Capitolo Diciassette

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Arrivarono in sala da pranzo con il fiatone, le guance arrossate e i capelli leggermente spettinati ed essendo entrate per ultime ed in ritardo furono subito l'obbiettivo degli sguardi dei curiosi. Pensarono di essere le uniche che ancora dovevano far colazione ma, a quanto pareva, agli studenti piaceva far colazione con calma. Passarono davanti a diversi tavoli prima di trovarne uno totalmente libero e si buttarono sulle panche in modo scomposto e stanco

-Mai più- sussurrano entrambe

–Dobbiamo anche rialzarci ora- disse Annabeth con una nota sofferente nella voce –non voglio più camminare-

-Non spunta nulla miracolosamente sul tavolo come a cena? – forse sperava troppo

-Le cuoche ci sono a pranzo e a cena, a colazione ci arrangiamo noi con quello che viene lasciato su quelle tavolate- enormi tovaglie fluttuavano, appoggiate probabilmente su una lastra di legno che galleggiava nell'aria e con sopra tutto quello che poteva servire per una colazione

-Mi sarei aspettata sangue, cervelli, unicorni, pesci vivi e rane ad essere sincera-

-Te sei matta, quali film di classe z hai visto? Una marea per me- aggiunse l'amica tirandola in giro

-Nel nostro mondo si mangiano le stesse cose, pensavo a qualcosa di più magico- si sentiva in imbarazzo per quanto fosse ignorante riguardo alle questioni del mondo magico

-Sei in un mondo parallelo di cui gli abitanti provenivano dalla terra, le tradizioni, gli usi e i costumi sono praticamente identici, l'unica cosa che abbiamo di diverso è la magia- le spiegò poi con attenzione, non doveva credere che il mondo magico fosse come un film di fantascienza o altro, doveva conoscere prima le basi.

-Allora vuoi qualcosa da mangiare? Una porta i dolci e l'altra il bere, no? – propose Evi

-Voglio i biscotti, ma quelli grandi e con l'uvetta e anche una fetta di torta alla cannella! - sembrava una bambina felice mentre parlava di mangiare e lei non riuscì a non sorridere

-A me del tè caldo, grazie- e si separarono.

Evangeline si stupì, ancora una volta, di quello che potevano mangiare. Una quantità ed una varietà di cibo favolosa, dalle uova alle brioches alla marmellata, più di cinque piramidi di biscotti fluttuavano nell'aria ed altrettante piramidi di dolci vari volteggiavano nello spazio intorno a lei come a darle il buon giorno. Ci mise quasi una vita a decidere quali dolci e quali piatti salati prendere ma tutto era invitante, talmente invitante che si ritrovò a parlare con i biscotti al burro.

-Dovrei prendervi? Ma se poi non vi mangio? No, vi lascio qua... però voglio assaggiarvi- continuava ad allungare la mano verso la piramide fluttuante per poi ritirarla verso il suo corpo, fece così qualche volta fino a che una risata non la fece voltare di scatto

-Scusami, non volevo interrompere questa tua lotta interiore ma faceva ridere- Il ragazzo più bello che avesse mai visto le stava rivolgendo la parola, forse il primo ragazzo della sua età in tutta la sua esistenza –Io te li consiglio, sono molto buoni- aggiunse schiarendosi la gola per evitare di ridere ancora

-Sembrano buonissimi, lo saranno anche! Ma ho già preso due piatti di dolci e altro, avanzerò sicuramente qualcosa-

-E allora? Prendili lo stesso, anche se li lasci qua li faranno scomparire appena la colazione sarà finita- non aveva tutti i torti ma le spiaceva sprecare del cibo in quel modo

-Ne prendo due allora, solo due- lo guardò cercando quasi un segno d'approvazione che però non arrivò

-Non ti ho mai vista e non riesco nemmeno a capire che essere tu possa essere, il colore dello stemma sulla giacca non mi dice nulla- il ragazzo si stava arrovellando il cervello per cercare di capire cosa fosse quella ragazza; una parte di lui sentiva come della repulsione verso di lei ma non sapeva proprio spiegarsi il perché

-E' un segreto- disse semplicemente mentre ridacchiava, in realtà non sapeva cosa dire e la prima cosa che l'era uscito dalla bocca era stato quello e doveva accontentarsi, era già tanto se era riuscita a parlare senza darsela a gambe

-Posso sapere almeno il tuo nome? – la curiosità aveva già iniziato a girovagare per la mente del giovane

-Oh, scusami- disse mentre gli porgeva la mano –Evangeline, piace di conoscerti...-

-Ian, mi chiamano così in questa dimensione-

-Dimensione? Hai un secondo nome allora- chiede lei ingenuamente e scatenando una piccola risata in lui, che si fermò solo quando capì che lei non stava affatto scherzano

-Wow, sei veramente nuova di qua. I nomi dei celesti e dei dannati non vanno mai rivelati, per questo mi chiamano Ian. Per loro non ho un nome, non nella loro lingua almeno- riuscì a spiegarle prima di venire chiamato da una voce fredda e dura –Scusami ma il capo chiama, ci vediamo in giro ed è stato un piacere- le voltò le spalle e prese a camminare appena dietro al ragazzo che l'aveva chiamato.

La sensazione di brivido freddo spiacevole che l'aveva colpita non appena aveva sentita quella voce stava scemando e una curiosità insensata stava montando in lei ed osservò con interesse la figura del proprietario di quella voce: capelli scuri e abbastanza corti, spalle dritte, quasi rigide e portamento sicuro. Qualcosa in quei due ragazzi la disturbava ma la faceva sentire, allo stesso momento, agitata in un modo quasi piacevole.

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