Capitolo Venticinque

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Settembre era ormai iniziato da un pezzo ed un'aria insolitamente fresca era arrivata insieme ad esso.
Evangeline apprezzava quell'aria fredda che le spettinava e le faceva volare i capelli ma qualche volta le sembrava anche che le parlasse il vento.
Qualcosa le faceva sempre accapponare la pelle quando le pareve di sentirne la voce; Un alito gelido sul collo che qualche volta sembrava addirittura chiamarla a sé mentre tutti gli altri non sentivano proprio nulla, nemmeno una presenza.

Con l'arrivare delle piogge autunnali Evangeline prese a rimanere sempre più nella sua stanza o nella biblioteca in compagnia di quelli che ora poteva definire suoi amici anche se non era ancora molto sicura dell'amicizia di Hale che, anche se presente fisicamente, aveva la partecipazione di un morto ed uno sguardo troppo freddo e calcolatore per far sembrare che apprezzasse realmente la loro compagnia.

Evangeline parlava spesso anche con il Valravn ormai, dopo diverse lezione del professore in scuderia aveva finalmente capito come utilizzare il collegamento della loro psiche. Gli parlava spesso di ciò che la rendeva inquieta ma nemmeno lui sentiva presenze estranee e pensava sempre più spesso che la sua protetta potesse soffrire di paranoia.

-Evangeline? – qualcuno la scosse delicatamente facendole aprire gli occhi

-Ditemi- non sapeva nemmeno più chi le avesse parlato –cosa mi sono persa? –

-Nulla, solo la tua faccia mentre sbavavi come un cane sul banco- disse Hale facendo sentire il suo tono derisorio, ormai era diventata parte della routine.

-Non è vero, non dargli ascolto. Non hai assolutamente sbavato, sembravi agitata però- le spiegò Ian sorridendole

–sicura che vada tutto bene? Ann ci ha raccontato che sono giorni che ti addormenti ovunque perché dormi poco la notte-

-Sono solo iperattiva nei momenti sbagliati- la mise sul ridere ma il suo aspetto iniziava ad insospettirli. Era più pallida del solito, il colorito porcellana era diventato quello di un malato, le occhiaie erano violacee e gli occhi più scuri del solito verde-aranciato.

Ogni qual volta si parlava di quell'argomento, da circa una settimana a quella parte, Evangeline sembrava sempre intenzionata a cambiare argomento o almeno a farlo cadere per un po'.

Era vero però.

La notte si svegliava sempre a causa di quella strana sensazione, controllava tutte le zone della stanza illuminate dalla luna e dalle stelle ma nulla si muoveva, nulla era fuori posto ma lei non se ne andava. La sensazione le si attaccava ai capelli e alla maglia del pigiama fino a non riuscire a farla dormire. Faceva certi incubi da quando era piccola ma mai era diventati così sfiancanti da sopportare e si preoccupava anche lei per la sua stessa salute ma non sapeva veramente che fare.

-Corri, non voglio che mi si arriccino tutti i capelli! Odio la pioggia- la mattina seguente, reduce da un'altra serata priva di sonno Evangeline si ritrovava a correre sotto la pioggia per raggiungere la palestra

–La salvezza è vicina, il nostro cammino umido è giunto al termine, addio amica mia- scherzo Annabeth in modo drammatico

-La pioggia ti fa male- constatò l'amica mentre l'altra continuava a correre tra risate e monologhi strani quanto quello di pochi istanti prima. Quando arrivarono non ebbero nemmeno il tempo di asciugarsi un minimo: si spogliarono, indossarono la tuta e corsero nuovamente per raggiungere l'interno della palestra insieme ad altri compagni che si stavano affrettando per raggiungerla. I ragazzi in ritardo dovettero correre giri infiniti in più di campo, infiniti soprattutto per Annabeth ed Evangeline. Avevano i capelli ancora fradici dalla corsa di prima ed ora iniziavano a sudare pensando entrambe che si sarebbero ammalate entro sera.

Nyctophilia - ShadowsWhere stories live. Discover now