46. Ti lascerò andare

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« Papà, smettila » dico, per la millesima volta, coprendomi la bocca con una mano, per nascondere la risata. Mi giro di lato, nascondendo la faccia nel petto di papà, e lui appoggia una mano sulla mia testa, accarezzandomi i capelli, con una tale dolcezza. Sento il suo cuore battere piano, un suono dolce, mentre la sua testa si abbassa verso la mia.

« Ha un naso enorme quel dottore » sussurra al mio orecchio, e scoppio a ridere nuovamente.
È mezz'ora che aspettiamo seduti nel corridoio, con una miriade di persone che fanno avanti e indietro. Infermieri che controllano i pazienti, dottori che cambiano i turni.
E io che devo farmi una semplice visita dall'oculista, con papà che mi ha accompagnato.

Il suo modo di far passare il tempo senza annoiarci, è usare l'ironia, per farmi ridere.

« Papà, quello con il naso grosso è l'oculista » dico, coprendomi il viso con le mani.

« Accidenti, buona fortuna, allora. Attenta a non ridere troppo » dice, dandomi un bacio sulla testa. Quando l'infermiera fa il mio nome, mi alzo, e papà sta per fare lo stesso, ma lo blocco.
Lo guardo male e lui alza le braccia in segno di resa.
Sa che se dovesse entrare con me, scoppierei a ridere.
Entro e guardo l'oculista, che si prepara. L'infermiera mi fa segno di sedermi e faccio come dice.
L'oculista mi mette un paio di occhiali e cambia un paio di lenti, ma mi sento più cieca di prima. Insomma, io vedo bene, ma sto facendo soltanto un controllo per assicurarmi che vada tutto bene con la mia vista.
Mia madre a volte è troppo fissata con queste cose.

Dopo un paio di minuti, il dottore firma un foglio e me lo dà. Saluto entrambi ed esco fuori, dove trovo mio padre annoiato da morire, ancora seduto sulla sedia.
Appena mi vede, sorride e si alza in piedi.
Prende il foglio dalle mie mani e poi alza le sopracciglia.

« Ma questo è niente, la tua vista è ottima » mormora e poi scuote la testa.
Percorriamo il lungo corridoio, con la puzza di disinfettante e medicine che invade le mie narici, e quando arriviamo vicino alla porta, vedo una ragazzina che si aggira da sola, spaesata.
Sembra abbia perso i propri genitori.
All'improvviso si porta una mano sul petto e inizia a tossire, sputando sangue, mentre il mio istinto è quello di andare a soccorrerla.
Lascio la mano di papà e mi precipito verso la ragazzina, non molto più piccola di me, e le prendo le mani. Mio padre chiama il soccorso, mentre io cerco di tenerla sveglia, parlandole, e dandole qualche leggero schiaffo sulla guancia, per impedirle di chiudere gli occhi.

Gli infermieri si precipitano verso di noi, costringendoci ad allontanarci e subito dopo spuntano altre due figure dalla porta, che si mettono subito a gridare e a piangere.

« Papà, cos'ha? » chiedo, con voce tremante. Papà cerca di tirarmi indietro, impedendomi di intromettermi, dato che gli infermieri possono diventare davvero rudi.

« È malata...» sussurra tra i miei capelli.

« Lei ha bisogno d'aiuto. Per favore, aiutatela » grido, anche se ormai la stanno portando via, non curandosi delle mie grida.

« Deve essere salvata, papà » le lacrime mi bagnano le guance e papà si abbassa sulle ginocchia, prendendomi il viso tra le mani.

« Proveranno a salvarla. Nessuno decide quando vuole morire » mi guarda negli occhi e annuisco.

« A volte vorrei avere dei superpoteri » dico, singhiozzando.

« Smettila di voler salvare tutti, Iris » si alza e mi prende la mano, avanzando verso la grande porta di vetro.

Distruggi ciò che ti ha distrutto || Bad Girl ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora