33. Tesoro, siamo come Bonnie e Clyde

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Anni fa, in preda alla disperazione e al panico, a causa di ciò che avevo visto, avevo confessato a mia madre chi aveva realmente ucciso mio padre.
Agli occhi delle persone ero soltanto una bambina, di conseguenza neanche mia madre mi aveva presa sul serio.
Ricordo quel giorno come se fosse ieri.
Avevo attacchi di panico continui, tremavo come una foglia, piangevo, e mentre le lacrime imprimevano il dolore sulla mia pelle, inveivo parole amare contro mia madre.
Si rifiutava di credermi, si rifiutava di dare ascolto alla propria figlia.
Per lei ero soltanto una bambina che aveva subito un trauma psicologico in seguito alla morte del proprio genitore.
Forse perché era stata una cosa inaspettata, improvvisa.
Quel giorno mia madre era andata a fare la spesa in un supermercato che di solito chiudeva entro mezzanotte, io ero rimasta nella mia stanza ad ascoltare la musica, mentre la pioggia violenta batteva forte sulla finestra. Tecnicamente, quella sera sarei dovuta andare a casa di un'amica a guardarle un film e restare a dormire da lei, e quindi sarebbe venuta a prendermi sua madre con la macchina. Papà non ne era neanche a conoscenza, anzi era convinto che non fossi a casa. Avevo mandato un messaggio alla mia amica per disdire l'invito. E nel frattempo, pensavo al giorno dopo. Mia madre era andata a fare la spesa appositamente per me. Voleva comprare gli ingredienti per fare la torta al cioccolato, subito appena mi sarei svegliata il mattino seguente.

Quel giorno mi ero affacciata per un attimo alla finestra, ma quando i lampi e i tuoni divennero sempre più forti e frequenti, avevo deciso di chiudere le persiane e mettermi sotto le coperte, al buio.
Per me, allora, era l'unico modo per stare al sicuro dalla tempesta.
Un rumore assordante mi aveva fatto sussultare, e non si trattava di un tuono.
Porte che si chiudevano con violenza, voci al piano di sotto che rimbombavano in tutta la casa.

" Ti abbiamo beccato proprio quando tua moglie e tua figlia sono fuori, non è fantastico? " Diceva quella voce. Non dimenticherò mai l'orrore che si è presentato davanti ad un paio d'occhi innocenti.
All'udire quelle parole e quella voce, avevo capito che non si trattasse di qualcosa di buono. Erano voci aggressive, cariche di rabbia e di odio.

" Non c'entro nulla con i vostri affari loschi! Non vi devo nulla. Dovete stare lontano da me e dalla mia famiglia" era la voce di papà che gridava. Ma venne interrotta da una risata, tra amara e divertita.

" Quel milione di dollari spettava a me, non a quei fottuti bambini in Africa e alle associazioni che finanzi! " E le grida si facevano sempre più forti, fino a farmi contorcere le budella.
Avevo paura, e volevo correre da mio padre.
Avevo paura anche di essere beccata. Pensavo su trattasse soltanto di affari. Affari risolvibili, in ogni caso.

" Ho preferito aiutare le persone che veramente hanno bisogno di soldi e aiuto, anziché farli finire nelle mani di un vigliacco come te " dopo aver sentito questa frase, avevo deciso afferrare la maniglia e abbassarla lentamente.
Dopo aver aperto la porta, ricordo di aver fatto alcuni passi sulle punte dei piedi, trattenendo il respiro.
In quel momento avevo paura che anche soltanto un sospiro rilasciato in malo modo,  sarebbe potuto essere la mia condanna a morte.

Le voci provenivano dallo studio di mio padre, quindi quando avevo deciso di scendere le scale, ero perfettamente consapevole che sarei potuta finire nei guai.
Eppure, erano tutti troppo presi da quella discussione.
Così, bramosa di sapere di più, mi ero chiusa a chiave nel bugigattolo.
La stanza buia dove giacevano le cose che non servivano più, o dove solitamente mia madre faceva mettere sempre le scope e l'aspirapolvere.
Da lì sentivo perfettamente il loro discorso, dato che era praticamente attaccato allo studio di papà.
La lite si era fatta sempre più forte, e all'improvviso le voci si erano placate.
Mi ero avvicinata alla porta e avevo avvicinato l'occhio alla piccola crepa sulla porta di legno, che papà non vedeva l'ora di cambiare, dato che per un piccolo incidente, quella crepa era veramente brutta da vedere in una casa come la nostra. Sì, vivevamo nel lusso, ma ce lo potevamo permettere. Nonostante tutto, mio padre era un uomo umile.
Avevo intravisto, attraverso quella crepa, la scena che aveva lacerato il mio cuore, tritato, senza più alcun rimedio per farlo tornare come prima.

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