Capitolo 52

43.4K 1.7K 96
                                    

JENNIFER

Las Vegas è Las Vegas. Non c'è un aggettivo giusto per descrivere questo posto strabiliante per tutti. Arrivi qui, senza immaginare neanche lontanamente come sia, finché non realizzi di essere appena atterrato su un pianeta parallelo.
La sua stravaganza, le luci, il divertimento, l'alcol, il gioco d'azzardo... tutta roba che sa di proibito e che rimane solo a Las Vegas. Indimenticabile forse si avvicina di più come aggettivo da attribuire a questo altro mondo.
A dirla tutta, nemmeno mi sarei aspettata di venirci con Jake, lo stesso ragazzo tatuato che ho conosciuto circa sei anni fa. Il ricordo del primo giorno lavorativo al Tatto's Studios è bello nitido nella mia memoria, quasi fosse successo due giorni fa.
Ero entrata con l'insicurezza che portavo addosso come un vestito, in quel periodo. Ero fragile, sola e ho trovato subito conforto tra le parole dolci di Luke, i suoi abbracci, il carattere del tipico ragazzo che sa metterti a proprio agio. La prima volta che vidi l'altro gemello è stato come un fulmine a ciel sereno, è capitato sulla mia strada senza mai togliersi di torno. La sua arroganza, le sue battutine, il suo sarcasmo, l'ironia in momenti scomodi... insomma, una serie di caratteristiche che si attribuiscono ad una persona che non sopporti. È stato esattamente così per cinque anni o quasi, fino a quattro mesi fa quando ho cominciato a capire, con la mia solita lentezza, che chi avevo davanti era l'uomo che cercavo da una vita.
Quel pilastro a cui appoggiarsi mi è sempre mancato: durante l'infanzia e  l'adolescenza... i due periodi fondamentali per una bambina cresciuta nella paura, per una ragazza che non trovava pace.

«Terra chiama Jennifer!» Mi dice scherzosamente, attirandomi poi a sé.
«Scusa, stavo pensando al passato, al primo giorno in cui ci siamo incontrati...»
Mi scruta attentamente, per poi incurvate un angolo della bocca.
«Ci mettevo davvero l'impegno a perseguitarti!» Scherza, per poi lasciarmi un bacio sulla nuca.
«E a odiarmi» Aggiungo saccente.
«Ehi, vuoi farmi apparire il cattivo della situazione? Ti ricordo che sei stata te a chiudermi fuori dal salone, a dicembre, durante la pausa pranzo solo perché io ti avevo nascosto le chiavi della macchina!»
Ci mettiamo a ridere nella stanza d'albergo che ci ospita già da due giorni.
«Perché ci odiavamo così tanto?» Chiedo, appoggiandomi meglio al torso nudo di Jake, mentre siamo entrambi distesi a letto.
«Veramente non lo so nemmeno io... forse era più facile odiarsi che amarsi...»
Il silenzio cala tra di noi, lasciando che le sue parole rimangano sospese tra un respiro e l'altro.
«Ti amo Jake» Ripeto. Non mi stancherò mai di dirlo.
«Anche io, baby. Anche io» Sussurra, per poi intrecciare tra loro le nostre dita.
«Hazel mi aveva chiamato per dirmi...»
«Si, Kyle ha tirato fuori le palle» Completa la frase, ridacchiando fra se e se.
«Cosa ridi! Ha fatto un gesto stupendo, wow, mi ricordo benissimo quanto fosse dipendente solo da se stesso»
«Hazel gli ha mandato in fumo il cervello»
«Siete tutti uguali voi maschi. Non date peso alle cose... andranno a vivere insieme capisci? Già li vedo marito e moglie... di sicuro faccio la damigella d'onore»
«Ouh baby, quanto corri»
«È bello immaginare le cose...»
«Sai cosa immagino?»
«Forza, sorprendimi» Mi volto per guardarlo, un sorriso sghembo sul volto furbo.
«Immagino una stanza, noi due e... niente altro» Si prende gioco di me.
«Fai schifo!» Rido di gusto per poi, di punto in bianco, abbracciarlo.
È un gesto infantile, quanto dolce e profondo. Spesso vengono sottovalutati gli abbracci, non gli si danno il giusto peso. Li trovo una grande manifestazione d'affetto oltre che un modo per sentire il calore dell'altra persona divampare sul tuo petto, creare un contatto che va ben oltre quello fisico.
«Usciamo, di nuovo, stasera o...» La frase rimane in sospeso, mi lascio cullare dalle sue braccia.
«Mah, un bel giretto in camera non sarebbe male» Ridacchia, mordicchiandomi l'orecchio.
«Mmh... sono della stessa idea»
Mi volto definitivamente, ritrovandomelo di fronte.
Mi osserva, mi sposta delicatamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio, accarezzandomi poi dolcemente il viso.
«Sei bellissima»
«Dai, smettila!» Gli lascio un bacetto di sfuggita.
«Te lo ripeto?»
Lo zittisco questa volta mettendo in contatto le nostre labbra per più tempo.
«Jake, ho paura» Dico a bassa voce, anche se in realtà ci siamo solo noi.
«Di cosa?» Un cipiglio deforma il suo volto segnato da profili rigidi, la mascella che si contrae.
«Di questo -indico noi- è bellissimo e ho paura di perderti»
«Jennifer, siamo passati su questo argomento già tempo fa, se continui a permettere a questa paura di prendere il sopravvento non si va da nessuna parte. Pensa al presente, solo il presente»
«È stupendo il mio presente, Jake» Dico sinceramente, esprimendo i miei pensieri ad alta voce una volta per tutte.
«Così ti voglio» Mi sorride.
«Anche io ti voglio. Ora però » Ghigno.
«Sicura di non voler uscire?»
«No, oggi no. Usciamo domani» Mi limito a dire.

Amore tatuato sulla pelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora