5. Una caduta dopo l'altra...

1.9K 157 78
                                    

-Andiamo a bere qualcosa?- Farfugliò Dazai all'improvviso, conscio che la risposta sarebbe stata assolutamente negativa.

-No.- Rispose seccamente lui, guidando ancora battendo nervosamente le dita sul volante.

-Hai impegni questa sera?- Lo guardò curioso, inclinando il capo come un bambino.

-No.- Disse ancora, accigliandosi di poco, irritandosi ancora.

-Allora perchè non vuoi andare a bere qualcosa con me?- Chiese ancora, testardo come al solito, dondolando di poco la testa canticchiando la sua solita canzoncina sul suicidio.

-Perchè non ti sopporto.- Ringhiò fermando di colpo la vettura all rosso del semaforo, scoccando uno sguardo di fuoco al collega -E perché non ho intenzione di trascinarti a casa sentendoti gridare frasi senza senso- Aggiunse dopo qualche secondo, notando che Dazai lo guardava insoddisfatto dalla risposta.

-Però io non mi sono mai lamentato quando sono stato io a trascinarti a casa mentre ti dimenavi e blateravi a vanvera- Sbuffò rassegnato, appoggiando la fronte al finestrino storcendo la bocca in modo bambinesco.

-Non lo hai mai fatto. Non mi sono mai ubriacato.- Ribattè pacato, sbuffando però infastidito.

-Non è vero! Qualche volta lo hai fatto! Ehehe!- Ridacchiò Dazai, vittorioso, osservando il cielo notturno.

-È una menzogna. E non insistere. Non andrò a bere con te. Il caso è chiuso.- Sbuffò parcheggiando vicino l'abitazione di Dazai, scoccandogli un solo sguardo, come a dirgli "scendi"

-Uffa. Sei noioso.- Il castano aprì la portiera, scendendo velocemente e sistemando le pieghe sul cappotto, rimettendo poi le mani nelle tasche relativamente spaziose.

-Ci vediamo domani- Roteò gli occhi, attendendo che l'altro chiudesse la portiera rimasta aperta.

-Ora dove andrai? A casa?- Domandò dondolandosi di poco, per niente entusiasta all'idea di dover tornare a casa e stare da solo.

-No, all'Agenzia. Devo assolutamente riferire tutto quello che abbiamo scoperto al Presidente- Scosse il capo, sbuffando annoiato alla prospettiva di altro lavoro per quella notte.

-Chissà perchè premeva così tanto al Presidente che l'Agenzia intervenire in questo caso... dopo tutto, quello scrittore, non ci è maj stato molto d'aiuto. Le sue informazioni erano giá conosciute e adsirittura diffuse in città- Meditò il castano portando lo sguardo al cielo.

-Non lo so, ma glie lo chiederò. Ora fammi andare, non voglio stare tutta la notte all'Agenzia a parlare con il Presidente. Anche io vorrei poter dormire- Brontolò scocciato il collega, ammiccando con il capo alla portiera aperta.

-Okay! Buona notte!- Dazai rise grattandosi la nuca con aria colpevole, chiudendo lo sportello con un gesto veloce della mano destra.

-'Notte- Kunikida partì immediatamente per non farsi trattenere ancora, lasciando il collega da solo sul marciapiede.

Dazai si strinse nelle spalle, avviandosi verso la porta di casa canticchiando la sua canzoncina preferita, entrando poi nell'edificio con un sospiro esasperato.

Lo aspettava un'altra notte molto monotona.

Si sfilò le scarpe senza troppa delicatezza, evitando pure di chinarsi, abbandonandole sul pavimento salendo il piccolo gradino e perseguendo dritto lungo il corridoio dalle mura color panna, entrando in una cucina non troppo grande.

La particolarità di quella casa stava proprio nell'arredamento: l'edificio era strutturato con i classici modi orientali, come ad esempio le shoji, ovvero le porte scorrevoli fatte di carta di riso e da un'intelaiatura in legno, o come le tatami, le classiche stuoie di paglia intrecciata e pressata con i bordi orlati con un cordoncino di cotone o di lino, ma c'erano mobili più facili da trovare nel mondo occidentale.

Stay. Forever. •Soukoku• ITAWhere stories live. Discover now