Capitolo Ventotto

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Quindi fuggire non era servito. Aveva lasciato il suo mondo per venire scoperta e messa in pericolo, aveva lasciato Emily e tutti i suoi cari al di là di quel portale magico che ora rimpiangeva di aver varcato. Non voleva morire, iniziò a dare la colpa a quel mondo, a quella magia di cui poteva fare a meno, poteva evitare di conoscere tutto ciò, restare nell'ombra come sempre aveva fatto e stava anche funzionando, se Emily non l'avesse presa con sé sarebbe fuori pericolo.

Questi pensieri le si formarono nella mente, la paura la stava mangiando dall'interno e sapeva che non era colpa di Emily, lo sapeva.

Se non fosse stato per quella donna ora non avrebbe ricostruito parte del suo passato, della sua famiglia e ritrovato certi amici, non avrebbe scoperto sé stessa come stava facendo da quando era lì, si stava liberando di tutto ciò che la teneva ancorata a terra nel mondo comune; in quel posto l'avrebbero trovata prima o poi e uccisa senza pietà, lì aveva una possibilità, un piano sicuro ed un luogo sicuro.

Pensieri contrastanti si andavano a creare e non potendone parlare ad alcuno doveva cavarsela da sola, chissà cosa sarebbe successo a parlarne, non voleva nemmeno immaginare la paura negli occhi di Annabeth.

-La barriera sta già aumentando, le guardie le avvertirò in segreto appena sarai uscita da qua, devi restare una sconosciuta per loro e domani preparati ad un allenamento stancante, so che oggi sei stata male ma capisci anche te perché bisogna accelerare le cose-

-Si, grazie mille per avermi ascoltata e reagito così in fretta, la prossima volta saprò come comportarmi e ne parlerò subito con lei-

-Grazie, ora cerca di andare dritta a letto che domani non voglio vederti nuovamente in infermeria- la ragazza annuì accennando un sorriso tirato, era pronta alla scarica di pensieri che l'avrebbero colpita durante il corso della notte.

Non era passato molto da quando aveva lasciato la sala da pranzo, non si sentiva di cenare ma voleva stare in compagnia, la faceva stare più tranquilla e in sicurezza avere vicino persone genuine e solari come i suoi amici e per questo si incamminò verso la sala, la paura non l'avrebbe bloccata così.

-Eccola che torna- sentì in lontananza la voce di Cassidy

-Si, ma non stressarla ora, lasciale la sua privacy- Matthew, un angelo sceso in terra per lei

-Non le dico nulla, vero Evangeline? Io sono brava con te, non ti stresso, vero?- le disse supplicandola vedendola avvicinarsi alla panca fluttuante

-Cass, se non fossi stressante non saresti te- e rise con Matthew -e come mai siete qua anche voi?- disse indicando i due abissali uniti al suo gruppetto

-Ti abbiamo vista andare via tutta crucciata, Hale ti ha vista particolarmente sconvolta, così siamo venuti a chiedere se stessi bene, dopo oggi non vogliamo trovarti ancora a terra-

-Grazie per la preoccupazione, sto bene- non era per nulla convincente e lo sapeva, qualcuno di loro lo notava anche dalla sua aura mentre un'altra figura seduta con lei la osservava dritta negli occhi, la studiava e cercava di capirla e forse ci riusciva anche, troppo in soggezione decise di non scontrare mai lo sguardo con il suo.

-La mia amica sta bene e ovviamente non lo direbbe a voi, marrani! Io, la sua compagna di stanza, non che la sua migliore amica esistente in tutti i mondi, scoprirò cosa l'affligge- Ann era stata anche troppo teatrale ma le strappò, anche lei, un sorriso sincero.

Evangeline si sedette tra di loro, un senso di sicurezza l'avvolse e riuscì a calmarla, iniziava a capire cosa doveva fare.

Non era mai stata una ragazza troppo ferma, le piaceva conoscere e scoprire, sfidarsi per raggiungere qualcosa di nuovo e prese quelle situazione come qualcosa in cui migliorarsi, doveva solo allenarsi e sudare.

