13. Il mondo è piccolo

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-Possibile che di qui non passi nessuno?- Mugugnò lui, giunto in un punto della strada dove, in lontananza, si intravedeva un boschetto quasi del tutto morto per via dell'inquinamento incessante della zona.

Non andava spesso in quella zona, soprattutto di notte.
Spesso lì si trovavano spacciatori, prostitute e altre persone con cui, sicuramente, nessuno di voi vorrebbe avere a che fare.
E nemmeno Dazai.

Osservò la minuscola porzione di verde e, tra alcune chiome ancora sopravvissute, riuscì ad identificare il tetto di una casetta apparentemente piccola.

Aggrottò la fronte, perplesso, guardandosi poi intorno sospirando frustrato.
Non c'era assolutamente nessuno.

-Bhe, meglio dentro una casa abbandonata che su una strada abbandonato- Mugugnò tra sè e sè, cercando di convincere anche sè stesso che era così, scavalcando il guarda rail con un balzo e avviandosi verso il piccolo ed arido boschetto.

-Ma che ci fa qui una casa del genere?- Si chiese stringendo il giubbotto attorno a sè, continuando a camminare tra i vari tronchi secchi, riuscendo poi, per fortuna, ad individuare l'abitazione.

Quasi gli sembrava di essersi già perso.

Proseguì dritto, saltando sopra vari tronchi caduti al suolo, sussultando vistosamente nel notare che, tra le tende poste di fronte alle finestre, filtrava della luce.

-...qualcuno abita qui? Ma davvero?- Mormorò tra sè essersi sè, smettendo di camminare solo quando si ritrovò di fronte la piccola casetta.

Sembrava nuova e ben sistemata, eppure qualcosa gli diceva che, una volta dentro, avrebbe preferito tornarsene in strada a chiedere passaggi.

Sussultò violentemente nel sentire l'ennesimo tuono rompere il silenzio, questa volta molto più violentemente rispetto agli altri, spingendo così Dazai a bussare alla porta di quella piccola casetta, anche se ancora con incertezza.

La porta si aprì solo dopo qualche minuto, facendogli sbarrare gli occhi non appena vide chi ci viveva.

Non ebbe nemmeno il tempo di dire una parola che venne subito tirato all'interno dal colletto, finendo contro la parete laterale con una pistola puntata alla schiena.

-Che cazzo ci fai qui?!- Chuuya, furioso come al solito, gli gridò contro, chiudendo la porta con un calcio senza mai spostare l'arma dalla sua schiena.

-S-Stavo cercando un riparo!- Mugugnò lui, sentendo le braccia dolere dato che il più basso gli aveva bloccato i polsi sul dorso.

-Dammi un motivo valido per non ucciderti- Ringhiò premendo l'arma sulla sua nuca, guardandolo accigliato.

-T-Tutti i se-segreti della Port Mafia verrano rivelati! E tu s-sarai cacciato dall'organizzazione! L-Lo sai già!- Balbettò cercando di spostarsi, contorcendosi di poco dal dolore.

-Un motivo più valido di questo...- Sibilò a denti stretti, premendo la Rivoltella ghiacciata sulla sua pelle.

-Ho l-la pistola scarica...- Mugolò subito: Chuuya non era il tipo da uccidere persone disarmate e, quindi, troppo vulnerabili.

-Ripeto la domanda: che ci fai qui?- Abbassò la pistola, lasciandogli i polsi squadrandolo.

-Ripeto: cercavo un riapro. Fuori sta diluviando, dannazione! Non vedi che sono fradicio?!- Sbuffò roteando gli occhi, guardandolo scuotendo il capo per togliere alcune gocce d'acqua.

-Che ci fai in queste zone? Stavi cercando qualcuno da scopare?- Chuuya lo guardò mugolando infastidito, tenendo ancora la pistola in mano.

-Stavo passeggiando, mi son distratto ed eccomi qui.- Sbuffò lui, rabbrividendo di freddo. -Posso restare qui fino a quando non schiarisce un po?- Mugugnò a denti stretti, come se stesse chiedendo ad un assassino di ospitarlo.

Stay. Forever. •Soukoku• ITAOù les histoires vivent. Découvrez maintenant