36. Ho bisogno di te, angelo.

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« Mi stanno seguendo, maledizione! » corro fra la folla di persone, e tengo il dossier stretto tra le mani.
Sbatto contro alcune persone che stanno andando a mare, altre le spingo e continuo a correre, mischiandomi tra la gente.

« Ti seguo, baby. Li distraggo io, tu salvati il culo » grida Thomas nell'auricolare che ho nell'orecchio.
Mi guardo alle spalle e vedo ancora i suoi uomini correre verso di me, e sicuramente stanno chiamando rinforzi.
Cazzo, questa volta ho rischiato di grosso.
Non te la darò vinta, John. Né ora, né mai.
Passo accanto ad una bancarella, e afferro i bordi della superficie di metallo sulla quale ci sono robe varie, e la spingo in mezzo alle persone, rovesciando tutte le cose a terra.
Alcuni mi guardano in modo strano, e per fortuna ho guadagnato un po' di tempo.

Prendetemi, se ci riuscite.

Attraverso la strada e aumento il ritmo della corsa.
Questo caldo fa schifo. Odio la California, voglio andarmene da qui.
È inverno e si sta squagliando. Ho bisogno di sentire la neve sulla mia pelle.
Voglio sentire il freddo insinuarsi nelle mie vene.
Voglio chiudere gli occhi e lasciarmi cullare dalla tranquillità dell'inverno.
Dalla pace che mi trasmette.
Corro verso il ponte e mi rendo conto di non aver altra scelta, dato che la strada è continua.

« Merda, c'è il ponte » dico e sento Thomas ansimare.
« Oh, piccola. Dovrai fare una cosa pazza, ma confido in te » ride e da come respira, capisco che sta correndo.

« Dimmi cosa devo fare, li ho seminati, per ora. » mi giro, e cerco in qualche modo di passare inosservata.
« Adam, diglielo tu » grida, e per poco non mi spacca il timpano.
« Il treno passa tra esattamente cinque minuti, devi buttarti » spiega e mi affaccio giù dal ponte.
C'è la ferrovia, merda. Sono per caso impazziti?

« E me lo dite ora? Potrei schiantarmi » mormoro, e mi guardo alle spalle, non si sa mai.

« Oh, bambola. Salti da un fottuto tetto. Saltare su un treno sarà una passeggiata. Fallo, Iris. Devi saltare » Thomas sa essere sempre così convincente.
Guardo dall'altra parte e in lontananza vedo il treno arrivare.

« Sta arrivando » mi informa, come se non ne fossi a conoscenza. Mi giro e intravedo, di nuovo, gli uomini vestiti di nero.

« Merda, sono qui, Thomas » ringhio, e lo sento imprecare. Corro per un altro po' e poi vado verso la parte opposta del ponte.
Mi arrampico e quando mi giro, vedo gli uomini di King che corrono verso di me.

« Lo sai che se sparano, io sparo. Vero, Iris? » sorrido grazie alle sue parole, e sono pronta a lanciarmi nel vuoto.
Il treno è vicino e anche i suoi uomini.
Uno di loro tira fuori la pistola, ma la tiene vicina al fianco, per non farsi vedere.

Preferisco uccidermi da sola, piuttosto che essere uccisa.

Salto nel vuoto e non so cosa aspettarmi.
Entrare in contatto con la superficie fredda del treno, essere presa in pieno, o morire schiacciata sui binari?
Agito le braccia e le gambe, come se potessi nuotare in aria, e istintivamente mi porto le braccia per proteggermi il viso, quando atterro proprio sul tetto del treno. Mi aggrappo con entrambe le mani, tenendomi forte e l'impatto mi ha devastato.
Il torace mi fa un male cane, il collo​ è come se si fosse spezzato, e il cuore mi sta per uscire fuori dal petto.
Tengo il dossier stretto tra i denti, mentre con le mani cerco di tenermi stretta e non cadere. Striscio, cercando di trovare la porta di qualche scompartimento aperta, ma proprio quando cerco di alzarmi, ecco che il treno passa sotto un altro ponte.

Merda.

Mi appiattisco, girando la testa di lato e sento il treno che rallenta.
Sollevo di poco la testa e mi rendo conto che la stazione sia vicina.
Un sospiro di sollievo fuoriesce dai miei polmoni.
Cazzo, ce l'ho fatta anche questa volta.

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