45. Togliamoci le maschere, Iris

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Canzone per il capitolo: Sign of the times - Harry Styles

La mano ferma sulla porta, indecisa se entrare o no. So che avrò davanti a me un Bryan molto confuso e incazzato, probabilmente. Non saprei da dove iniziare, non saprei come spiegargli. Non voglio mica tenerlo prigioniero qui. È libero di fare ciò che vuole, anche di odiarmi.
Semplicemente non deve immischiarsi nei miei affari e andrà tutto bene.
Il palmo della mia scivola sulla superficie di legno, fino a raggiungere la maniglia. La stringo, prima di abbassarla, e sospiro. Prima o poi questo sarebbe successo. Era soltanto questione di tempo.
È un nuovo giorno, non cambia niente. Devo affrontare un'altra tempesta e fare finta di niente.
Apro lentamente la porta, ma poi entro dentro e la richiudo velocemente alle mie spalle. Noto un paio di guantoni sul pavimento, e Bryan appoggiato con la fronte contro il sacco da boxe.

« Almeno sai passarti il tempo » dico, facendolo voltare immediatamente verso di me. Le gocce di sudore scendono sul suo collo, ha i capelli umidi e un'espressione furiosa.
Gli sorrido, alzando una mano per salutarlo, ma lui mi dà le spalle e va a sedersi sulla panca, appoggiando gli avambracci sulle sue cosce.
Kimberly è nel suo solito angolino, come un topo, ormai neanche ha il coraggio di guardarmi.

«Ciao, raggio di sole! Come hai dormito? » entrambi mi guardano, non capendo a chi io mi stia riferendo. Kimberly abbassa nuovamente lo sguardo, giocherellando con le sue dita, e Bryan resta seduto, ma girato verso di me.

Dalla faccia che si ritrova in questo momento, potrei scommetterci che sia arrabbiato con me.
Stringe i denti, posso vederlo, la sua rabbia è grande. Distoglie lo sguardo, non vuole guardarmi in faccia.
Bene, se non vuole parlare, non è un problema mio.
Raccolgo i capelli in una crocchia e vado a prendere la corda per riscaldarmi.
Sento il suo sguardo su di me, poiché indosso un semplice top, so che osserva il mio fisico.

« Se non fosse per il tuo maledetto tatuaggio...» mormora, consapevole che lo stia guardando.

« È bello, vero? L'ho creato io » rispondo, iniziando a saltare. I suoi occhi sono puntati su di me, e vedo Kimberly ghignare. Sul serio? È l'ultima che dovrebbe farlo.

« Perché, Iris? Dimmi perché! » alza il tono della voce, ma lo ignoro e continuo a saltare la corda. Mi rendo conto che per la prima volta mi ha chiamata con il mio primo nome, è un po' inquietante.
Mi fermo e getto la corda vicino a Kimberly.

« Il mio nome pronunciato da te sembra una condanna a morte » lo guardo, trattenendo un sorriso. Vorrei sapere cosa pensa realmente di me, entrare nella sua testa per sapere esattamente ogni suo pensiero. Il punto è che, se mi odiasse davvero, non mi importerebbe.
La porta si apre ed entrano i miei migliori amici. Thomas resta in piedi, con le braccia incrociate, appoggiato alla porta.
Adam va a sedersi sull'altra panca, e ci guarda con fare curioso.

« Non siamo stati in così tanti neanche a Natale » dico, suscitando una risata divertita da parte di Adam e Thomas.

« Togliamoci le maschere, Iris » il tono di Bryan è quasi minaccioso, ma non mi fa paura. Vado a sedermi per terra, appoggiata al muro, e lui viene verso di me, sedendosi di fronte, ma non troppo vicino.

« Non ho mai indossato maschere, Bryan. Semplicemente non ho raccontato i miei affari in giro. La chiami falsità? » i suoi occhi sono spenti, privi di emozioni.
Mi guarda intensamente, senza distogliere lo sguardo, e poi ghigna.

« Non avrei dovuto venirti dietro. Voi donne siete delle manipolatrici. Ottenete ciò che volete, e poi sparite » sputa, con rabbia.

« Io sono ancora qui, ma non sono qui a giurarti amore eterno. Faceva parte del piano farti innamorare, va bene? Dovevo arrivare a quel viscido verme, che chiami padre » spiego, mantenendo un tono calmo.

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