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mi svegliai che era metà mattina. in quegli ultimi giorni mi ero data parecchio da fare e la sera prima il programma era stato cena fuori, cinema e poi eravamo andati a ballare fino alle due.
quel sabato sera era il giorno di Kol e Victor, quindi mi ero data alla pazza gioia. non mi ero fatta mancare nulla, neanche il sesso rumoroso, a beneficio di Niall, che poteva sentire tutto dalla camera degli ospiti, aveva un ottimo udito.
ignorai l'elfo seduto sul divano, la donna sulla poltrona che osservava come mi rapportassi con i miei conviventi, che da due erano diventati tre, e mi diressi spedita alla cucina, dove Kol mi aveva preparato da mangiare. doveva essersi messo ai fornelli da almeno un ora, la porta del forno accostata significava che i cornetti ripieni di cioccolato bianco e lamponi li aveva cotti da poco.
la tavola era imbandita per due, me e lui, Victor era uscito, dato che non lo vedevo da nessuna parte. riempì una tazza di acqua bollente e fece il giro dell'isola per venirmi incontro. "giorno" salutò portandomi la tazza di tè caldo. la presi ma la ignorai. mi alzai in punta di piedi e lo baciai. un bacio dolce ma anche passionale. quando ci separammo lui emise una leggera risatina molto mascolina. mi portò a tavola, dove facemmo colazione come due sposini novelli, con lui che mi imboccava e io che facevo altrettanto, scambiandoci bacetti ed effusioni, senza dimenticare la parte delle frasette un po' zozze sussurrate all'orecchio.
ignorammo Niall per tutto il tempo, anche quando, i vari bacetti si erano fatti più profondi ed intensi, quando gli tolsi la maglietta, che in casa lui non portava mai, e Niall reagì rompendo la tazza che aveva in mano sbattendola a terra. mi aggrappai alle sue spalle e gli permisi di portarmi in camera, avvolgendogli le gambe intorno la vita. il resto della mattinata lo passammo a letto, a coccolarci e parlare, con la musica che piaceva ad entrambi, ma che sapevo l'elfo odiava, a coprire le nostre voci quando, tornato Victor cominciammo a parlare.
sapevano che volevo usarli per far uscire fuori di testa Niall, mi sorpresa che non si arrabbiarono, al posto loro la consapevolezza che qualcuno mi stesse usando mi avrebbe dato fastidio ma per loro non fu così. Kol la trovava una cosa divertente, Victor la riteneva la scelta più pratica per scoraggiarsi o, per lo meno fargli capire che io non ero disposta ad assecondarlo.
era metà pomeriggio quanto Tom bussò alla porta per comunicarmi che era arrivato il turno di Niall.
ne avevamo parlato, io non volevo uscire con lui, ma come avevano detto o due non potevo tirarmi indietro, così mi vestii con un paio di jeans e una maglietta, mi sistemai i capelli, presi borsa e giacca e seguii l'elfo fuori casa.
non gli rivolse la parola nel viaggio in auto, arrivati al centro commerciale neanche lo guardai in faccia, girammo alcuni negozi, comprai un paio di scarpe e un paio di vestiti, Niall voleva pagare per me ma prima ancora che mettesse mano al portafoglio avevo cacciato fuori la carta che mi avevano dato Victor e Kol, carta che fino a quel momento avevo usato esclusivamente per la spesa, e dopo aver pagato gliela mostrai, in modo che leggesse l'intestazione.
eravamo a cena quando finalmente la situazione si smosse. seduti ad un tavolo in un ristorante tranquillo, uno di quelli vegani perché non voleva avere nulla a che fare con la carne o derivati animali, con al tavolo accanto il sempre vigile Tom, decise di aprire bocca. era praticamente la prima volta che lo faceva da quando si era trasferito.
"vuoi continuare a fare l'offesa ancora a lungo?" domandò, all'arrivo della mia insalata. grazie al cielo non se ne era uscito prima, non volevo mi rovinasse il buonissimo risotto al tartufo che avevo ordinato.
