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era il nostro solito luogo di incontro, il giardino con il gazebo. ormai era una abitudine, cominciata da chissà chi dei due, era difficile stabilirlo nel mondo onirico, lui aveva accolto e istruito me è io avevo fatto altrettanto con lui, per noi il tempo poteva essere molto relativo, ma non quella volta. mi bastò un'occhiata per saperlo, camminò con passo deciso, lento ed espressione grave fino alla sua sedia e si accomodò senza emettere suono. per dei lunghi momenti rimanendo completamente in silenzio, poi ruppi il ghiaccio "gli uomini hanno preso una decisione?" chiesi senza girarci intorno. sarebbe stato inutile "si, ma vorremmo  sapere cosa hanno scelto le donne" annunciò e non potei biasimarlo per la sua reticenza e curiosità. era una cosa grossa, così grossa che avevo passato gli ultimi tre messi nel mondo onirico a discutere con le altre nel tentativo di trovare un accordo. era stato difficile, all'inizio la mia era stata solo una idea, una possibilità. ne avevo parlato con altre in cerca di opinioni e consiglio, non ci era voluto molto prima che tutte lo sapessero. una buona parte era decisa nel farlo. altre erano indecisi o neutrali e poi c'erano quelle che non volevano spingersi a tanto. ci eravamo riunite tutte in un unico luogo, un posto immenso e strano, totalmente diverso da qualsiasi cosa avessi mai visto, in parte era costituito da diversi tipi di ambienti esterni, in altra parte era una gigantesca stanza senza uno stile architettonico preciso e con un po' di tutto dentro, cambiava per ogni nostro desiderio o necessità, facendo sparire e apparire ciò che volevamo o ci serviva. era stato strano all'inizio, ma era stato anche bello, c'era qualcosa di ognuna di noi.
nel mezzo di quella discussione ero stata incaricata di informare l'altro rosso, anche gli uomini dovevano sapere, anche loro dovevano decidere  e se entrambi i gruppi avessero espresso la stessa opinione avremmo scelto quella strada, altrimenti avremmo dovuto pensare ad altro.
ed ora eccoci lì io e lui i due rossi, i primi a sapere cosa avremmo fatto, quelli che lì avrebbero guidati.
"noi vogliamo agire. alla fine ci siamo trovate tutte concordi sul fatto che abbiamo il diritto di esistere, che il nostro popolo ha il diritto di esistere, a prescindere da cosa ne pensano i razzisti." risposi in tono sicuro "e tu che ne pensi?" sospirai, quello era un altro discorso. voleva la mia opinione in quanto persona non per ciò che ero "voglio stare con loro" ammisi " voglio vivere, avere una possibilità di futuro, scoprire cosa il destino ci porterà, vorrei continuare a guardarli sorridere, insieme, per sempre, non ho mai visto nulla di più bello che loro due, quando gli basta uno sguardo per capirsi e un sorriso per dimostrare all'altro quanto tengono a lui" confessai. sospirò "lo so" ammise "noi viviamo d'amore e complicità" di nuovo un sospiro. " noi siamo con voi, lo faremo" mi informò in tono grave "ma ora sta a te. sei tu l'unica sangue, tocca a te dirigere le danze, e cosa più difficile salvarci dalla rivolta" aveva ragione. ora arrivava la parte difficile, ed era solo l'inizio di quella gigantesca e assurda faccenda che avevo appena messo in atto. lo vidi scomparire senza neanche salutare, non me la presi, proprio come me ora aveva una gigantesca mole di lavoro da svolgere.

non mi svegliai ancora per parecchio tempo. furono molte le cose da fare e, non riuscii ad impedirmi di farmi coinvolgere da tutte quelle questioni. presenziai ogni  addio, accompagnai passo passo i sopravvissuti alla rivolta, li aiutai a nascondersi ed organizzare il necessario per coloro che sarebbero nati nei secoli e millenni successivi. spiegai a migliaia di noi cosa dovevamo fare, cosa avrebbero dovuto fare, senza poter parlare loro della rivolta, li lasciai scegliere, senza potergli dire quali conseguenze avrebbero avuto le loro azioni e a cosa sarebbero andati incontro in base alle loro scelte. gli avevo dato solo due possibilità: continuare le loro vite come niente fosse oppure fate ciò che chiedevo, quando sarebbe stato il momento. in molti rifiutarono, li vidi morire uno ad uno, altri accettarono e potei accompagnarli fin dove dovevano andare. e poi ci furono quelli come me, nati dopo. che non avevano idea di cosa stesse accadendo e che fui costretta, in alcuni casi a girare per quelli che nella loro realtà furono anni, fin quando non giunse il momento di accompagnarli agli addii e a quello che li seguì. solo a quel punto, dopo secoli di vita nel modo onirico, dopo aver conosciuto così tante persone, che da estranei erano diventati la mia famiglia, solo dopo tutto quello riuscii ad aprire gli occhi su quello che era il mio mondo, la mia realtà, con la dolorosa consapevolezza di ciò che avevo perso e non avevo mai avuto e con la determinata spietatezza di ciò che avrei fatto e che stavo facendo per riaverlo.

ciao io
so che non ho aggiornato con regolarità e vi ho fatto aspettare troppo tra un capitolo è l'altro, mi dispiace molto e spero che non mi abbiate mandato troppe parolacce contro, non è stato un bel periodo e non avevo la forza mentale per scrivere, spero comprendiate.
comunque, scuse a parte, vorrei sapere cosa pensate della piega che ha preso la storia, inizialmente non era esattamente così che avevo previsto si sviluppasse, ma che dire, è la piega che mi sembrava giusto dargli.
spero di ricevere le vostre opinioni in proposito. un bacione e grazie per continuare a leggere la mia storia

la città dell'unioneWhere stories live. Discover now