-Di che avete parlato mentre ero via?- chiede sorridente

-Inizialmente eravamo preoccupati, questi due ficcanaso si sono aggiunti quindi doppia preoccupazione e poi Ann si è messa a parlare di te, di quanto fossi forte e che avresti risolto tutto- fece il resoconto Cass -peccato che non sei il centro delle nostre discussioni ed Ann è partita a chiedere dei nostri famigli, delle nostre guide-

-La scorsa volta non ne abbiamo parlato ma che guida hai trovato ad aspettarti, Hale?- quel giorno nemmeno lui aveva parlato della sua guida e a pensarci ora era incuriosita

-Nulla di che, non so bene la stirpe da cui deriva ma è un rettile-

-Dio, mi fanno senso quei cosi, sono tutti viscidi e con la lingua biforcuta- Ann fece una faccia schifata facendo ridere Ian

-I serpenti sono messaggeri- intervenne Matthew -non sono per forza cattivi-

-Non sembrano tanto buoni e poi sono tutti viscidi-

-Te non hai un ippocampo? Sono pieni di squame e sono viscidi anche loro- continuò Cass

-Ma è così carino, super colorato e sembra un cane-

-In che modo può sembrare ad un cane?- Hale era il più stranito di tutti, non sembrava che i due si sopportassero molto

-E' come un cane dico io, non lo so ma mi ricorda un cane-

-Va bene, non iniziamo una lite sul 'come un ippocampo possa essere un cane'- Evangeline si mise in mezzo ridendo -e i rettili hanno il loro fascino, giusto Hale?-

Non sapeva perché lo stava integrando così tante volte nel discorso ma non gli spiaceva tanto, forse avrebbe capito qualcosa in più riguardo la ragazza, la sua specie e al segreto che custodiva tanto gelosamente. Tutti avevano sentito l'ondata di aria che li aveva colpiti quando lei aveva sbloccato qualcosa e quella non era solo aria pulita, qualcosa intaccava quell'energia positiva dal cuore, dalle radici, era qualcosa di radicato in lei.

Il gruppetto passò la serata in sala da pranzo, l'aula comune era gremita di studenti di ogni anno e genere ed i ritardatari erano costretti a restare seduti in dove avevano mangiato poco prima se non volevano vagabondare per i corridoi; il tempo passò velocemente, si divertirono e si andò a creare un clima talmente leggero che Evangeline quasi non credeva alla notizia che la preside le aveva dato, tutto le sembrava al posto giusto, semplice e familiare ma prima o poi doveva tornare il silenzio.

Aveva passato ore in compagnia di tutti i suoi amici ed ora stava tornando in camera con la sua compagna, era stranamente silenziosa, forse stava pensando anche lei.

-Vai a lavarti, sei più veloce, io ci metto una vita e lo sai- le disse appena entrate in camerata

-Sicura che non ti fa niente aspettare?-

-Figurati, almeno dopo non mi sento in colpa per averti fatta aspettare troppo-

-Come vuoi, a tra un attimo allora- e chiuse la porta del bagno dietro di sé.

Annabeth si sedette sul letto, non le era chiaro nulla, Evangeline aveva dei segreti e lo sapeva ma questi la stavano mangiando viva e non sapeva più cosa fare, voleva alleviarla, aiutarla e farle dimenticare di tutto ma come poteva se lei stessa non le diceva cosa aveva? Non poteva aspettare con le mani in mano, non voleva vedere la sua amica svenire nuovamente perché privata dalle sue energie.

Evangeline, dal canto suo, era ancora con la schiena appoggiata alla porta e respirava piano, il calore del bagno era rilassante ma i suoi nervi erano tesi, molti dei suoi incubi e di quegli occhi si riflettevano nello specchio ed aveva paura a passarci davanti; dopo qualche minuto prese dei bei respiri come ad incoraggiarsi, passò lo specchio senza guardare il suo riflesso ed accese l'acqua calda della doccia, talmente calda che il vapore coprì in pochissimo tempo il vetro dello specchio e rese le pareti scivolose. L'acqua bollente doveva calmarla e aiutarla ma a quanto pare rese più vive le paure nella sua mente, quelle che aveva accantonato, un senso di angoscia e paura l'avvolse ed in poco tempo singhiozzò senza freni, mise una mano sulla bocca per evitare che Annabeth la sentisse.

Il suo unico pensiero era forse egoistico o dettato dalla sopravvivenza che l'attaccava alla vita: non voglio morire.

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