8. Posso metterti a terra in cento modi diversi

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Chiunque mi vedesse in questo momento, penserebbe che io sia pazza.
Infatti non ho mai detto che io sia troppo normale.

La monotonia mi annoia, la tranquillità mi annoia, mi piace il pericolo, l'adrenalina.
Forse è per questo motivo che i miei amici mi tengono d'occhio, soprattutto Thomas.

Dicono che io sia incontrollabile, forse hanno ragione, ma so quali sono i miei limiti. Non sono veramente così fuori di testa.
È buio inoltrato e sono uscita di nuovo dalla finestra, perché altrimenti mi avrebbero seguita o, come il minimo, mi avrebbero proibito di uscire, o mi avrebbero incorporato un microchip da qualche parte.

I pantaloni larghi della tuta e il felpone nero che indosso mi fanno sembrare una ladra, o una ricercata dalla polizia.
Questa notte il cielo è bellissimo. Le stelle sono ben visibili, e sono diretta verso il posto che mi permetterà di vedere tutto ciò da una prospettiva più bella.

L'unico problema è che potrei finire davvero nei guai, ma rischio lo stesso. Il rischio mi eccita.
Prendo la rincorsa e salto, cercando di superare la grata e il filo spinato posto alla base, senza rischiare di graffiarmi.
Tutto ciò mi riesce benissimo, non è la prima volta che lo faccio e non sarà neanche l'ultima.
Menomale che le mie scarpe siano così comode da permettermi di correre come un ghepardo all'attacco.

Percorro la strada al buio, con il cappuccio che mi copre la testa, e mi dirigo verso l'edificio ancora in costruzione, e, tecnicamente, sarebbe proibito salire su, ma io lo faccio.

Riesco ad aprire la porta pesante di metallo al piano terra, ormai un vecchio trucco, e la lascio socchiusa, dato che non viene mai nessuno da questa parte.

Salgo le scale di cemento, facendo attenzione a non inciampare, dato che tutto quanto in questo edificio è ancora incompleto e instabile.
Salgo fino a raggiungere la porta che mi permette di salire sul tetto.

La apro e non perdo tempo ad alzare lo sguardo verso l'alto. Lo spettacolo che si presenta davanti ai miei occhi è meraviglioso.
Le stelle da quassù sembrano più luminose e più vicine. Mi piace pensare che io sia ancora più vicina a mio padre.

Ho sempre pensato che la stella più luminosa sia lui, e che mi stia tenendo sott'occhio da lassù. Probabilmente se la ride di gusto a vedere com'è sua figlia, oppure al massimo si sta arrabbiando come una belva perché mi metto nei casini.

Da piccola avevo paura del buio. Mio padre ha sempre cercato farmi amare questa paura. In realtà lui cercava di farmi amare ogni cosa. Mi diceva di essere la figlia del buio, ma non in senso negativo.
Mi diceva che ogni volta che i miei occhi scrutavano il buio, era come se poi si celasse nelle mie pupille.

Ora il buio mi mette a mio agio. Mi sento come se la notte fosse la mia più fedele amica.

Mi sdraio per terra e metto lo zaino sotto la testa. Fisso le stelle e la luna è talmente grande e luminosa, da non sembrare vera.

« Chi c'è lì? » chiede una voce a me sconosciuta e balzo subito in piedi.
Merda, sono nei guai. Prendo subito lo zaino e quando sento il rumore metallico che provoca la completa apertura della porta, noto che si tratta di un'agente della polizia e ha in mano una cazzo di torcia.
Ora o mai più.

Faccio respiro profondo e prendo la rincorsa. O muoio, o mi salvo.
« Ehi, fermati subito! » grida, dietro le mie spalle e mi metto a correre talmente veloce, che tutto ciò mi fa sorridere ed eccitare allo stesso tempo.
Prima di arrivare al cornicione dell'edificio, salto per raggiungere il tetto dell'altro edificio, che fortunatamente non è troppo lontano, altrimenti non sarei riuscita a superare il vuoto tra i due edifici.

Precipito sull'altro tetto, rotolando su me stessa e mi rimetto in piedi, piegando leggermente le ginocchia e poi mi avvicino all'altra estremità.
L'agente continua a illuminare con la torcia la zona buia e mi grida di fermarmi.

Distruggi ciò che ti ha distrutto || Bad Girl ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora