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la notizia mi colse totalmente alla sprovvista. Non seppi come reagire, non ero sicura di cosa volesse dire, non ne sapevo abbastanza di tutta quella storia del progetto pacifista per capire quello che succedeva, senza contare che erano ormai sei giorni che non facevo altro che rispondere alle telefonate di parenti stretti che cercavano di convincermi a tornare per le feste. dalla telefonata che avevo avuto con mia mamma non facevano altro che chiamare, non sapevo più come fare per dire di no senza dovermi inventare qualche bugia.
per questi motivi quando quei due mi dissero che eravamo stati convocati per un controllo e che probabilmente volevano parlare anche con me, nonostante non ci fosse stata una richiesta, e che quindi dovevo andare con loro mi limitai ad un noncurante "va bene" seguito da un disinteressato "quando?" l'inaspettata risposta fu un secco "tra un'ora e mezza, usciamo al massimo tra quaranta minuti."
sbiancai. erano pazzi? li guardai sconvolta, eravamo seminudi a farci le coccole sul divano, o meglio, io accarezzavo la testa di Kol seduto a terra tra le mie gambe, lui mi strusciava il viso contro una gamba, come avrebbe fatto un gatto, mentre mi massaggiava un polpaccio, Victor mi abbracciata il busto e guardava la televisione, come noi due, con il mento appoggiato sulla mia testa e le mani strette intorno alla mia vita. avevamo affittato un film e per sceglierlo ci erano voluti due giorni. quei due da soli non riuscivano neanche a decidersi su cosa guardare, ma alla fine ero riuscita a metterli d'accordo.
fermai il movimento delle mie dita tra i capelli di Kol e mi scostai da Victor per potermi girare e guardarlo "quaranta minuti?" domandai tra lo sconcertato e l'irritato, per tutta risposta mi porse uno smartphone aggiungendo "hanno mandato un messaggio ora e se convocano io e Kol dobbiamo andare" spiegò, lasciandomi guardare lo schermo del telefono.
lessi il breve messaggio, c'era una data ed un'ora, il mittente citava associazione dei rompicoglioni  mi spiegai la dicitura riconoscendo il cellulare di Kol. io ero stata salvata come mia sexy rossa e Victor come mia sexy sanguisuga.
sbuffai e mi precipitai in bagno, rischiando di cadere un paio di volte mentre cercavo di rimettermi in piedi dato che avevo inciampato nel mannaro.  mi feci una doccia a velocità record, e altrettanto velocemente mi asciugato i capelli e mi vestii. presi il primo paio di jeans e la prima maglietta dell'armadio della camera che condividevo con quei due, mi infilai calzini e scarpe. quando arrivai in soggiorno loro erano già pronti, le giacche addosso e la mia aperta per aiutarmi a metterla, Victor mi si accostò e quasi me la infilò a forza e Kol continuava a guardare il cellulare sbuffando e giocando con le chiavi dell'auto che reggeva nell'altra mano. feci in tempo appena a prendere la borsa e il cellulare, poi venni letteralmente trascinata fuori dal vampiro.
il percorso non fu problematico, trovare parcheggio fu un incubo e dovremmo farci un pezzo di strada quasi correndo per arrivare in orario. o meglio, io quasi dovetti mettermi a correre, loro due si limitavano a camminare ad una velocità umanamente impossibile, mentre si lamentavano di come quell'uscita non gli andava giù. nessuno dei due voleva andarci e si vedeva.
riuscii a riprendere fiato una volta raggiunta la meta. mi ritrovai da sola, seduta su una comoda poltrona, in una sala d'aspetto dove una donna mi aveva accompagnata dopo avermi separato dai due uomini. così mi ritrovai lì, del tutto spaesata, in mezzo ad altra gente seduta in attesa come me. alcuni parlavano, altri leggevano delle brochure che erano sparse su un tavolino di vetro poco distante. sembrava una normalissima sala d'attesa, niente di particolare così come le altre persone sembravano annoiatissime persone che aspettano il loro turno. la mia pazienza cominciò a scemare una manciata di minuti dopo il mio arrivo.
