Capitolo Venti

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La sera prima erano andate a dormire tardi, troppo curiose riguardo alla materia che avrebbe impegnato diverse ore la loro giornata. Le ore in cui ognuno di loro avrebbe trovato il compagno della vita, la propria guida ed un amico forse. Ogni creatura magica avrebbe finalmente incontrato il proprio protettore.

-La sveglia- mugugnò Evangeline ad Ann appena il trillo continuo era iniziato –Ann- mugugnò ancora da sotto le sue coperte. Non aveva la forza di aprire gli occhi, non ne aveva proprio voglia ma sapeva che chiedere alla sua compagna di stanza, per quanto la conoscesse da poco, sarebbe stato inutile. Quando quella ragazza dormiva sembrava quasi impossibile svegliarla, entrava in uno strato di coma e pur di non svegliarsi continuava a rigirarsi tra le coperte, si arrotolava come una crisalide e si isolava da tutti i rumori esterni.

Le due ragazze fecero ancora tardi e dovettero correre per i corridoio di prima mattina per riuscire a fare colazione –Ann,sappi che ti odio- scherzò Evangeline mentre correva con il fiatone

-Ed io che ti ho pure pettinato i capelli, dovresti ringraziarmi ogni mattina per ciò che faccio- fece la finta offesa l'altra

-Ti ringrazio- dovette respirare a pieni polmoni a causa del fiatone–ma ti odio comunque, domani metto la sveglia prima e se non ti alzi ti tiro giù dal letto con la forza-

-Tu e quali muscoli? – la prese in giro l'amica affaticata –Vedo la luce! - esclamò contenta un istante dopo mentre iniziavano a vedere la porta della sala da pranzo avvicinarsi.

Arrivarono tardi anche a lezione pur avendo fatto colazione di fretta e praticamente in piedi.

Il professore, dopo aver terminato di spiegare cosa si sarebbe fatto quel giorno le osservò con rimprovero ma le due sembrarono troppo prese a ridere tra loro invece che sentirsi in colpa per essere arrivate tardi. Evangeline doveva ammettere che, anche se causa di ritardi o ramanzine, la compagnia della nereide la rendeva vivace e gioiosa come mai.

-Per i ritardatari- prese pochi istanti dopo la fine del discorso principale –un riassunto veloce. Questa è la scuderia, appena entrati troverete una cartina con le varie zone ad attendervi, è più grande di quel che sembra, gli animali non si possono toccare a proprio piacimento, sono creature pericolose e capiscono ciò che dite, non offendeteli in alcun modo, non siamo in uno Zoo dei comuni.Trattali con gentilezza e non abbiate paura, loro tenteranno di leggervi ma seguiteli solo quando sentite una scintilla,tutto chiaro?-

Un sì di gruppo si levò dagli studenti in trepidante attesa del via del professore che non tardò ad arrivare. Qualcuno iniziò a correre, altri rimasero fermi e sperduti mentre altri, quelli che sembravano più tranquilli, presero a camminare verso l'ingresso. Evangeline ed Ann facevano parte del secondo gruppo di persone, ferme ed incredule, non sapevano se muoversi o restare fuori a rimuginare–Coraggio, non entrate voi? – la voce di Ian le fece girare, era raggiante e sicuro come quando l'aveva visto la prima volta e, come al solito, in compagnia dell'altro ragazzo ma Evangeline non riuscì a guardarlo in viso, si sentiva a disagio con quel ragazzo e preferiva cento volte la compagnia di Ian e della sua amica che, a quanto pareva, aveva perso la capacità di parlare come una persona normale.

-Non sappiamo se dividerci o no- disse poi Evi

-Semplice, appena entrate sentirete il legame e vi porterà dove vi aspetta la vostra guida, guardate dentro cosa accade- Ian era di una gentilezza disarmante, per quanto poco le conoscesse le aiutava comunque ed entrambe lo apprezzavano per quel suo fare gentile.

Appena entrati accadde proprio come il ragazzo aveva detto poco prima. Tutti e quattro si girarono verso direzioni diverse. Ann si girò verso il corridoio che procedeva dritto e sembrava non avere una fine Evangeline verso una stradina tra le varie recinzioni ed anche i due ragazzi si diedero le spalle pronti a separarsi momentaneamente.

