19. Leonardo

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Era qui, proprio avanti ai miei occhi. E nemmeno questa volta ho avuto l'occasione di spiegarle quanto accaduto. Ma cosa posso mai aspettarmi dopo averle parlato, che mi perdoni? Magari restando anche amici. Certo. Questo succede solo nei film. Ho mille domande che mi sfiorano per la testa, tra cui: perché era con Simone? Mi ha già rimpiazzato? È andata via per causa mia?
Non ho nessun diritto su di lei, né tanto meno ho diritto di ricevere delle risposte alle mie perplessità. Sono stato un mostro, non meriterei mai un eventuale perdono. Camilla è stata sincera sin dal primo momento e io non ho fatto altro che mentirle per puro egoismo. Avevo paura che non avrebbe capito. Ma capito cosa? Avevo paura di perderla se avesse scoperto la verità. E infatti l'ho persa. Se fossi stato sincero fin dall'inizio. Sono attratto da lei e l'ho "usata" a mio piacimento perché Vicky non era presente. Non dovevo provare, all'inizio, dei sentimenti reali per Cami. Ma poi è successo. Ci siamo avvicinati troppo e qualcosa dentro me è scattato. Avanti a lei perdo completamente il controllo. Sono un'altra persona in sua presenza. Non mi era mai successo.
«Leo, entriamo?», chiede Vicky.
Distolgo lo sguardo dalla strada e annuisco. La seguo al cancello e mi accorgo solo ora di Ilaria che piange disperata.
«Ciao piccolina, sono Vicky. Tu sei la nuova arrivata, vero? Come ti chiami?», le chiede dolcemente.
«Voglio Camilla, no te!», grida e scappa piangendo. Vicky si rabbuia ed entra in giardino.

«Le passerà», mento.
«Mi ha sostituita in tutti i campi», mormora piano Vicky. Sorride frustrata.

«Non è così, è solo che ...», tento di spiegarle che la sua lunga assenza ha portato un po di cambiamenti ovunque. Ha cambiato anche me, forse. Ma mi interrompe prima che possa dirle tutte queste cose.
«Lasciamo perdere», sbotta nervosa , scrolla le spalle e si incammina verso l'ufficio di Filippo. La seguo in silenzio. Vicky apre la porta dell'ufficio ed entra. Rimango lì in piedi imbambolato, temendo una cattiva reazione del mio migliore amico nel rivedere la mia fidanzata, e non la mia "amante".

«Vicky? Che ci fai qui?», chiede confuso.
«Sono tornata prima», cinguetta lei aspettandosi un "benvenuto" caloroso.

«Ah! Beh tutto bene il viaggio?», le chiede in tono freddo, fingendo di essere indaffarato a fare altro.
«Si, Barcellona è magnifica...», esclama.
«Bene, bene. Ora devo proprio andare. Leo posso parlarti un attimo?», chiede guardandomi in cagnesco.
«Magari un'altra volta, ora io e Vicky ci occupiamo dei bambini», mormoro. Non mi va di subire una ramanzina da parte sua solo perché non sono qui con Camilla ma con la mia ragazza, con la quale più di una volta ha sottolineato di non volerci nulla a che fare.

«Vicky, come anche Val, non lavorano più qui, da un po. E' stata una loro scelta. Ora con noi lavora Camilla, ricordi?», sbotta nervoso, soffermandosi sul nome "Camilla".
Esce dall'ufficio sbattendo violentemente la porta, mentre io e Vicky restiamo impietriti.

«Forse, non sono la benvenuta», esclama con voce tremante, «meglio che torni a casa. Ho ancora le valigie da disfare. Ci vediamo stasera. Cucino io», continua sorridendo.
Si allunga per baciarmi e scappa via.
Sto male al pensiero che faccia soffrire anche lei. Lei è stata la cosa migliore che mi sia capitata in ventiquattro anni di vita. E' quella che mi ha fatto ricredere nell'amore. E' la persona che ho amato di più a questo mondo. E ora sta soffrendo. Ed è solo colpa mia. E' sempre colpa mia.

Esco fuori per prendere una boccata d'aria. Vengo investito in pieno dal profumo di aria fresca e da un vento freddo capace di farmi rabbrividire. L'inverno sta per arrivare, e con se tutte le feste che ho sempre odiato: Natale, capodanno, la befana, eccetera. Immerso nei miei pensieri, distrattamente mi ritrovo sul retro della villa. Filippo è lì, nervoso intento ad accendersi una sigaretta. Strano lui non ha mai fumato. Deve essere davvero stressato. Forse avrà ancora problemi con Gioia.
Alza lo sguardo, mi vede e comincia ad agitarsi per chi sa quale motivo. 
«Quali cazzo di problemi hai, amico? Dov'è Cami?», grida Filippo quando lo raggiungo a bordo piscina.
«Non lo so», rispondo sincero. «Non sono problemi che mi riguardano.»
«Sei un imbecille. Sei tornato con Vicky?! Quella che ti ha fatto stare come un cane per sei mesi!», puntualizza.
«Io la amo», mormoro. 

Il Filo Rosso Che Ci Unisce Where stories live. Discover now