Capitolo 42

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JAKE

Sto finendo di riordinare dato che il mio turno è finito, compreso quello di Luke che mi sta dando una mano a sistemare. È stata una lunga giornata, del resto come le altre, e non vedo davvero l'ora di andarmene in vacanza come si deve. Il caldo è terribilmente fastidioso, ma alla sera il venticello fa davvero piacere. Jennifer ha finito di lavorare alle tre del pomeriggio ed è andata con Hazel per passare del tempo con lei, tra donne. Qualche ora fa mi aveva mandato un messaggio dicendomi che rientrava a casa per la stanchezza.
«Io mi vado a bere qualcosa al pub, vieni anche te?»
Una birra è proprio quello che mi serve.
«No, Jake, oggi rimando. Me ne torno a casa e mi sbatto nel letto. Non rompermi poi i coglioni del tipo "Vienimi a prendere che sono ubriaco"» scimmiotta divertito, prendendosi lo zaino.
«Ma che accidenti ti passa per la testa? Ho sempre guidato da solo, non ti ho mai usato come babysitter» lo indico, cominciando ad incazzarmi.
Sono questi i momenti in cui litighiamo soltanto perché siamo delle gran teste di cazzo e perché siamo infantili su certe cose.
«Ecco, dovresti farti qualche domanda dato che non è affatto prudente guidare con l'alcol nelle vene»
Fa tanto il santarellino quando in realtà è anche peggio di me.
«Stai bene attento a quello che dici. Non mi dai ordini, Luke, e poi mi bevo una fottuta birra. Ho smesso di bere vodka come se fosse acqua e dovresti farlo pure te!»
«Parla, parla. Fino a due mesi o poco più eri identico a me. Non darmi lezioni di vita. Solo perché stai con Mushroom e stai cambiando per lei non ti devi permettere di riprendermi dal momento che non sei nella posizione di darmi ordini»
Perché cavolo la chiama con quel nomignolo idiota?
«Si! Ma si certo! Vai ad affogarti il fegato!» alzo il tono della voce.
«Me ne stavo andando a casa ed è quello che farò. Sono io ad avvertire te» mi da una spallata, dirigendosi verso la porta. Avrei una gran voglia di dargli un pugno sul naso.
«Non ho bisogno dei tuoi avvertimenti!» gli grido contro. In risposta fa spallucce, gesto che fa alterare ancora di più i miei nervi, ma cerco di tranquillizzarmi prendendo respiri profondi.
Mancava proprio una litigata come ciliegina sulla torta.

Mi siedo al banco e poco più in là scorgo Cole. È da un casino di tempo che non ci sentiamo, anzi, a dire la verità, da quando ha messo le mani addosso alla mia ragazza. Avevo promesso a Jennifer o, per lo meno, le avevo detto che poi avrei cercato di parlargli ma ovviamente non l'ho mai fatto. Si, sono pieno di orgoglio in questi casi ma entrambi siamo dalla parte del torto. Almeno io ora mi ripulisco la coscienza.
Mi vado a sedere accanto a lui. Stranamente oggi il locale è piuttosto vuoto.
«Ciao» borbotto, sistemandomi meglio sullo sgabello.
Si volta, non avendo notato la mia presenza.
«Chi non muore si rivede... -ghigna, per poi bere un sorso del liquido ambrato nel bicchiere- ... ciao Walker»
«Dai, Cole non ho voglia di complicare le cose. Volevo solo...»
«... Chiedermi scusa? Nah, non è da te. Che ne è stato del Jake che conoscevo? -sogghigna- non ti preoccupare, acqua passata» mi da una pacca sulla spalla.
«Adam! Una birra per Jake!» esclama al posto mio.
«Subito! -risponde dall'altra parte- ciao amico» mi viene a salutare.
«Hei, ciao» ci diamo la solita stretta di mano dato che il banco ci divide.
«Luke? Kyle?» mi chiede. Di solito siamo tutti e tre o almeno due.
«Kyle è con la sua fidanzata e Luke a casa... era stanco»
«Anche tu non sembri tanto in forma» ridacchia Adam.
«Già» bevo un sorso.
«Ci sentiamo dopo ragazzi, vado a servire altri tavoli» ci saluta il barista.
«Allora... Jennifer, se non sbaglio si chiama così, è la tua ragazza» si volta verso di me, con un ghigno. Se non erro non sembra granché presente, dato che sicuramente ha alzato il gomito come il resto delle volte. Non ci do troppo peso, tanto tra un po' me ne tornerò a casa e mi dovrò subire anche la tensione che ci sarà tra me e mio fratello. Chissà quando torneremo a parlarci... Siamo dei testardi assurdi.
«Si, e la cosa non deve interessarti» lo fermo subito, non volendo parlare di lei di fronte a lui. Non è del tutto il Cole che conosco e non amo parlare con le persone che bevono troppo.
«Uh... la gelosia è una cosa brutta» si mette a ridere.
Alzo gli occhi al cielo. Perché cavolo ho scelto questo momento per parlargli, santo cielo.

Amore tatuato sulla pelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora