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mezz'ora. ci era voluto tanto prima di ritrovarmi di nuovo nei guai fino al collo. stavolta era tutt'altro genere di guai. Brian era stato mandato a chiamare per visitarmi, i giornalisti erano stati mandati via e casa nostra era colma di creature sovrannaturali in cerca di spiegazioni. persino il mio oni era rimasto, uno dei pochi che era riuscito ad entrare nel salotto nel quale ero seduta, poggiato con la schiena contro una colonna del camino alle mie spalle. ero seduta su un divano, Victor e Kol accanto a me, e di fronte vedevo tutti gli altri. chi non aveva trovato spazio in salotto era in attesa fuori dalla porta aperta, occupando il corridoio e l'ampio atrio, tutti a portata di udito, tutti curiosi.
"avete assunto quell'oni?" domandò Alissa, una rappresentante del progetto. sospirai, sapevo a chi si riferiva, l'oni che avevo incontrato due anni prima alla festa e con cui avevo chiacchierato "non è quell'oni" affermai, consapevole che il soggetto in questione non era lontano, era da qualche mese che risiedeva in città, nonostante non facesse parte del progetto e rimanesse sempre per i fatti suoi, sbucava solo quando succedeva qualcosa di interessante, non era uno di noi ma non era neanche un estraneo, una posizione ambigua la sua ma nessuno ci faceva caso. non creava problemi e non dava fastidio, era l'unica cosa importante.
"e di sicuro non lo paga" asserì la voce bassa e seria del mezzo concittadino. lo vidi farsi largo tra la folla e arrivare alle spalle del divanetto occupato da Alissa. gli sguardi di tutti passarono dall'oni appena arrivato, che vestiva un completo nero con camicia rossa, senza cravatta, e quello alle mie spalle, con ancora la sua maschera spezzata indosso e le sembianze da oni. ovvero alto più di due metri e terrificante. "le ho giurato fedeltà e di servirla" furono le prima vere parole che sentii uscire dalla sua vera bocca. lo avevo sempre e solo incontrato in sogno. era la prima volta che eravamo nella stessa stanza " sono davvero curioso di sapere come sia stato possibile che una ragazzina, seppur Benedetta, sia riuscita a sottometterlo" disse l'ultima parola come fosse un'offesa, ed io non riuscii a fare altro e non esclamare "io non  lo ho sottomesso" ero indignata per il tono che aveva usato e per quello che aveva sottinteso. il mio oni non era debole e non era neanche  un soggetto da deridere o schernire. tuttavia, non mi aspettavo la reazione dell'interessato. la prese proprio male. non lo avevo mai visto così, neanche quella volta, quando aveva ucciso i miei aggressori. era stato immenso e spaventoso, ma non come ora. era davvero terrificante. sembrava più grande, come se si fosse alzato di almeno dieci centimetri, la sua stazza sembrava essere lievitata. attirava e, allo stesso tempo, emanava oscurità dal suo corpo, rendendo l'ambiente scuro e freddo, gli occhi erano raggelanti, completamente neri come due posso senza fondo e poi, al centro, come due tizzoni di brace, le pupille rosso sangue brillavano in quell'oscurità  senza fine. "ha salvato la mia vita e io l'ho votata a lei" la sua voce congelò il sangue nelle vene dei presenti, persino nelle mie, sembrava sul punto di compiere una carneficina. si accorse dell'effetto che aveva avuto su tutti e si calmò, si accostò al divano, a me, e provò a rassicurarmi "non farei mai nulla contro di te e i tuoi amanti" sussurrò con il massimo della dolcezza che la sua forma gli permetteva ovvero quasi nessuna "lo so" mormorai con un mezzo sorriso sulle labbra.
