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era ormai ora di pranzo quando trovai la forza di uscire da quella stanza.
avevo raccolto da terra i vestiti del giorno precedente e mi ero infilata nel bagno annesso alla stanza, mi ero preparata velocemente e, dopo aver fissato la porta per un po', un profondo respiro, avevo girato la maniglia ed ero uscita.
il corridoio era quasi inesistente, mi ritrovai praticamente in salotto, da quel punto potevo vedere tutto l'appartamento compresi i due proprietari che erano seduti l'uno accanto all'altro sugli sgabelli dell'isola della cucina e che parlavano con aria molto seria. Non si accorsero subito di me. sentii il mannaro, il ragazzo dalla carnagione più scura, dai capelli quasi castani e con quei fantastici occhi verdi da togliere il fiato che si era presentato la sera prima come Kol "dovremmo andare a controllarla" affermò con qualcosa che sembrava impazienza nella voce "lasciala stare, ha bisogno di tempo per capire in che casino si è cacciata" controbattè il vampiro, Victor, quel gran pezzo di uomo dalla pelle chiarissima, gli occhi di un fantastico grigio azzurro, e quei capelli in cui avevo adorato affondare le dita la notte precedente. allontanai quei pensieri. Non era il momento di mettersi a fantasticare sul sesso che avevamo fatto. solo a pensarci mi imbarazzavo. Non avevo avuto molte esperienze in precedenza e di certo mai con due uomini insieme o con qualcuno come loro, solo con umani. ora ne ero certa, non avevo mai visto nessuno dei miei precedenti partner cambiare il colore degli occhi o estendere le zanne.
essere redarguito dal vampiro non piacque per nulla a Kol, che emise un verso simile ad un ringhio e ribbattè con tono infastidito "perché tu sei un vero esperto in materia vero? sai esattamente quello che è meglio per lei." si beccò un'occhiataccia dal vampiro ma proseguì "non dovremmo lasciarla sola, dovremmo esserle di supporto" affermò, "non le puoi stare incollato, lasciala respirare e non essere così possessivo" lo riproverò nuovamente Victor. poi successe tutto di colpo. gli occhi di Kol divennero di un giallo brillante con pagliuzze verdi, ringhiò come un animale pronto ad attaccare, il vampiro estrasse le zanne ed emise un suono come quello di un gatto che soffia contro un nemico, solo estremamente più minaccioso.
intuii che erano sul punto di saltaresi addosso, e non in modo sexy. me ne avevano parlato, la sera prima tra le varie confidenze e un bicchiere di vino e l'altro, era uno dei motivi per cui avevano bisogno di un terzo, che poi ero finita per essere io. mi avevano spiegato le loro motivazioni, all'incirca, a quel punto della serata ero già brilla e il mio cervello cominciava a lavorare a rilento. in quella città c'era in atto una specie di progetto pacifista, o una cosa del genere, per cercare di integrare le varie comunità sovrannaturali, c'erano voluti anni, ma alla fine erano stati selezionate delle coppie, il criterio di scelta non mi era stato spiegato. le regole erano semplici stare con la persona che ti era stata assegnata, viverci insieme, conoscerla. il genere di relazione che i due avrebbero instaurato era a loro scelta, si poteva coinvolgere altre persone, come nel caso di quei due, l'importante era che gli altri coinvolti appartenessero ad altre razze. tutta quella storia era finita con quei due che non la smettevano di litigare ed erano arrivati al punto di saltarsi alla gola a vicenda, in qualche modo avevano deciso che gli serviva qualcuno che riuscisse a fare da paciere, entrambi volevano una femmina, entrambi volevano che la suddetta femmina fosse disponibile ad una relazione con entrambi, ma non avevano trovato nessuno di adeguato fino alla sera prima. me.
di nuovo erano presi a litigare e neanche mi avevano vista, non che fosse sorprendente, non mi ero mai ritenuta abbastanza da attirare gli sguardi altrui, almeno fino a quella sera,quando li avevo zittiti. ne erano rimasti piacevolmente colpiti, per la prima volta da mesi, di comune accordo, avevano deciso qualcosa cioè parlarmi. sorprendentemente nelle due ore di conversazione che avevamo portato avanti non avevano discusso neanche una volta, quello li aveva convinti. ero quella giusta.
come facevo a sapere tutte quelle cose? semplice, me le avevano dette loro, mentre proponevano ad una me che aveva bevuto troppo, di essere la loro donna. illustrandomi per bene tutti i vantaggi, vitto, alloggio, libero accesso al loro conto corrente, loro due, a letto, con me. in quello stato mentale non mi ero preoccupata più di tanto, neanche quando mi avevano detto chiaro e tondo che una volta detto si di non mi potevo più tirare indietro, qualunque cosa fosse successa, per qualsiasi motivo. me lo avevano detto, che non sarebbe stata una passeggiata, per la loro gente sarei stata a tutti gli effetti la loro moglie o una cosa del genere, mi dovevo occupare di loro, ora che ero lucida e li vedevo ringhiarsi contro comprendevo che sarebbe stata un'impresa non da poco, avrei dovuto interagire con il loro mondo, cosa che non avevo mai fatto prima.
sospirai. ormai era tardi. ormai ci ero dentro fino al collo, non mi sarei dovuta preoccupare dell'affitto o delle bollette ma, ora avevo un mannaro che aveva appena distrutto a mani nude un coltello per il pane, spezzandolo in due come se il metallo fosse stata carta, e un vampiro altrettanto forte, che non riuscivano a stare nella stessa stanza e con i quali avrei dovuto passare il resto della mia vita.
per l'ennesima volta mi ripetei che mi ero cacciata in un guaio enorme, dal quale non c'era via di scampo. come avevo potuto essere così sciocca? la risposta era semplice, alcool e due uomini strabelli che mi invitavano da loro...
"ragazzi..." chiamai entrambi, stemperando la loro aggressività sul nascere. Non sapevo che altro dire così rimasi zitta mentre facevo qualche altro passo verso di loro.
ormai c'ero dentro, tanto valeva svolgere i miei compiti per bene.

la città dell'unioneWhere stories live. Discover now