Capitolo Cinque

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-Da quanto tempo conosci i miei genitori? –

-Non da molto, ho conosciuto la tua mamma quando avevo circa venticinque anni mentre tuo padre l'ho conosciuto anni dopo, mai visto uomo così austero, cambiava solo con tua madre. Erano così innamorati che qualche volta provavo invidia verso ciò che provavano l'uno per l'altra-

-Perché mi hanno lasciata da sola? Avevano problemi finanziari? Non mi volevano? – era così curiosa che sparava domande su domande senza prendere nemmeno il respiro. Dopo alcuni istanti si aggiunsero dei sentimenti rabbiosi nella sua voce mentre porgeva certe domande.

-Diciamo che hanno avuto dei problemi con delle persone cattive, temevano per te e ti hanno lasciata in un luogo sicuro. Lo hanno fatto per te, per permetterti di vivere-

-Vivere? Restare in un edificio senza genitori, credere nella loro morte e nel loro abbandono per diciassette anni, si potrebbe chiamare vivere ma certamente non lo è-

Capiva quello che la ragazza stava dicendo ma non sapeva ancora la storia, non poteva conoscerla ora –Piuttosto che vederti morire sotto i loro occhi hanno deciso così, quelle persone erano veramente cattive e non si sarebbero fermate solo perché eri ancora una bambina in fasce, ti avrebbero uccisa senza problemi e un genitore non può sopportare la morte dei propri figli. Non pensare che non ti abbiano amata solo per questo, loro ti amavano così tanto, nemmeno lo immagini. Ti hanno amata fino alla fine-

-Quindi li conoscevi bene, eri una loro buona amica? –

-Diciamo che ero più amica di tua madre, tuo papà non era una persona da amici o altro, non era proprio bravo a relazionarsi ma ricordo i sorrisi che faceva a tua mamma... cambiava solo con lei-

-Ed io che pensavo che non si amavano abbastanza da condividere una figlia-

-Non pensarci nemmeno, si amavano ed amavano te. Tua madre non ti lasciava più- ridacchiò al ricordo –Ti teneva sempre tra le sue braccia e tuo padre continuava a sorridere come un idiota- il ricordo le balenò in mente

-Avete deciso come chiamarla? – Domandò mentre rientrava nella stanza, curiosa di conoscere il nome di quella piccola anche se non credeva che gliene avessero già trovato uno.

I due si guardarono sorridendo eccitati –Evangeline sarà il suo nome- pronunciò poi lui, ci aveva pensato molto e in quel momento non riuscì a trovare nome migliore.

-Ti piace Emi? – era sempre stata gentile con loro, li aveva accettati ed aiutati, aveva aiutato la loro bambina a nascere e se ne sarebbe presa cura anche lei, le sue decisioni e le sue opinioni contavano quanto le loro.

-Una buona notizia, le si addice molto questo nome, qualcosa di buono nato tra il caos e la guerra-

-Una bellissima notizia- parlò ancora il padre della bambina mentre guardava sua figlia e la sua futura sposa. Osservò prima il viso dell'amata e poi della nuova arrivata sperando che ricevesse in dono il viso di sua madre, il viso di un angelo.

-Quei giorni dovevi sentirti, piangevi come una matta e ti calmavi solo quando tua madre canticchiava e ti cullava- prese d'istinto la mano della ragazza seduta al posto del passeggero e la vide sorridere, toccandole la mano era riuscita a passare ogni sentimento positivo ed Evangeline ora non sentiva più la rabbia dell'abbandono ma il calore del loro amore trasmetto dalle parole di Emily anche se non erano esattamente quelle a farla sentire così.

-Mi sarebbe piaciuto conoscerli-

-Anche a loro, ne sono certa. Sarebbero felicissimi di vedere come sei diventata. Eri piccolissima e fragile ed ora sei così grande e bella- sorrise guardando la strada

-Quindi non mi hai preso con te perché sono figlia loro? – era un dubbio normale da avere dopo quello che Emily le stava raccontando

-Assolutamente, ti avevo vista subito e mi ricordo ancora quel giorno-

Era appena arrivata e le suore le stavano facendo fare una visita guidata dell'istituto e, tra ragazzi con qualche problema a gestirsi da soli ed altri senza una casa, notò subito una ragazza che stava giocando con molti altri bambini piccoli.

