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le settimane seguenti erano state un delirio. tutti i giorni incontri con il mediatore e quella schiera di gente, alcune volte avevamo addirittura incontri aggiuntivi con gli avvocati o il mediatore. ero molto più che stufa. ero profondamente schifata.
tutte quelle brutte riunioni si erano concluse con un nulla di fatto, per lo meno ora sapevo di più su cosa ognuno volesse da me. gli elfi volevano tenermi in una delle loro proprietà, ci ero stata qualche volta da piccola. era una grande villa che fungeva anche come centro di ritrovo per tutti gli elfi della città. aveva un gigantesco giardino, scuderie e persino un bosco. desideravano che trascorressi la mia vita lì, in modo che potessero ammirare i miei gesti come se fossi stata una statua da contemplare, trovavano che fosse una fonte di ispirazione per loro l'attrazione che suscitava una Benedetta. il solo pensiero mi faceva schifo e la consapevolezza che usassero il passato dei miei uomini come scusa per sostenere che non fossi al sicuro con loro mi rendeva furiosa. vedere i miei genitori mi stringeva il cuore in una morsa di tristezza e amarezza. non riuscivo a credere  che mi avessero tenuto tutto segreto nonostante fossero consapevoli del fatto che fossi stata barattata come un oggetto quando neanche loro erano ancora stati concepiti. Victor e Kol volevano solo non essere accusati di niente. ero già  loro, sia per scelta che per contratto, quindi la cosa non lo preoccupava, i loro capo non volevano macchie sul nome dei loro gruppi, quindi avevano tutte le intenzioni di far vincere i due uomini, tanto più che una Benedetta come amante di uno dei loro era un bel onore. i pacifisti non volevano mandare l'intero programma a gambe all'aria per aver permesso a due cattivi soggetti loro associati di rubare una Benedetta. volevano quindi che non ci fossero più accuse, come raggiungere questo risultato non gli interessava poi molto. i miei genitori volevano che tornassi a casa perché non mi recitavano in grado di prendere decisioni autonome e io volevo solo non essere considerata un oggetto ma una persona, maggiorenne e in grado di fare scelte quale io ero. come se tutto ciò non bastasse l'intera comunità sovrannaturale della città voleva che restassi. a quanto sembrava avere tra di loro una Benedetta aumentava il prestigio di quella città e di chi ci viveva.
non volevo mai più sentir parlare di Benedetti in vita mia. ne avevo abbastanza.
uscii furente dal palazzo. non aspettai chi mi seguiva e Scansano bruscamente i curiosi che aspettavano novità, quella era stata l'ultima riunione, il mediatore aveva preso una decisione e se non avesse funzionato saremmo finiti tutti in tribunale e ciò significava che tutto quel macello sarebbe diventato esponenzialmente peggiore.
praticamente corsi, nonostante i tacchi fino al bar più vicino, quando vidi il tizio al bancone fidarmi a bocca aperta non tardai a capire che non era umano. ultimamente succedeva spesso e non si preoccupavano più di fingere che fossi normale. gente che non conoscevo e mai avevo visto si offriva di regalarmi cose se guardavo le vetrine, mi scortavano se facevo una passeggiata, una donna di era persino offerta di pagarmi la.spesa al supermercato, il più imbarazzante era stato un uomo che avevo incontrato al reparto femminile di una profumeria e si era offerto di rifornirmi gratis di assorbenti.
ordinai da bere in modo piuttosto sgarbato, ma il tizio non ci fece caso, lasciò la bottiglia di rum accanto al bicchierino e mi disse di servirmi a piacimento. la bottiglia appena aperta era una di quelle costose e sapevo già che se non avessi insistito non mi avrebbe fatto pagare.
avevo appena mandato giù il secondo bicchierino quando mi trovarono. c'erano tutti, Victor, Kol, Niall, Alissa e Tom. i primi due si avvicinarono subito a me, gli tri tre rimasero da parte, vicino la porta "cara..." Victor non aggiunse altro non c'era nulla da dire e lo sapeva benissimo. battei un dito sull'orlo del bicchierino  e il barista me lo riempì. non aveva fatto altro che fissarmi da quando ero entrata, sapevo che non avrebbe osato neanche toccarmi, nessuno lo avrebbe mai fatto e non solo per paura dei miei uomini, farlo sapendo che ero di qualcun altro sarebbe stato come rubarmi. nessuno rischiava.
tracannai il terzo bicchierino e poi mi buttati tra le braccia di Kol, stringendolo come se fosse la mia fonte di ossigeno, il vampiro ci mise poco ad accostarsi a me e stringerti le mani intorno ai fianchi, per poi depositarmi un bacio sulla testa "abbi pazienza" mi mormorò con le labbra ancora tra i miei capelli "basta che li ignori" aggiunse il mannaro. mi scossi leggermente da lui e mi tirai indietro per asciugarmi una lacrima di rabbia.che mi aveva bagnato una guancia. fu così che lo vidi, o meglio la vidi, la sua espressione. Niall era a dir poco furente. non voleva che stessi con loro, non voleva che provassi qualcosa per nessuno, non ci voleva vedere vicini. l'idea mi arrivò come un lampo, pura cattiveria e collera, sentii il mio viso sorridere, il modo in cui Kol mi guardò mi fece capire che dalla mia espressione non traspariva nulla di buono.
mi avevano messo dei controllori per stabilire con chi fosse meglio che io stessi, mi avevano imposto di avere tra i piedi l'uomo che mi considerava una proprietà? benissimo. avevo appena deciso di fargliela pagare. Niall avrebbe rimpianto la sua decisione di denunciare i miei uomini e costringermi a tornare indietro.
"si" sostenni girandomi verso Victor "andrà bene" mi fissò ad occhi sgranati, poi gli afferrato la giacca e lo tirai verso di me per poterlo baciare con passione.
si, sarebbe andata bene, per il prossimo anno, tempo stabilito per decidere a chi dovessi essere affidata in caso non ci fossero stati incidenti, Niall avrebbe sofferto come più potevo farlo soffrire.

la città dell'unioneWhere stories live. Discover now