–Direi che ci dobbiamo dividere tutti- Ann disse a bassa voce

-Perspicace- il sussurro di Hale si sentì e non chiese nemmeno scusa –Ci vediamo qua tra un paio d'ore, ok? – non attese risposta ed iniziò a camminare da solo

-Mi irrita quel ragazzo, mi irrita veramente tanto- Evangeline non riuscì più a trattenersi, era un cafone

-E' fatto così, non lo fa con cattiveria e posso assicurarvelo, lo conosco da una vita- tentò di proteggerlo l'amico

-Ma resta comunque uno stronzo-

-Non so cosa farci, non sa mettere un filtro ai pensieri prima di farli diventare parole, scusatelo. Ci vediamo qua più tardi- e prese a camminare anche lui

-Ann? – non aveva alzato lo sguardo da terra e non voleva certo lasciarla così –E' solo uno stronzo, non farci caso-

-Non è quello...- aggiunse alzando il viso bordeaux – è bellissimo! Profuma anche! – disse quasi in un lamento di felicità che fece ridere l'amica che si era preoccupata per nulla

-Sei irrecuperabile, a dopo- e partì alla volta del sentiero anche lei.

Camminare tra i corridoio e tra i sentieri silenziosi l'aiutò parecchio, non aveva alcuna distrazione e sembrava sentire più a fondo quella strana sensazione che la stava conducendo, forse sarebbe riuscita a capire cosa fosse quella scintilla di cui parlava il professore.

Le pareva di camminare senza una meta ma così non era, un richiamo debole da udire ma forte nella mente la stava facendo avanzare senza fermarsi, forse avrebbe dovuto fare più spesso così: lasciarsi guidare da qualcosa che era in lei e pensare meno anche se le usciva difficile. Non poteva non ascoltare i pensieri nella sua mente che le dicevano di fermarsi, di rallentare.

Passò davanti a diversi recinti, varie gabbie e altrettanti animali,alcuni presenti anche nel suo mondo e altri totalmente strani e bizzarri ma non meno stupefacenti. Prese ad interrogarsi, per l'ennesima volta, su come sarebbe stata la sua guida e fantasticava a riguardo. Magari una creatura feroce o un piccolo topino ma le sarebbero andate bene entrambe comunque visto che sarebbero stati parte di lei e della sua vita, non avrebbe lasciato nulla indietro,non avrebbe abbandonato la sua guida per nulla al mondo.

Percorse i corridoi vuoti ancora per qualche minuto fino a che non sentì nuovamente l'aria fredda che le sbatteva violenta contro il viso. Una gabbia di metallo enorme si presentò davanti a lei,sembrava una di quelle gabbie per uccelli, una voliera. Aveva una voglia matta di entrarci ma non sapeva se poteva farlo o no.

-Certo che puoi entrare, basta che richiudi la porta- una voce la fece sobbalzare dallo spavento, si era abituata al silenzio che la circondava fino a pochi attimi prima.Il professore era a pochi passi da lei tutto sorridente

–Mi ha fatto prendere un accidenti! – disse con voce acuta la giovane

-Perdonami se sono spuntato come un folletto ma la tua scelta mi incuriosiva molto, sono più che rari i casi come i tuoi- le fece chiaramente capire che conosceva la sua natura

-Spero che la notizia non verrà detta a tutti- disse chiara e scura in volto

-Assolutamente no, tengo ai miei studenti e voglio che non gli capiti nulla di male-

-Allora posso entrare davvero? – sentiva la curiosità aumentare ogni istante e quando il professore le fece segno di con la testa non attese altro ed entrò.

-Ricorda di chiudere la porta e presta attenzione, non tutti i volatili sono buoni e piccoli-

Chiuse la porta alle sue spalle, attraverso le sbarre riusciva benissimo a vedere il professore che le sorrideva in segno d'incitamento e lei l'accolse.

Si ritrovò ancora da sola, la sensazione strana che le prendeva lo stomaco e la mente riprese a farsi sentire più forte e sorrise, non un sorriso di felicità ma un sorriso di eccitazione che la fece sembrare una bambina dispettosa.

Volatili di ogni genere, grandi, piccoli e di ogni colore ma nessuno di questi sembrava attirarla particolarmente e continuò a camminare fino a che la sensazione non si fece talmente forte da farle quasi male. Si guardò attorno ed i suoi occhi si posarono su un albero spoglio con tronco e rami grandi e forti, su di esso un grande volatile nero, grande e tetro la osservava. Quell'essere aveva un piumaggio nero come la pece che portava con estrema eleganza, un becco altrettanto nero e pericoloso con due occhi simili a pozzi che appena si scontrarono con quelli verdi di lei sembrarono illuminarsi,un bagliore attraverso gli occhi di entrambi ed una folata di vento li avvolse.

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