Capitolo 18

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JENNIFER

« Era l'ora di un buon hamburger » sorrido, poggiando il sacchetto contenente il cibo, sul tavolino di fianco al letto del signor Walker.
« Non dovevi » mi sorride « Passava poi mia moglie nel tardo pomeriggio »
« Passavo di qui » rispondo con un'alzata di spalle.
Mi guardo attorno per constatare che come stanza d'ospedale è così triste. Perché non potrebbero colorarle? Renderebbe più vivibile questo ambiente già brutto di suo.
« Come va, Matt? » gli domando, accomodandomi sulla sedia, sapendo già che non potrò restare tanto.
« Come credi che vada? » mi chiede.
« Scusa » mi affretto a dire, scuotendo la testa. Che stupida.
« Perché ti scusi? Volevo dirti che le cose vanno bene » mi risponde con un sorriso.
Quest'uomo è così forte. Non capisco dove prenda questo spirito di volontà pur sapendo che la speranza è ormai bruciata.
« Mi guardi in modo strano » osserva lui, guardandomi.
« No, affatto » balbetto.
« Jennifer, dimmi » continua lui, con tono calmo e tranquillo.
Alzo lo sguardo verso la finestra da cui penetra la luce solare per poi socchiudere le palpebre.
« Come fai a sorridere? » mi limito a domandare, con un filo di voce. C'è silenzio, molto silenzio.
Rilascia un respiro per poi prendermi la mano nella sua. Guardo questo gesto paterno e penso a come sarebbe stato se l'avessi ricevuto da mio padre.
Forse sarà anche successo, ma io non ricordo nulla.
« Bisogna vivere ogni secondo, nel vero senso della parola. Sorridere non costa nulla e ho notato che un sorriso può fare tanto » dice piano.
Mi avvicino a lui per abbracciarlo.
Mi stacco subito dopo.
« Perdonami » gli dico, alzandomi di scatto dalla sedia.
« Jen, aspetta » mi richiama e mi fermo, prima di poggiare la mano sulla maniglia della porta.
« Sono qua. Qua per aiutarti. Conta sempre su di me »
Mi volto per sorridergli e me ne vado via in fretta.

Quando sono in macchina ripenso a quello che ho fatto.
In quel preciso istante mi è sembrato di abbracciare mio padre, mi sono sentita al sicuro. Ma non lo sono mai stata, magari si, ma fino a quando ho memoria... cioè mai.
I miei pensieri sono tutti confusi e quello che mi riesce facile, in questo momento, è piangere.
Perché non ho avuto un'infanzia come gli altri?
Il mio passato vorrei scordarlo, ci sto lavorando su, ma è come se ormai ne fossi rimasta scottata. La cicatrice non se ne va più via.
Do un pugno al volante, mentre sono ancora posteggiata nel parcheggio dell'ospedale.
Vorrei andare da Hazel ma è sicuramente con Kyle e non mi va di disturbarla. Luke dovrebbe essere a casa e per questo mi dirigo verso gli Walker.

Suono al campanello, prima di asciugarmi gli occhi con un fazzoletto. Ho bisogno di parlare con qualcuno, di distrarmi. Ho bisogno di abbracciare Luke, uno dei pochi che riesce a capirmi.
Davanti a me si presenta la figura di Jake.
Mi guarda interrogativo.
« Sto cercando Luke » dico schietta, cercando di non far notare il mio tono flebile.
Non lo guardo negli occhi, sarebbe troppo.
« Ora ha il turno di lavoro » risponde la sua voce profonda. Sento il suo profumo alla menta.
« Okay, grazie » giro sui tacchi a testa bassa, tirando su col naso, ma una sua mano mi blocca dal braccio.
« Entra » dice con tono autoritario. Lo guardo negli occhi e vedo determinazione ma anche molta curiosità.
È un momento di debolezza questo, sono vulnerabile e perciò va bene stare in sua compagnia anche se non lo sopporto. Meglio che essere soli.