-E' una volontaria? – chiese mentre la osservava

-Sarebbe bello ma no, è qua da quando era piccolissima. L'hanno abbandonata sull'uscio senza un biglietto o altro, era solo lei- le raccontò la suora più anziana –Sappiamo solo il suo nome-

-E come si chiama? – era curiosa, quello che l'aveva colpita maggiormente era l'aura che emanava e che trovava in qualche modo familiare, molto familiare

-Evangeline, un nome grazioso non trova? – al momento non ci pensò troppo ma una volta analizzata la situazione ed arrivata a casa capì.

Quella ragazza era lei. Dopo anni di ricerche l'aveva vista e non l'avrebbe lasciata.

-Mi fido di te, sento che posso farlo e credo alle tue parole. Sono felice che tu non mi abbai scelta-

La restante ora e poco più in macchina passò velocemente, Evangeline riuscì anche ad appisolarsi per un breve momento. Dopo il loro discorso l'atmosfera si era fatta più leggera e familiare, come se quella rivelazione avesse giovato ad entrambe, legandole ancora di più. Non erano ancora abituate del tutto l'una all'altra ma presto ci avrebbero fatto l'abitudine.

Arrivarono finalmente in un piccolo paesino nella zona del sud-est del Galles, a Monmouth a quanto c'era scritto sul cartello appena passato e che Evangeline aveva seguito con lo sguardo assonnato di chi si era appena svegliato. Non aveva mai sentito il nome di quel paesino, non che fosse così piccolo ma non l'aveva comunque mai sentito, visto o sognato ed ora osservava con curiosità ogni cosa che vedeva passare con l'auto. Si incollò al finestrino dell'auto con la fronte e le mani e questo fece ridere molto Emily, era così buffa e ingenua quella ragazzina che era impossibile non amarla.

Quando la sentì borbottare dopo aver dato, molto probabilmente, una testata contro il finestrino non riuscì a trattenersi e rise di gusto facendo sbuffare la giovane.

-La buca mi ha fatta sbattere contro il vetro- disse impacciata

-La buca, va bene- ma continuò a ridere per la bugia, non aveva preso alcuna buca –Se vuoi ti tiro giù il vetro, è automatizzato tanto-

-Ma poi entra tanto freddo- non voleva far prendere un raffreddore ad entrambe ma quando sentì l'aria sul viso si girò di scatto pronta ad ammirare nuovamente quelle case e quelle strade nuove per lei ma antiche per il mondo.

-Non mi ammalo di certo per un po' d'aria e poi ci farà bene, iniziava a far troppo caldo per me-

Aveva la meraviglia negli occhi quella ragazza, anche gli abitanti che la vedevano sporgere con la testa dal finestrino non potevano fare a meno di osservarla ammirati, quasi in trace ma non c'era da stupirsi perché come sperato da suo padre aveva preso i tratti gentili e fini dalla madre, era bella come un angelo ma senza quelle caratteristiche che l'avrebbero resa tale.

I capelli erano molto simili a quelli del padre, mossi e scuri mentre gli occhi e il corpo erano quelli di sua madre. Gli occhi di un verde tendente al grigio con qualche sfumatura della terra rossa vicino alla pupilla.

I suoi genitori sarebbero stati davvero felici di vederla cresciuta in quel modo, se solo fossero stati ancora in vita sarebbero corsi subito da lei.

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Piccolo spazio autore:

Io di certo non avrei mai preso una notizia del genere così, sarebbe stato come ricevere un bel pugno in pieno viso ma fortunatamente non ero io. Con l'andare avanti della storia si inizia a scoprire l'aspetto della ragazza ed il suo carattere gentile, riflessivo e curioso e spero vi intrighi come sta intrigando me mentre ne scrivo.

Nyctophilia - ShadowsWhere stories live. Discover now