Capitolo 35

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JENNIFER

È davvero ridicolo come una persona possa scomparire da un momento all'altro. Come anche negli episodi quotidiani non te lo ritrovi più accanto, come quando sei così abituato ai suoi modi, alle sue abitudini, fino a non avere neanche più quello. E la cosa più drammatica di tutto questo è che ognuno di noi dovrà abbandonare le persone a cui vuole bene, abbandonare il proprio lavoro, il proprio luogo... per scomparire nel nulla. Il concetto del dopo la morte è ancora impossibile sia da dimostrare che porre dei basamenti su cui credere, almeno è quello che penso io.
L'unica cosa è quella di sperare, sperare con tutto te stesso che in realtà quella precisa persona non ti abbia mai abbandonato e continua a starti accanto. Ma è difficile da pensare, dopo che ti ritrovi a vivere senza un pezzo mancante. E io ho vissuto questo ed altro e non lo augurerei neanche al mio peggior nemico e so meglio di tutti cosa voglia dire perdere delle persone. A maggior ragione se si tratta di un padre che ti ha allevato col cuore, con amore, con affetto... donandoti tutto se stesso per renderti felice. Ma io non ho avuto neanche questo, se non per pochi anni da parte di due persone che si, mi hanno accolta tra le loro braccia, ma che non hanno mai trasmesso ciò che in realtà avrebbero dovuto dare due veri genitori. La parte brutta è che questa è la vita e ti ci devi abituare. E in certi casi non hai vie di fuga o scorciatoie, devi seguire una strada unica che può essere tortuosa e regalarti dolori e tutto ciò che c'è di negativo o una strada che può regalarti la felicità. Ma a dire il vero non so neanche cosa sia la felicità, o meglio, non credo si possa provare in una vita intera fino alla morte: è solo un momento. Comunque credo profondamente nel karma.

Due giorni fa al funerale c'era molta gente, tra cui anche Ed, il nostro datore di lavoro. È stato caro a venire. Inoltre erano presenti ovviamente anche Hazel e altri amici. Jake l'ho visto di sfuggita e deduco non sopporti gli abbracci di conforto e le solite parole di condoglianze. Lo comprendo, penso la stessa cosa. Ho cercato il meglio possibile di stare accanto a Luke e a sua madre. È una donna forte, ma in quell'occasione sembrava crollare a pezzi da un momento all'altro. L'altro gemello invece se n'è stato nelle ultime file, confondendosi con la folla e ho incrociato il suo sguardo mentre abbracciava la madre in un posto più appartato. Poi non l'ho più visto.
Il salone è chiuso per lutto e ci troviamo a casa di Kyle.
« Volete qualcosa da bere? » ci domanda lui, passandosi una mano sulla faccia, chiaramente scosso da quello che è accaduto. Il fatto è che io sono stata una delle ultime persone a parlarci, a vederlo per quella che poi sarebbe stata l'ultima volta. Sono in stato di shock, più in una fase confusa che ancora non riesce bene a elaborare la cosa. Quello che mi ha reso più forte è il voler aiutare i miei amici a superare questo dolore in modo che non si sentissero soli come invece lo sono sempre stata io. E credo che fossi preparata un pochino psicologicamente a quello che sarebbe successo.
« Un bicchiere d'acqua, per favore » parlo per prima. Siamo riuniti tutti: io, Luke, Hazel e Kyle. Chi manca? Be', saprebbero rispondere a questa domanda anche i muri.
« Un caffè » interviene poi Luke, con lo sguardo perso nel vuoto. Sono abbracciata a lui, facendomi coccolare dalle sue grandi braccia, il mio volto appoggiato sul suo petto.
« Io un tè -fa un lieve sorriso al suo fidanzato, Hazel, per poi alzarsi con modo impacciato- ti aiuto » e si dirige in cucina.
Sospiro.
« Quando si deciderà a dirle di venire a vivere da lui » alzo gli occhi al cielo.
Nel corso degli anni ho imparato, e lo dico per esperienza personale, che, per cercare di passare la prima brutta fase, bisogna parlare anche di cose che non hanno a che fare con la persona persa. Bisogna saper confrontarsi di nuovo con la realtà e cercare di affrontare quello che la vita ci pone davanti.
« Quando smetterai di consolarmi? » mi chiede dolcemente, il tono triste.
Non posso biasimarlo.
« È quello che mi riesce meglio. Aiutare chi amo » e lo stringo più forte a me. Il suo braccio avvolto attorno alle mie spalle mi stritola quasi.
« Ho tanta fortuna ad avere te, sappilo » dice, spezzando il silenzio.
« Anche io... quando avrai voglia di raccontarmi qualcosa di tuo padre, io sono qui » ho anche appreso che bisogna prendere coraggio e saper parlare di quella persona, per ricordare i momenti più belli, le vicende felici che rimarranno sempre impresse nella nostra mente.
« Non ora » serra la mascella, socchiudendo gli occhi. Sono due fratelli in gamba e sapranno affrontare tutto questo. Credo siano rimasti più sconvolti quando hanno saputo che gli aveva mentito per tutto questo tempo e che stava malissimo, cosa che loro non sono mai stati capaci di notare.
« Ma certo » gli sorrido per poi allungarmi e lasciargli un bacio sulla guancia. Il nostro rapporto è stato fin da subito come tra fratello e sorella. Ci amiamo in modo fraterno, come se ci conoscessimo da sempre e adoro il legame che c'è tra di noi, cosa che non posso dire anche nei confronti dell'altro Walker.
« Ecco » arriva Kyle con i bicchieri e tazze ed Hazel con qualche stuzzichino. Credo che stare con i propri amici più stretti sia la migliore soluzione.
« Grazie ragazzi » interviene ad un certo punto Luke.
« Non ci ringraziare, è il minimo » gli sorride dolcemente Hazel, per poi alzarsi e abbracciarlo per quella che sarà la cinquantesima volta in questo pomeriggio.
« A questo servono gli amici » alza il bicchiere nella sua direzione, Kyle, per poi mandare giù un liquido ambrato che sembra avere l'aspetto della birra.
Non è che non vogliamo aiutare Jake, ma quest'ultimo ha deciso di starsene per i fatti propri come sempre e non posso aggredirlo dicendo che il suo comportamento è sbagliato, perché anche io l'ho fatto. Mi sono isolata dal mondo, ma la differenza è che io non avevo nessuno, non avevo amici come questi.
Avevo provato quasi un senso di sollievo quando ero venuta a sapere che mio 'padre' era morto, ma ero una bambina e le emozioni erano difficili ancora da controllare, perciò piansi. Però credo per Emily, mentre per l'uomo orrendo no... ma rimaneva sempre mio padre, colui che mi aveva generato.
Sta di fatto che sento il dovere di aiutare anche l'altro gemello tatuato, robusto e problematico. Non l'ho mai capito e credo non lo capirò mai. E non mi sto riferendo ad ora, ma in generale. Credo di aver avuto sempre un debole per le persone problematiche, quelle che hanno bisogno di qualcuno, di due mani che li salvino dall'oscurità che incombe su di loro. E forse è spiegato il motivo di tanta attrazione fisica.

Amore tatuato sulla pelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora