Capitolo Uno

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Passi veloci e pesanti risuonavano per i corridoi del piano superiore della grande struttura, il dormitorio era tranquillo e silenzioso tranne per un leggero sibilo che si sentiva ad intervalli regolati.

Quando Ada, la suora a capo della casa-famiglia, giunse alla fonte di quel leggero rumore si ritrovò a sbuffare quasi spazientita, era sempre la stessa solfa giorno dopo giorno.

-Che il Signore mi aiuti- disse per poi unire le mani in preghiera un istante –Sveglia Evi, sveglia! - il primo tentativo andava sempre a vuoto a causa del sonno pesante della ragazza ma la suora non si perdeva mai d'animo dato che era abituata al doverla chiamare e richiamare quasi ogni mattina o pomeriggio così la chiamò una seconda volta –Evangeline! Per l'amor del cielo, alzati da quel letto-

Un mugugno o due riuscirono a passare il pesante strato di coperte e piumone che avvolgevano il corpo della giovane che iniziava a destarsi dal suo sonno -Ancora qualche minuto, te ne prego- quasi non si sentì quella richiesta ma Ada, ben abituata a questo, s'avvicinò ancora al letto e agguantò con le dita grinzose la morbida stoffa che nascondeva Evangeline e tirò, tirò fino a scoprire completamente la ragazza che, per mantenersi più calda, si raggomitolò su sé stessa come un gatto.

Il viso stanco e coperto dai lunghi capelli castani venne reso visibile non appena si alzò a sedere. Ormai era troppo tardi per tornare a riposare.

-Se vuoi far colazione sai che devi sbrigarti- parlò la suora con la voce roca ma forte –Scendi da quel letto che deve prendere aria, gli acari avranno creato un villaggio vacanza nel tuo materasso- sembrava tanto una donna austera, di polso e autoritaria, senza un briciolo di cuore ma Evangeline sapeva che non era affatto così. Si mise a sedere sul bordo del letto, sbadigliò senza curarsi della suora che batteva il piede a terra e piano piano si mise in piedi.

-Sei lenta, lentissima! Preparati e lavati la faccia, io vado a tenerti da parte una brioche alla marmellata- l'aveva sempre detto che quella donna aveva un cuore d'oro ma doveva pur mantenere un certo controllo e mascherava parte della sua dolcezza e gentilezza con questo strato autoritario e burbero. La suora schizzò fuori dalla stanza con il solito passo: veloce e pesante. Lo stesso passo che aveva sentito da quando era arrivata e a cui si era abituata.

Andò vicino alla cassapanca che aveva ai piedi del letto, prese dei vestiti senza badarci e andò, sempre con passo cadenzato, verso il bagno femminile.

Lavò il viso, i denti e si pettinò i capelli, per quanto possibile fosse pettinare la rosa di Gerico che si trovava al loro posto e si vestì.

Finite tutte le preparazioni si fermò un istante ad osservarsi allo specchio come faceva sempre, era un rituale che faceva da quando era bambina e non aveva più smesso di fare -Stessi occhi, stesso naso e stesso neo- ripeteva tutte le mattine e passò con il dito la piccola macchia di bellezza appena sotto la coda del sopracciglio curato e scuro. Le piaceva osservarsi ma non bisognava confonderla per vanità perché la sua non era altro che una semplice curiosità. Voleva ricordare ogni particolare, ogni cambiamento e non di sé stessa perché prima o poi sarebbe cambiata e lei voleva ricordarsi ogni suo istante.

-Meglio sbrigarsi prima che Ada torni nel dormitorio- disse soffiando verso il suo riflesso che l'imitava senza potersi opporre e che qualche volta lo immaginava uscire da quella prigione di vetro e fuggire lasciandola sola.

Nella sala da pranzo ancora molti ragazzi stavano finendo la propria colazione e questo voleva dire che non era poi così in ritardo come Ada diceva momenti prima ma sapeva anche questo.

Nyctophilia - ShadowsWhere stories live. Discover now