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non era accaduto nulla di particolare in quelle tre settimane che avevano diviso l'inaspettato incontro con Niall dall'inizio delle feste.
avevo sistemato tutto secondo tradizione, il braciere al centro del soggiorno, i vitigni con gli appositi fiori bianchi, i tizzoni sempre accesi, il manto bianco sopra il letto, fissato al soffitto. avevo cominciato a cucinare giorni prima, i preparativi dovevano essere abbondanti e fatti in anticipo, non era concesso dedicarsi a quel genere di cose durante la settimana di festa e bisognava fare in modo che eventuali ospiti fossero ben accolti.
i primi giorni furono frenetici. non mi era mai successo di trascorrere i festeggiamenti un modo così intenso. mi piaceva. lo adoravo.
nei primi tre giorni non avevamo messo piede in casa, passando da una festa all'altra, spostandosi da un locale al successivo. trovai che fosse bellissimo, la vera essenza dei festeggiamenti. non restare da soli, divertirsi e godere di ogni minuto, lasciarsi andare, dimenticare per alcuni giorni le regole della società e trascorrere in allegria il tempo con chiunque si incontrasse. durante quel tempo non importava chi si fosse, cosa si facesse nella vita, in quei giorni si era semplicemente persone intente a dire addio al tempo che era trascorso in quell'anno, a ciò che si era fatto e provato, visto e sentito, e ad invocare il favore degli dei per il futuro che ci attendeva, le esperienze che avremmo fatto, sacrificando loro non solo offerte materiali bruciate nel fuoco del braciere ma, sopratutto quei giorni di gioia, leggerezza e quei festeggiamenti, quello che provavamo, che vivevamo che sentivamo nel corso di quella settimana di festa.
in quei primi tre giorni eravamo tornati a casa solo per cambiarci d'abito e fare le offerte per poi uscire di nuovo e tornare a festeggiare. avevamo dormito a stento e molto poco.
il quarto e il quinto giorno eravamo rimasti in casa, per la precisione a letto, alternando sessioni di sesso ad un necessario e ristoratore sonno.
ci alzammo tardi, era ormai passato mezzogiorno ed  eravamo in pieno pomeriggio quando sentimmo il suono del citofono. mi infilati la prima cosa che trovai nell'armadio, pantaloni di una tuta nera e una felpa grigia e mi precipitai alla porta mentre i due uomini borbottavano assonnati e cominciavano a muoversi dal letto.
non feci caso a chi ci fosse fuori, neanche controllai, ero troppo assonnata e non mi rendevo bene conto di ciò che stavo facendo. in mente mi balenò l'ipotesi che potesse trattarsi di qualche conoscente dei due uomini che sentivo muoversi in camera. aprii la porta e la lasciai accostata, mentre mi trascinai in cucina per prepararmi una tazza di tè, versai un bel po' d'acqua in un bollitore e lo misi su un fornello che accesi.
fui fortunata a fare le cose in quel modo, quello che accadde circa un minuto dopo mi sconvolse abbastanza.
mi stavo legando i capelli con un elastico quando la porta si aprì.
ero seduta su uno sgabello dell'isola della cucina quando un coro di voci che esclamavano un "sorpresa!" entusiasto mi fecero girare in quella direzione bloccandomi nel gesto di passare i capelli nell'elastico. rimasi paralizzata e a bocca aperta a fissare i miei genitori, mia zia, mia cugina con suo figlio e il marito e, infine, Niall, che partecipava con la mia famiglia ai festeggiamenti da quando ne avessi memoria. dire che era un amico di famiglia era riduttivo, era stato accanto ai membri della mia famiglia per generazioni, ormai era come se ne facesse parte. non che questo spiegasse il motivo della loro presenza. ero sconvolta e ci misi un po' prima di realizzare cosa significasse. la mia farsa era finita, stavano per scoprire tutto, non potevo inventarmi qualcosa, non con la loro roba in giro per casa, con le giacche appese hai ganci vicino la porta, le chiavi nel piattino, le scarpe ancora in giro dopo i festeggiamenti, delle quali non ci eravamo preoccupati durante i giorni a letto, la camicia di Victor sul divano, i pantaloni di Kol proprio fuori la porta della camera da letto.
la mia educazione battè la sorpresa e la paura, costringendomi a sorridere, alzarmi, lasciando perdere i capelli mal legati, e andare alla porta per poter abbracciare tutti i miei parenti più stretti e salutarlo appropriatamente.
rimanemmo abbastanza tempo impegnati nel salutarci sulla soglia di casa che l'acqua cominciò a bollire e di conseguenza il bollitore cominciò a fischiare. i miei due conviventi  emersero dalla stanza facendo calare un silenzio sconvolto sui presenti che li fissavano a bocca aperta. Victor si diresse in cucina e spense il fornello, aveva un'espressione di sollievo in viso che mi faceva capire che il fischio persistente gli aveva dato parecchio fastidio alle orecchie. Kol rimase vicino alla porta, era uscito con indosso solo un paio di pantaloni della tuta e a petto nudo, con un calcio fece sparire i pantaloni dentro la camera da letto "quale vuoi?" si limitò a chiedere il vampiro, mostrando due confezioni di tè "verde" mormorai per spezzare il silenzio pesante che si era venuto a creare "voi?" chiese a nessuno in particolare. Kol si aggregò a me, decidendo di attraversare la stanza e andarsi a sedere su uno degli sgabelli dell'isola per sorseggiare la sua bevanda calda. io rimasi paralizzata per una manciata di secondi nei quali guardai i miei familiari con evidente imbarazzo e sensi di colpa nell'espressione e nello sguardo, poi il mio campo visivo si spostò sui due in cucina che mi guardavano in silenzio, in attesa che facessi qualcosa, la tazza di tè poggiata sul pianale dell'isola. "volete entrare?" domandai in un sussurro agli ospiti, loro lo fecero dandomi l'opportunità di chiudere la porta. li invitai a sedersi dove desideravano e loro si sistemarono chi sul divano chi intorno al tavolo da pranzo. andai verso l'isola e presi la mia tazza. Victor l'aveva già zuccherata come piaceva a me, mi conosceva e lo dimostrò anche agli altri,e io dimostrai di fidarmi abbastanza da bere senza prima chiedere, una cosa che facevo sempre anche con mia mamma. non che in quel momento ci avessi fatto caso, non che avessi abbastanza lucidità per pensare a sciocchezze simili. in quel momento avrei tanto voluto che in quella tazza non ci fosse un buon tè caldo, ma tanto, tanto alcol.

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