il silenzio che era calato venne interrotto da un'esclamazione basita dell'altro oni "tu sei uno di loro, tu sei lui" sembrava davvero sconvolto, lo fissava stranito e ad occhi spalancati, non capivo cosa significasse tutto ciò, e mi limitati a fissare il mio oni con sguardo curioso, come tutti gli altri. a dare spiegazioni non fu lui, ma colui che lo aveva riconosciuto "sei l'unico della tua stirpe che ha mai giurato fedeltà a qualcuno, tutti noi sappiamo chi sei e ci chiediamo perché tu lo abbia fatto, da secoli" quell'affermazione gli fece balenare alla mente qualcosa "ma è successo da troppo tempo, lei non era ancora nata quando hai spezzato la tua maschera" precisò, confuso da quelle discrepanze "si" ammise l'uomo in piedi  a pochi passi da me "lei non era ancora nata e ho ho dovuto attendere a lungo prima di poterla incontrare di nuovo, ma ciò non toglie che lei, durante quella battaglia, mi abbia salvato la vita" affermò, facendo alzare nella casa un mucchio di mormorii interdetti. nessuno riusciva a darsi una spiegazione, nessuno capiva cosa stesse dicendo. io, d'altro canto, ero intenta a riflettere sulla parte della battaglia. nel mio sogno niente mi aveva minimamente dato l'impressione che ci fosse un qualche genere di scontro in atto. il bosco era tranquillo. che si fosse spostato date le sue condizioni? forse, ma non è che potei rifletterci su più di tanto, una voce mi riportò alla realtà.
durante i miei viaggi mentali la situazione si era scaldata, e non poco, le voci si erano i tensificate e avevano alzato il volume, chiaro segno che stava per scoppiare il putiferio, poi Alissa aveva, semplicemente alzato la voce più degli altri "basta, silenzio" aveva letteralmente urlato a neanche un metro da me. mi spaventai per la sorpresa. "calmiamoci tutti e cerchiamo di capire cosa sta succedendo" concluse, guadagnando il silenzio, segno che i concittadini le davano ragione.
il mio sollievo per la mancata rissa durò poco, perché a quel punto gli sguardi si fissarono su di me in attesa di informazioni. guardai tutti i presenti su cui riuscissi a poggiare lo sguardo, consapevole che gli ascoltatori erano parecchi di più. "non so da dove cominciare" ammisi, sinceramente. come potevo dirgli tutte quelle cose? come potevo farlo? ero a dir poco terrorizzata, non solo non avevo idea di da dove cominciare ma temevo le loro reazioni. non ero sicura di potermi fidare. mi ero affezionata a tutti loro, chi più chi meno, ma quello era tutta un'altra storia. quella era la mia vita, il mio essere. ciò che ero era anche ciò che mi metteva più in pericolo.
di nuovo passai lo sguardo sulle persone che aspettavano in silenzio le mie spiegazioni, mi inumidii le labbra "dall'inizio" propose la mia interlocutrice, mentre io cercavo di capire cosa fare, cosa dire. poi la vidi.
proprio lì, di fianco al divano sul quale ero seduta. fissai quel punto ad occhi sgranati. non ci potevo credere. un'altra me era in piedi, un abito rosso ciliegia lungo e attillato sul busto, la gonna morbida, i capelli semiraccorlti, la pelle chiara e al collo la collana rossa fatta con il frammento di maschera dell'oni che mi aveva giurato fedeltà in sogno. lei, o meglio, io, mi sorrise, un sorriso rassicurante e incoraggiante, annuì. "devi" fu tutto ciò che mi dissi prima di sparire dal mio stesso sguardo. rimasi a bocca aperta a fissare quel punto, basita. e ci dovetti rimanere a lungo, perché quando mi sentii chiedere se qualcosa non andava, notai che non erano solo i miei concittadini ad essere allarmati, lo erano anche Victor e Kol. il mio oni d'altro canto era molto più calmo. "chi ti ha parlato?" domandò curioso. per lui quella non era una novità, io lo avevo sempre incontrato così. "io" mormorai "mi sono incoraggiata" aggiunsi, non volendo approfondire in quel momento la situazione già abbastanza critica senza tener conto di quella specie di visione o sogno o quello che era. sospirai e mi concentrai su altro, prima che qualcuno potesse chiedermi qualcosa in proposito a ciò che era appena successo e che avevo appena detto. c'era un'unica cosa da fare è stando a me stessa dovevo farla "è cominciato tutto quando ho scoperto di essere una Benedetta, e cosa ciò significasse." iniziai così, da li, il principio, per poi andare avanti. consapeve che i veri problemi sarebbero sorti solo quando sarei arrivata a raccontare ciò che avevo scoperto nella scuola.

la città dell'unioneWhere stories live. Discover now