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ed eccoci di nuovo al punto di partenza. avevo il libro ma non avevo la minima idea di come leggerlo. le scritte sembravano decorazioni astratte curvilinee.
ormai era a una settimana che non facevo altro che sbatterci la testa, la prima cosa che facevo quando mi svegliavo era aprire il libro e provare a capirci qualcosa fino a quando non andavo a dormire. cominciavo a diventare isterica per la frustrazione.
da brava studentessa, in incognito, andavo a fare colazione nella mensa, andavo alle lezioni mattutine e poi in biblioteca per i compiti, non che li facessi, in tutte le mie attività l'unica cosa che facevo era provare a decifrare quelle maledette scritte. non avevo avuto successo ed ero in alto mare.
ormai il mio comportamento aveva attirato l'attenzione generale dell'intero istituto, gli studenti non facevano altro che infastidirmi cercando di avere informazioni e gli insegnanti avevano terminato la pazienza. e fu proprio l'insegnante di storia che non resse più la situazione è per primo sbottò "signorina" dal suo tono irato compresi che aveva insistito parecchio per attirare la mia attenzione, non che la cosa mi importasse più di tanto. "cosa mai assorbe la sua attenzione facendola venire meno alla spiegazione? se non è interessata può anche uscire" alzai lo sguardo e lo fissai per qualche secondo. come se potesse importarlo qualcosa stare in quell'aula. avevo già conseguito quel titolo di studio, ero lì solo per non sembrare troppo strana. "se riesce a spiegarmi come si traduce questo...." a quelle parole la classe scese in un silenzio agghiacciante e l'insegnante divenne palazzo dalla rabbia. non potevo dargli torto. comunque, prese le mie parole come una sfida intellettiva e avanzò fino al mio banco per dare uno sguardo al libro, borbottando qualcosa sull'essere un esperto di lingue antiche. quando vide le scritte sbiancò e non seppe che pesci prendere. sospirai "come immaginavo" sospirai, forse un po' troppo ad alta voce ma, con solo due ore di sonno a notte quasi non connettevo piu. misi il testo della lezione in borsa e mi alzai con il volume illeggibile in mano "mi trovo un posto più tranquillo per continuare" detto ciò me ne andai sotto lo sguardo sconvolto dei presenti. una cosa del genere, in un luogo del genere, non si era mai sentita, ma non mi importava. dovevo sapere. non tanto per gli avvertimenti o per un bisogno di verità, quanto più perché dovevo capire.  capire come, perché, la mia vita ordinaria avesse preso una piega del genere. non ce la facevo più ad arrancare ed esprimi ad un mondo che sembrava sapere su di me più di quanto io stessa sapessi. dovevo sapere, dovevo capire chi ero.

la biblioteca  a quell'ora era sempre vuota, in effetti sarebbe stato stano il contrario. nel primo pomeriggio, subito dopo pranzo a nessuno sano di mente viene in testa di mettersi a studiare quando lo si può fare dopo un bel riposino rigenerante. ovviamente questo discorso non valeva per me. dopo essere uscita dalla classe mi ero infilata in biblioteca ad esaminare il libro e non ne ero più uscita. non avevo idea di che ore fossero, o quanto tempo ci avessi passato. ormai cominciavo a perdere il contatto con la realtà e sapevo che se non mi fosse venuta una qualche idea, strategia o roba simile, in testa le cose sarebbero andate peggio. dovevo capire cosa diceva.
"cosa leggi?" quando alzai lo sguardo verso il ragazzo, forse dell'ultimo anno, quindi di circa 18 o 19 anni, decisamente troppo giovane anche solo per farci un pensierino, che mi guardava con quello che doveva essere uno sguardo ammaliatore, fu come cadere dalle nuvole. non mi ero neanche accorta che fosse entrato. mi limitati a fissarlo, non connettevo più la lingua con il cervello. andavo parecchio a rilento.
"deve essere importante se sei scappata da lezione" notò. lo guardai per un altra manciata di secondi prima di riuscire a dire un semplice "già" al quale lui riuscì comunque a trovare qualcosa da ribattere. al suo posto io non ci sarei riuscita. "magari posso aiutarti, in camera mia ho mi testi che possono essere utili" a parte il fatto che era palesemente una proposta di altro genere, qualcosa che con lo studio aveva ben poco a che fare, non potei fare a meno di notare le figure alle sue spalle. le espressioni severe erano piuttosto chiare, non solo avevano sentito il commento, ma erano piuttosto irritati per alto. "potrei farci un pensierino, ma dovresti prima chiedere a loro" con la testa accennai alle sue spalle e non mi servì guardare la sua espressione per sapere che era impallidito. quei due avevano l'aria di voler uccidere qualcuno e il fatto che si diriggessero verso di noi non aiutò molto la sua tranquillità "tuoi conoscenti?" domandò incerto sul da farsi o su cosa aspettarsi. "si, qualcosa del genere" ammisi. non aggiunsi altro perché erano arrivati al grande tavolo di legno al quale.ero seduta e mi fissavano con espressione severa. "non hai pranzato" Victor era tutt'altro che felice quando mi fece presente la suddetta cosa. rimasi in silenzio, non sapevo cosa dire. "abbiamo parlato" questo non prometteva nulla di buono "non stai riposando, e ora salti i pasti. devi smetterla" le parole del vampiro mi lasciarono a bocca aperta, aveva ragione, lo sapevo, ma... già, c'era sempre quel gigantesco ma di mezzo.
"te la faremo semplice: o ti alzi, vieni in camera, mangi qualcosa e poi ti addormenti o ti ci porteremo di peso, ti costringermi a mangiare e ti invieremo a letto con la forza" disse in modo sbrigativo Kol "devi dormirci su  e poi, a mente lucida potrai riprendere a lavorarci" quelle parole furono come una mattonata in testa. mi aprirono un mondo. dormirci su equivaleva a sognare. sognare equivaleva all'accesso al mondo onirico, un accesso diverso a quello di chiunque altro, qualcosa che avevo solo io e quelli come me. scattati in piedi con passo deciso e svelto mi avvicinai al mannaro. gli afferrai la faccia con le mani e la avvicinai al mio viso "sei un genio, non puoi immaginare quanto ti adoro" poi gli stampai un bacio sulla bocca, sotto lo sguardo attonito dei pochi studenti presenti. "cosa?" domandò interdetto, completamente ignaro dei miei ragionamenti. gli sorrisi "ci devo dormire su" mi fissarono per qualche secondo interdetti, poi collegarono. ma non aspettai che dovessero o facessero nulla. "vi adoro" esclamai sorridendo come una scema, presi unicamente il libro lasciando lì la mia roba e corsi nella nostra camera. addormentarmi fu semplice, nonostante il mio cuscino fosse un grosso libro, ero sfinita. la parte difficile arrivo quando cominciai a sognare. quando fui catapultata a rivivere l e memorie del libro.

la città dell'unioneWhere stories live. Discover now