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mi rifiutati di parlare di ciò che era successo, di ciò che avevo fatto, del sogno e di ciò che vi avevo compiuto all'interno. non volevo, non me la sentivo, ma questo non mi impedì di rifarlo nei giorni seguenti. quando chiudevi gli occhi finivo sempre lì, nella stanza grigia con lui e in qualche modo lo facevo soffrire. non riuscivo a fermarmi dal continuare. ero così piena di rabbia e risentimento che quella era l'unica cosa che non mi permetteva di impazzire.
avrei volentieri continuato quella mia attività, in clandestinità come avevo fatto in quelle settimane, intrufolandomi di tanto in tanto anche nei sogni della cara mammina di Niall, ma non mi fu permesso.
accadde un pomeriggio, mentre ero impegnata a rimettere in ordine l'armadio, con Victor e Kol al piano di sotto per accertarsi che non succedesse nulla. qualcuno bussò alla nostra porta. non me ne curai e lasciai perdere la cosa, non mi interessava chi fosse, se ero invischiata nell'argomento mi avrebbero chiamata, e fu proprio così che andò, una manciata di minuti dopo.
scesi di sotto e mi sedetti su una poltrona, il vampiro e il mannaro erano di fronte a me con sguardo serio e preoccupato, cosa che mi agitò. era forse successo qualcosa? di nuovo? tanto per cambiare.... aspettai che dicessero qualcosa, con un magone crescente in petto, sicura che fossero brutte notizie di qualche genere. non sbaglia poi molto
"cosa hai fatto?" domandò in tono severo Victor. la cosa mi lasciò spiazzata e doveva apparire dalla mia espressione perché il vampiro continuò "questa" è mi fece vedere una busta e un foglio di carta, entrambi apparentemente raffinati "è una richiesta ufficiale di colloquio di pace, proveniente dagli elfi della tua città natale, nel quale si specifica che l'argomento per il quale ci pregano di concedere loro il colloquio è discutere sulle rispettive posizioni e chiarire che non hanno mosso contro di noi e che sperano che cessiamo le ostilità nei loro confronti prima che la situazione precipiti" raggelò mentre lui faceva un profondo respiro per restare calmo e controllato "quindi, cosa hai fatto? di che ostilità parlano? perché nessuno in città ha mosso un dito contro di loro e neanche noi" concluse.
aprii e chiusi la bocca per una manciata di secondi, senza riuscire a dire nulla, la voce bloccata in gola. non riuscivo a trovare le parole, o il coraggio di dirle sotto i loro sguardi severi. alla fine, ce la feci, raccontai tutto e le loro reazioni furono tutt'altro che  concordi con il mio comportamento.