Mi siedo sul divano e lui fa la stessa cosa sulla poltrona di fronte a me.
Almeno ha capito che ho bisogno di spazio.
« Cosa hai Jennifer? » mi chiede con tono conciso. Vuole sempre arrivare al sodo.
« Niente » sussurro guardando il pavimento.
« Okay... tu sei venuta qui per cercare mio fratello, con il trucco sbavato e quasi in lacrime, distrutta, così tanto da entrare dopo avertelo chiesto io, cosa che non avresti mai fatto, e poi mi dici che non hai niente? » mi domanda, divertito dalla situazione.
« Non ho voglia di parlarne » rispondo semplicemente.
Sento che tace e perciò alzo la testa per constatare che mi sta fissando per aspettare una risposta vera. Certo che quando si impunta su una cosa è davvero irremovibile.
Le sue iridi petrolio sono puntate nelle mie color ghiaccio.
« Sono stata da tuo padre » dico solamente, rilasciando un respiro.
Sta ancora zitto, ciò vuol dire che non gli basta certo questa risposta.
« Odio vederlo su quello schifo di letto » ammetto.
« Come se fossi l'unica » commenta guardandosi le mani. I gomiti posati sulle ginocchia, chino in avanti, con i bicipiti che sono messi in evidenza.
Concentrati.
« Non so come faccia a sorridere » dico guardandomi attorno, scuotendo il capo.
« Quello che mi chiedo anche io » sospira.
« Perché sei venuta qui? » mi domanda di nuovo.
« Sono venuta e basta » mi limito a rispondere.
« Jennifer non fare la difficile » biascica guardandomi negli occhi, spettinandosi le punte rosse.
« Mi sento sola in questo momento » ammetto di getto, senza pensare.
Non so perché sto parlando con Jake, l'ultima persona che dovrebbe ascoltarmi.
« Non lo sei » ridacchia, senza gusto, allargando le braccia tatuate, scoperte da una canottiera.
« Perché cercavi Luke? » mi chiede, incuriosito.
« Prova a porgetela da solo questa domanda » alzo le spalle.
« Cosa volevi da lui? » mi domanda ancora.
« Un abbraccio » rispondo con voce tremante.
Non so neanche perché mi sto comportando così, non so cosa mi sta succedendo.
Sono triste perché mi sto affezionando troppo ad una persona che non ci sarà più e sono stressata per via di quei fottuti messaggi di quel bastardo di Rick.
Tutto dolore, angoscia e paura che mi tengo dentro da sola, da troppo tempo.
Ora mi sento più piccola di quello che sono già.
Sono triste e non so neanche io perché sto parlando con Jake, con il ragazzo che fino al giorno prima odiavo profondamente. In questo preciso istante sarei capace anche di non odiare neanche mio padre.
Mi sento così triste da voler affetto da una persona qualsiasi, pur di ricevere un contatto fisico.
Abbracciare il signor Walker mi ha fatto tornare bambina quando speravo di ricevere un abbraccio da mio papà, cosa che non faceva mai. Non perché non lo volesse, ma per altro. Un qualcosa che io non capivo per la mia età, un qualcosa che ho sempre pensato fosse odio nei miei confronti, ma che poi ho capito fosse solo un grande casino in cui io stessa ero immischiata.

Sento due grandi mani prendermi per la vita e alzarmi dal divano. Istintivamente lego attorno alla sua vita le mie gambe.
Cosa sto facendo?
Sono troppo debole e stanca. Mi abbandono tra le sue braccia, appoggiando la testa nell'incavo del suo collo.
« Perché lo stai facendo? » gli sussurro nell'orecchio.
« Possiamo smettere di odiarci per qualche secondo? » mi risponde per poi far calare la casa nel silenzio più toltale. Vengo cullata nel suo abbraccio, una cosa che non era mai successa.
Avrò la febbre, un calo di pressione o forse sono troppo rotta dentro per essere in grado ora di raccogliere i miei pezzi.
« Scusa » sussurro.
Lui non dice niente e va bene così. Il suo corpo e le sue spalle sono larghe e possenti. Tiene le mie natiche tra le sue mani in modo che io riesca ad allacciare le gambe intorno alla sua vita e restare cosi, in questa posizione.
Che cosa sto combinando?
Non mi importa più niente.
Domani ci odieremo di nuovo, questo è solo un momento di debolezza per me e forse anche per lui dato che ciò che sta affrontando non è facile.
« Non mi sento bene. Ho voglia di dormire » dico piano, tra i suoi capelli, mentre lui ancora mi tiene in braccio, in piedi.
Cammina dirigendosi verso la sua stanza presumo, dato che quel poco che riesco ad osservare, ha lo stesso colore blu di quella volta in cui mi ero svegliata quella mattina.
Vengo adagiata sul materasso. Non sento più calore come prima, ora sento freddo... come se fossi spoglia, senza la mia corazza.
Mi poggia una coperta sul corpo, dopo avermi tolto le scarpe.
Mi fa male la testa e le palpebre sono pesantissime.
« Resta qui » biascico, ma non so se ormai sono ancora nel mondo della realtà o sono crollata in quello dei sogni. O incubi.

// spazio autrice //
Heiii❤️
Allora ragazzi...
BUONA PASQUA😘
Spero stiate passando delle buone vacanze!
Detto questo, passiamo al capitolo.
Vi dico soltanto di non sperare subito che Jake sia diventato dolce e che Jen provi qualcosa di serio per lui o qualunque cosa voi stiate pensando. È stato un momento di debolezza per Jennifer, un momento in cui si sono mischiati i problemi del presente e il suo turbolento passato. Cosa le sarà successo?
E quando si sveglierà cosa succederà?
Okay troppe domande ahahah
Passate a leggere la storia di scrivendosullenuvole "Cigarettes"

GRAZIE ANCORA PER LE +100k😍

Jake vi saluta anche se lo rivedrete presto😌❤️

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