa per stamattina ero proprio... » si blocca per un attimo e mi fissa, poi continua «...come te ora. Che ti succede? Tutto bene?», mi chiede preoccupato.

«Le ho detto "ti amo"», gli confesso.

«Lei ora dov'è?»
«In bagno, credo a piangere e a rifarsi il trucco», mormoro.
«Cosa gli fai tu alle donne!», sospira e mi da una pacca di incoraggiamento sulla spalla.

Poco dopo finalmente Cami esce dal bagno. E' di nuovo perfetta e curata nei minimi dettagli.
«Ciao Filippo», squittisce e va a salutarlo.
«Sei bellissima Camilla», si congratula Filippo.
«Grazie», gli risponde con un gran sorriso. Fingeva. Io lo so. So tutto di lei. Sta indossando una maschera, chi sa quante altre volte l'avrà indossata dal lutto che ha avuto in famiglia mesi fa.
«Andiamo?» cinguetta.
«Andiamo» mormoro.
«C'è una festa che ci aspetta», grida Filippo.
Il mio presentimento mi dice che sarà un vero disastro. 

Il Filo Rosso Che Ci Unisce Where stories live. Discover now