poggiai la forchetta che fino ad un istante prima era a mezz'aria e diretta alla mia bocca, un paio di foglioline verdi finirono fuori dal piatto ma le ignorai. "l'offesa?" ripetei indignata. non riuscivo a credere che  non capisse. "tu davvero credi che abbia messo il broncio come una bambina a cui è stato proibito di mangiare le caramelle?" chiesi. si limitò a guardarmi, con quello sguardo che diceva chiaramente che era proprio quello che pensava. "ti rendi anche solo vagamente  conto di quello che mi hai fatto tu e la tua gente?" chiesi "ci siamo assicurati la tua sicurezza e abbiamo fatto in modo che crescessi adeguatamente" rispose del tutto calmo. lo fissai sconcertata per alcuni secondi "mi avete mentito, manipolato, usato. mi considerate un oggetto e quando finalmente trovo qualcuno con cui sto bene e che mi piace siete venuti a rovinare tutto." rinfacciai. "non essere melodrammatica" controbattè mandandomi completamente fuori di testa per la rabbia "non ti permettere" l'intera stanza calò nel silenzio, tutti si formarono a fissarlo, clienti e personale "io ero felice, lo ero per davvero, neanche mi ricordo se ho mai avuto delle così belle sensazioni a scaldarmi il cuore prima di incontrarli. tu hai fatto a pezzi la fiducia che avevo in te, ti credevo un amico, ti consideravo il fratello che non ho mai avuto, e tu mi hai solo usata, mi hai sempre e solo considerata un oggetto da possedere, non sono melodrammatica. io con te ho chiuso, se potessi ora sarei a casa tra le braccia di chi conta davvero, non qui, dove neanche posso mangiare quello che voglio, non con te, perché il solo guardarti in faccia mi fa ribrezzo. potrai anche costringermi a venire con te, ma tu per me sei morto. non puoi farti perdonare, non puoi aspettare che mi passi, tu hai distrutto ogni briciolo di affetto che provavo nei tuoi confronti e più vai avanti più ti odierò. hai mandato a puttane la mia vita, mi hai costretto a rimpiangere di essere nata nella mia famiglia e stai cercando di portarmi via Kol e Victor. te lo dico in modo chiaro e stampatelo bene in testa: io non voglio avere nulla a che fare con te, voglio che tu te ne vada e non doverti rivedere mai più." mi alzai da tavola, presi la borsa e mi guardai intorno sotto lo sguardo basito dei presenti, Niall sembrava sconvolto, forse aveva cominciato a capire che aveva combinato un casino di proporzioni epiche.
"qualcuno mi dia il mio cappotto e mi riporti a casa subito" ordinai lasciando la maggior parte dei presenti ancora più sconvolta di prima, ma tra di loro non erano tutti umani, e quelli che non lo erano colsero la palla al balzo.
uno dei camerieri mollò su un tavolo un vassoio così velocemente che fece rovesciare un bicchiere di acqua di uno dei clienti e poi corse verso il guardaroba. due uomini ed una donna scattarono in piedi e si offrirono di scortarmi "Diana, smettila, questo tuo atteggiamento é immaturo ed imprudente" mi rimproverò Niall, sconvolto dalla situazione  "credi?" domandai fulminandolo con uno sguardo "sapete chi sono e con chi vado a letto?" domandai. una donna vestita di bianco cominciò a tossire dallo sconcerto "certamente" garantirono, mi tirai verso Niall e lo fissai "e sapete cosa vi succederà se vi permettere anche solo di sfiorarmi o essere sgarbati, vero?" Niall sgranò gli occhi. non mi aveva mai visto così, nessuno lo aveva mai fatto, ma avevo cominciato a capire quanto valessi. la vita con quei due bellissimi uomini, uomini che mi avevano scelto, aveva aumentato la mia scarsa autostima, la storia della Benedetta e tutta quella gente che ultimamente mi sbavare dietro mi avevano fatto capire che avevo un certo margine di potere. non era tanto, ma ero piuttosto convinta che ne avessi abbastanza da poter chiedere un passaggio.
mi girai ed esaminai i tre volontari, solo uno dei quali aveva in mano le chiavi dell'auto. era un uomo alto, indossava un completo elegante, con tanto di fermacravatta e gemelli, al suo tavolo una donna con un volgarissimo vestito rosso pieno di brillantini e con una scollatura così profonda che era un miracolo che non si vedesse nulla di compromettente. il piatto di lei era mezzo vuoto, lui invece non aveva ordinato nulla "vampiro?" domandai "si" confermò. mi infilati la giacca che il cameriere mi porgeva e afferrai il  cellulare dalla borsa. "bene, andiamo e, per tua informazione, sto informando Victor che mi stai riportando a casa" il tizio sgranò leggermente gli occhi per un istante, ma si ricompone immediatamente "sarà un onore farle da autista" detto ciò usciamo dal ristorante. l'auto si rivelò essere sportiva e con solo i due posti anteriori, quando arrivammo sotto casa ad aspettarmi c'erano tutti e due, che mi abbracciarono e riportarono in casa. una bella parte di serata la passarono ad ascoltare quello che era successo e le mie lamentele.
erano tutto ciò che mi restava, ormai non riuscivo più a considerare la mia famiglia come tale, non la vedevo più come quel qualcosa di protettivo in cui rifugiarmi, lo stesso per Niall. mi restavano solo loro.

la città dell'unioneTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang