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fu un tacito accordo quello di non riprendere subito il discorso lasciato in sospeso sulla notte della veglia. dopo la conversazione avuta quel pomeriggio avevamo bisogno ristabilire un equilibrio. non avevamo mai affrontato un discorso del genere, non ci eravamo mai parlati di sentimenti o cosa significavano per gli altri. ci eravamo limitati a vivere il momento, almeno per quanto mi riguardava e credevo loro avessero fatto altrettanto. ora avevo i miei dubbi in proposito. non passavamo ogni singolo momento insieme, non potevo sapere di cosa quei due parlassero in mia assenza, con ogni probabilità tra di loro quel discorso era venuto fuori in precedenza, non che io ne sapessi qualcosa. non avevo chiesto. non mi sembrava giusto, sapevo che per loro era importante avere degli spazi privati, proprio come lo era per me. avevano visto, fatto e vissuto troppo, per la maggior parte del tempo in solitudine, per poter essere in grado di condividere tutto. lo capivo.
ci avevamo messo un po' ma, dopo circa dieci giorni dalla nostra prima discussione e dalla dichiarazione di relazione fatta dal vampiro, avevamo deciso di fare qualcosa come... coppia? fidanzati? amanti? non sapevo quale fosse il termine corretto per descriverci o se ne esistesse uno. in pratica fu un appuntamento.
nel pomeriggio andammo in centro per una passeggiata e una cioccolata calda per me e Kol, Victor rimase seduto accanto a noi a parlare, poi andammo a cena, anche stavolta il vampiro non mangiò ma la cosa era normale, per finire con un cinema.
erano quasi le nove e stavamo aspettando di entrare in sala quando il cellulare di Victor cominciò a squillare, si allontanò dalla cacofonia dei presenti in attesa per rispondere e, quando tornò aveva un'espressione abbastanza strana. sembrava infastidito, incuriosito e di umore meno sereno di pochi minuti prima, compresi il motivo quando ci spiegò chi era al telefono e cosa voleva: erano quelli del progetto e volevano che l'indomani ci presentassimo, non avevano specificato orario dandoci libera scelta a tal proposito, per discutere di qualcosa di una certa importanza. non avevano specificato nulla sulla questione, ma di certo non poteva essere nulla di buono se ci convocavano a quel modo.
poco dopo entrammo in  sala, il nostro umore era meno vivace, ma come biasimarci? dovevamo di nuovo avere a che fare con quella gente, nonostante ciò ci godemmo il film.

il trattamento che ricevendo fu decisamente su un altro piano. vennimmo fatti accomodare con garbo in sala di aspetto, ci chiesero persino se volessimo qualcosa, rifiutammo, gli altri presenti ci salutarono con educazione ed evitarlo di guardarci per tutto il tempo. non aspettammo più di cinque minuti prima che una coppia, un uomo in giacca e cravatta, con gli occhi da gatto, gialli con la pupilla allungata anziché tonda, e una donna in completo gonna e camicetta con i capelli di un verde confetto strettamente legati, ci venissero a chiamare e chi chiedessero di seguirli. lo facemmo. i miei due uomini, ora che avevamo chiarito la natura della nostra relazione miei mi sembrava l'aggettivo più adeguato per descriverli, si scambiarono uno sguardo incuriosito alla vista dei due, ma li seguirono e io fecinaltrettanto. ci portarono in un bel ufficio, spazioso e ben illuminato, era molto accogliente nella luce del primo pomeriggio. non ci fecero sedere alla scrivania, ma su un comodo divano bianco, loro sedettero su un divano identico di fronte a noi, sul basso tavolino che ci divideva c'erano alcuni fascicoli ben tenuti e in perfetto ordine.
"grazie per essere venuti con così poco preavviso" esordì la donna dopo che ci fummo tutti seduti. non rispondemmo nulla, ma loro non sembrano aspettarsi qualcosa da noi "se siete d'accordo vorremo completare l'iter della relazione tra di voi e sistemare i documenti per poi spiegarvi il motivo che ci ha spinto ha chiamarvi e convocarvi con tanta urgenza" propose la donna. accettammo.
l'iter si rivelò un vero e proprio interrogatorio, rivolto a me. era cominciato con cose semplici, come il mio nome e la mia data di nascita, la donna leggeva le domande io rispondevo e lei scrivava quello che dicevo su uno dei fascicoli, probabilmente era il test che mi avevano dato la volta precedente e che non avevo fatto. poi le domande erano diventate sempre più personali e imbarazzanti. vollero sapere di tutto, studi, vita sociale, famiglia, salute, rapporti amorosi, sesso. quando quella tortura finì ero rossa per l'imbarazzo e non riuscivo a togliere gli occhi dalle mani che avevo poggiato sulle cosce. con mio sgomento non era finita lì, affrerrarono un altro fascicolo e cominciarono a bombardaci di domande private sulla nostra relazione, stavolta rivolte a tutti e tre, arrivarono addirittura a chiederci dettagli sulle nostre pratiche sessuali. mi rifiutai di rispondere, i due uomini dissero qualcosina, ma nulla che mi infastidì.
ci volle circa un'ora e mezza prima che fosse tutto finito, alla notizia non riuscii a trattenere un sospiro di sollievo e le mie spalle si rilassarono immediatamente.
"ora passiamo alle questioni serie" annunciò l'uomo "ieri, in serata, è arrivato un reclamo ufficiale alla nostra attenzione." annunciò lui in tono decisamente serio "ci è stata inoltrata una denuncia interazziale nei vostri confronti" allungò alcuni fogli spillati in direzione dei due uomini seduti ai miei lati, li presero, li lessero, scorrendo da pagina a pagina e incupendosi sempre di più. mi preoccupai e non poco. quando finirono poggiarono i fascicoletti sulle proprie gambe e rimasero in silenzio a fissare i due di fronte a noi in silenzio, mi sembrò infinito ma non lo fu, passarono pochi secondi poi l'uomo riprese a parlare "come potete vedere le accuse sono abbastanza serie e di certo non possono essere  considerate erronee vista la situazione" di nuovo silenzio. non ci stavo capendo nulla, cosa che ultimamente succedeva anche troppo spesso. non mi piaceva. "cosa sta succedendo? di quali accuse parlate?" domandai a tutti i presenti, sperando che almeno uno mi dicesse qualcosa. a cedere fu la donna "sono stati denunciati per il furto di una Benedetta" mi informò, con il tono di chi ha spiegato una cosa importante ma che a me non diceva nulla "cosa?" domandai con il tono di chi non ha capito proprio nulla. se avessero parlato in un'altra lingua forse ci sarebbero state più possibilità che arrivassi da qualche parte.
i due sconosciuti si lanciarono uno sguardo perplesso, poi mi guardarono come se fossi una decerebrata e poi lanciarono delle occhiate ai miei uomini. se prima non ci stavo capendo nulla ora ci capivo ancora di meno. "potete scusarci? dovremmo parlare in privato" li informò Victor, i due annuirono e se ne andarono lasciandoci da soli. Kol fu il primo ad avere una reazione. scatto in piedi e cominciò a percorrere la stanza a grandi falcate, sembrava sul punto di esplodere. Victor gli andò accanto, fermandolo, parlottarono per un po', non riuscii a capire una sola parola, poi si girarono entrambi nella mia direzione, con espressioni tese e scure. "dobbiamo parlare di una cosa"
poi la bomba fu sganciata.

la città dell'unioneWhere stories live. Discover now