ci vollero ben quindici minuti prima che un uomo che neanche riuscii a vedere in faccia mi portasse alcuni fogli sistemati su una cartellina rigida, una penna e se ne uscisse con un "compili il questionario"  quando alzai lo sguardo su di lui, con le carte in mano, il tizio si era già voltato e si stava allontanando. ero tentata di tirargli dietro tutto quello che mi aveva appena lasciato, ma mi trattenni. scossi la testa e sospirai irritata guardando quei fogli, qualcuno ridacchiò. alzai lo sguardo e mi ritrovai davanti una bellissima donna dai capelli platino e gli occhi che sembravano due smeraldi, un omone grosso come un armadio, dall'aspetto piuttosto minaccioso, una donna sulla quarantina che sedeva da sola e altre tre persone, che sembravano essere sole come lo ero io, che si affrettarono a voltarsi e fingere di non avermi guardato.
la donna platino e quella sulla quarantina mi sorrisero.
"sei nuova?" domandò la prima, sembrava cordiale e lo stesso l'altra. risposi di si è cominciammo a chiacchierare. erano aperte e non ci misi molto a sapere che il questionario veniva dato prima di un eventuale colloquio per essere archiviato con quello della coppia a cui mi ero unita, che la donna platino, una fatata, ipotizzai, faceva coppia con il colosso, non avevo idea di cosa fosse, e che l'altra stava aspettando il ritorno della sua coppia, un maschio e una femmina, per potersene andare. erano così intente a parlare di loro ed a spiegarmi come funzionavano le cose che passai circa mezz'ora ad ascoltarle senza proferire parola e senza che mi facessero domande. purtroppo non potei proseguire così. alla fine ci fu la fatidica domanda "e tu?" toccava a me parlare ma non mi andava proprio di condividere cose private con dei perfetti sconosciuti, tanto più che ero quasi sicura che volessero solo avere materiale per spettegolare. rimasi sul vago "non c'è molto da dire, li ho incontrati poco più di un mese fa, sono due uomini e mi ci trovo bene" conclusi stringendomi nelle spalle, per segnalare che non avevo altro da aggiungere a tal proposito. mi fecero poche altre domande, vollero sapere cose come se erano attraenti o come si comportavano con me, se erano dolci o se erano scostanti, non mi chiesero i nomi, non mi chiesero le razze, sarebbe stato contro le regole.
riuscii a chiudere la conversazione poco più tardi asserendo di dovermi dedicare al questionario. a stento scrissi il mio nome, non ne avevo voglia e non lessi neanche la prima domanda. sentii un sibilo. alzai lo sguardo e guardai esterefatta la scena, i tizi in attesa lanciavano tutti occhiate astiose, ostili e spaventate nella stessa direzione. segui i loro sguardi con il mio. a ricevere quei sentimenti negativi erano i miei due uomini. stavano parlando con un tizio, e attraversavano a passo lento la grande stanza. Non li avevo mai visti così. erano freddo, gelidi. si ergevano sul tizio che li precede come se lui fosse un insetto e loro fossero pronti a schiacciarlo sotto una scarpa. quasi non li riconobbi. erano le loro facce ma non c'era nulla degli uomini che avevo conosciuto in quel mese.
Victor era il più serio tra i tre ma sorrideva, spesso, gli piaceva tenermi tra le braccia e infilare il viso nell'incavo del collo e inalare il mio odore, diceva che sapevo di caldo, del caldo che ti abbraccia il cuore e ti fa sentire felici. Kol, d'altro canto era sempre una fonte di risate, era un giocherellone malizioso che riusciva sempre a strapparmi una risata. spesso aspettava che mi rilassassi, magari leggendo un libro o davanti il televisore per saltarmi addosso e  attaccarmi con il solletico facendomi ridere a crepapelle fin quando non decideva di averne abbastanza e non mi portava a letto. erano stati affettuosi con me entrambi, a modo loro, sin dal primo giorno. il modo in cui guardavano quel tizio e poi scrutarono gli altri presenti era completamente estraneo al mio concetto di loro, così freddo, minaccioso e altolocato.
fu un attimo, pochi secondi, ma nel momento in cui mi videro quell'atteggiamento almeno in parte si infranse.  mi lanciarono uno sguardo gentile, i loro occhi sorrisero nonostante i loro volti non cambiarono espressione, poi si votarono verso il tizio che parlava e il loro sguardo tornò di nuovo alieno, avanzarono e furono fuori dal mio campo visivo e io dal loro.
quello che accadde a quel punto fu un disastro.

la città dell'unioneWhere stories live. Discover now