ed infine eccomi qui, in un posto dove non volevo trovarmi con persone che non volevo vedere. era finita in quel modo, con me che mi beccato una ramanzina di livello epico, con un Victor così infuriato da non riuscire a smettere di muoversi in cerca di una valvola di sfogo che non fosse mettermi le mani al collo, e Kol immobile come non lo avevo mai visto prima, silenzioso e con la faccia scura.
erano passati solo pochi giorni da quando avevamo ricevuto la lettera ma gli elfi si erano dati da fare è avevano subito organizzato tutto, eravamo in un casolare a metà strada tra le rispettive città, io con i miei due uomini e Niall con sua madre, nessun altro. loro non volevano che si sapesse che stavano chiedendo una tregua perché non avevano idea di come fermarmi e noi non volevamo che si sapesse cosa ero davvero.  avevamo tutti troppo da perdere in quella faccenda.
seduta su un comodo divano a fiori, davvero orribile, con i miei uomini uno per fianco stavo difronte ai due elfi accomodati su un identico divano. ci guardavamo un po' male, ma per il momento io e Niall non avevamo aperto bocca. non avrei voluto farlo, dire qualcosa, purtroppo non riuscii a trattenermi. "nessuno qui vuole ostilità contro l'altro, ma ci avete seriamente fatto del male" notò con voce calma l'elfa. la fissai stizzita "sul serio?" non riuscii a trattenermi "voi accusate me di avervi fatto del male?" domandai incredula "voi mi avete considerata una cosa per tutta la vita, avete mandato dei mercenari in casa nostra ad uccidermi, un elfo a maledirmi ed infine mi avete rapita, drogata e quasi fatto chissà cosa è io vi avrei fatto del male?" rimasi un istante in silenzio per riprendere fiato per poi continuare "giusto per essere chiari, io vi ho solo rimandato indietro il dolore che voi avete fatto patire a me" specificai "noi non abbiamo mai fatto nulla del genere, nessuno di noi ha mandato qualcuno per farti alcunché" affermò contrariato Niall "te lo hanno messo in testa loro?" Victor e Kol non la presero bene, per nulla "come ti permetti..." cominciò il mannaro ma lo interruppi prima che potesse finire la frase "non osare" Urali scattando in piedi "volevano che ti risvegliassi e lo hai fatto, lo hai fatto anche troppo. lo hanno fatto per questi. ammettilo" accusò, lasciando basiti i miei amanti, che non avevano idea di cosa stesse parlando, non riuscii a capire cosa pensasse sua madre di quella conversazione, era impassibile come sempre "no" gli gridai contro "tu non sai nulla, non parlare di ciò che non conosci, non è così che funziona, non è così che agiamo. loro possono solo sostenermi mentre io vivo la mia vita" ed io posso fare lo stesso. sei tu, voi che mi avete messo in questa situazione, voi mi avete portata al limite, voi che mi avete cresciuta come uno strumento, loro non hanno fatto altro che guardare e aspettare che io seguissi la mia strada, sperando che portasse a loro e quando è successo mi hanno valutato a capire cosa fossi davvero, chi fossero loro." conclusi infuriata come poche volte prima. non riuscivo a credere che dessero la colpa a loro, persone uccise molti secoli prima della mia nascita, forse persino delle loro. "io vi ho solo fatto sentire il dolore che voi, con i vostri gesti, avete fatto provare a me. ora che posso farlo, farlo concretamente lo ho fatto. vi restituito ciò che voi avete dato a me, se voi considerate  mio atto un'aggressione allora come dovrei considerare ciò che voi avete fatto a me, ciò che voi mi avete fatto passare per sentirmi in quel modo se non un'aggressione?" domandai. ci fu silenzio, un lungo silenzio nel quale io e Niall, gli unici in piedi che si fissavano in cagnesco, restammo, per l'appunto in piedi a fissarci in cagnesco. poi la sua espressione cambiò non sapevo come, non capivo cosa provava oltre la rabbia ma quelle poche parole che seguirono mi sconvolsero nel profondo, più di quanto avessi mai potuto immaginare  "è  per evitare questo era stato proibito a tutti di farti sapere dei Benedetti, in città" lo disse con malignità, perché era una cosa cattiva. crollai a sedere su quel bruttissimo quanto comodo divano a stampa floreale, ormai consapevole di ciò che aveva effettivamente detto.  la consapevolezza di essere una Benedetta era solo il primo tassello di un grande puzzle che portava noi a scoprire cosa eravamo. un lento percorso di cui io avevo saltato alcune tappe. senza la consapevolezza dei Benedetti non c'era accesso ai sogni, senza sogni non si potevano incontrare gli antenati, le guide, non era possibile viaggiare, prima inconsciamente poi volontariamente, non si poteva trovare l'accademia, non si aveva accesso alla storia che lì era custodita. senza quel piccolo, all'apparenza sciocco, dettaglio noi non avremmo mai avuto un futuro. la mia vita sarebbe stata un solitario susseguirsi di giorni nei quali gli elfi si sarebbero goduti la mia presenza. avevano cercato di sopprimere la mia intera essenza e, cosa più grave, loro sapevano tutto. di me, di noi, di ciò che in realtà ero. sapevano tutto.

ciao
voglio scusarmi immensamente per non aver più aggiornato. ammetto le mie colpe e vorrei spiegarvi che ho avuto, oltre a dei casini assurdi, anche davvero poca immaginazione e, seppur sapevo come volevo impostare questo capitolo, non riuscivo a mettere per scritto le mie idee. per questo vi chiedo scusa e spero vivamente che questo capitolo non vi faccia troppo schifo.
ora, so che forse mi darete della pazza, e si, forse un po' lo sono, ma volevo informarvi che ho ricacciato dai meandri del mio pc una vecchia storia che ho scritto anni fa è  conclusa e pubblicherò più volte la settimana i capitolo, se vi va di dare uno sguardo, mentre aspettate che vado avanti qui, mi farebbe piacere un bacione a tutti e mi raccomando commentate

la città dell'unioneOù les histoires vivent. Découvrez maintenant