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eravamo quasi tutti seduti, mia cugina passeggiava avanti ed indietro nel salotto cullando il figlio che dopo aver mangiato aveva bisogno di dormire. io mi ero rannicchiata su una poltrona e ascoltavo i discorsi incoerenti delle altre donne presenti, nessuno aveva il coraggio di sganciare la bomba, di chiedere per primo ma si vedeva che la calma non sarebbe durata molto. i loro sguardi facevano di tutto per non puntarsi sui due maschi seduti uno accanto all'altro sul divano, ma senza molto successo. si spostavano sui bicchieri che avevano in mano, le bottiglie delle bevande, gli stuzzichini, che sarebbero rimasti a disposizione per tutta la notte, ma alla fine ripiombavano sempre sui due. l'unico che non si sforzava di nascondere i suoi sguardi, o meglio, le occhiatacce era Niall. stava bevendo superalcolici, cosa insolita, era un tipo da vino pregiato. non mi sorpresi che fosse lui a sbottare per primo.
"da quanto andate a letto con lei?" l'intera stanza raggelò, nessuno aprì bocca per un tempo che parve infinito "Niall, ma che domande fai? loro sono una coppia" esclamai in un sussurro, non era una bugia ma neanche la verità "ne dubito fortemente, visto quello che sono" contavvenne lui.
quel commento indispettì Victor. non si scompose ma mi sembrò come se qualcosa in lui cambiasse, come se fosse più severo e meno il mio Victor "ma almeno sai dove ti trovi? o dai fiato alla bocca senza sapere niente?" l'occhiataccia che lanciò al vampiro fu ancora più cattiva delle precedenti "questa è la città della pace" lo informò Kol con un sorrisetto divertito dall'ignoranza del suo ospite "e questo spiega perché un vampiro e un qualche genere di mannaro riescano a stare nella stessa stanza senza scannarsi, ma non lei" probabilmente doveva significare qualcosa, ma non lo capii, mi limitai a restare in silenzio e aspettare, spesso era più veloce rimettere insieme i pezzi e le informazioni che chiedere spiegazioni, mi sarei fatta un'idea, per le spiegazioni avevo tempo.
"non vedo cosa ci sia da spiegare" si limitò a dire con leggerezza Victor sorseggiando il suo bicchiere di sangue "potete essere gli uomini più gay del mondo ma una Benedetta è una Benedetta" quelle parole che per la maggior parte dei presenti significavano qualcosa per me erano del tutto incomprensibili. ma rimasi zitta, da qualche parte il discorso doveva pure andare a parare, ma non potevo nascondere a me stessa il fatto che il modo in cui i miei familiari avevano reagito a quella parola fosse fonte di sospetto. possibile che fossi ancora una volta l'ultima a sapere le cose?
"quindi?" si limitò a controbattere Victor, del tutto calmo "non la guardare come una cosa che deve essere conquistata ma come un qualcosa che già possedete" notò, lasciandomi tra l'interdetta e lo schifata. non sapevo se si riferisse davvero ad una cosa, un oggetti, fatto che non mi avrebbe spiazzata più di tanto,ma non potevo fare a meno di avere il sospetto che non stessero parlando di oggetti ma di me. se mi aveva appena definito come una cosa da possedere non gli sarebbero bastati tutti i miei dolci preferiti per farsi perdonare. non ero sicura di poterci riuscire e basta.
Victor si lasciò sfuggire un sospiro, perfettamente studiato per inviare al suo interlocutore il messaggio che era stufo di parlare con un tizio con l'età mentale di un dodicenne "chiariamo le cose" affermò del tutto calmo e senza scomporsi, con pazienza "Diana vive qui, è il suo lavoro, ed è quello che fa, lavora e ciò significa che è nel progetto e che è stata lei a sceglierlo. nessuno dei due deve conquistare nessuno, lei ci ha ascoltato quando le abbiamo spiegato come stavano le cose, ha accettato quando le abbiamo proposto il lavoro ed era perfettamente consapevole che sarebbe stato un impegno a vita. ha accettato." lo informò, suscitando un sorriso in Kol "tu non la hai presa, la hai lasciata andare e non ti sei neanche preoccupato di garantire protezione in un'altra città, noi ci siamo limitati a parlare con l'unica femmina che da secoli osava tenerci testa e invitarla qui. non abbiamo neanche insistito, lei ci ha conquistati e poi si è unita a noi" concluse il mannaro, sbeffeggiando l'elfo che era sul punto di saltargli addosso per quelle parole. io, d'altro canto ancora non sapevo bene come prenderle, supposti che non essere stata definita come una cosa da quei due fosse già qualcosa, la parte nella quale li avevo conquistati mi piaceva ma quella del possedere non mi era molto chiara e non sapevo come prenderla, non ero mica un oggeto...
"scusate, ma parlate di lavoro, mi confonde ora, dopo questo discorso" chiese mia madre prima che Niall potesse intervenire in risposta a Kol. "voi la pagate per tenerla in casa? a che scopo? di che impegno parlate?" domandò. lei non sapeva nulla del progetto pacifista, non poteva comprendere quindi una buona parte del discorso, proprio come io non capivo completamente quello che aveva detto Niall.
"non mi pagano" ammisi anticipando Victor che dopo aver lanciato uno guardo a Kol e a me aveva aperto bocca per dire qualcosa.
gli sguardi di tutti si fissarono su di me. "noi ci siamo incontrati per caso, una sera, in un bar" ammisi, nonostante fossi consapevole di quanto fossero contrari al fatto che li frequentassi "loro litigavano, io ero depressa perché avevo perso il lavoro, l'azienda è stata chiusa" confessai "mi infastidivano con il loro vociare e li ho zittiti." raccontai "dopo di quello abbiamo parlato e mi hanno spiegato che in questa città si sta svolgendo un progetto, una specie di esperimento per migliorare i rapporti tra le varie razze, loro erano una delle coppie ma stavano avendo qualche problema, così mi hanno chiesto se fossi disposta ad unirmi al progetto come terzo, in pratica io vivo qui, ho una camera mia, vitto e alloggio gratis, in cambio mi occupo della casa e se litigano faccio da paciere" raccontai. di sicuro non potevo venirmene fuori con i racconti piccanti, quella spiegazione era più che appropriata viste le circostanze. nonostante ciò cominciavo ad avere un tarlo, Victor aveva insistito parecchio sulla faccenda del lavoro, io non avevo mai considerato quella situazione come tale, tanto più che andavamo a letto insieme, ma loro? per loro quello era una specie di optional? un bonus che offrivo o che loro offrivano a me, in base al punto di vista. la cosa cominciava a preoccuparmi.
"quindi...?" domandò mia zia, incerta su come continuare la frase "quindi sto qui, con loro, faccio il bucato, le pulizie, la spesa, cucino e poi facciamo cose normali come andare al cinema o a ballare, guardiamo la tv, se litigano li fermo e li faccio parlare e riappacificarsi. non è niente di particolarmente strano, ma visto che loro fanno parte del programma ci sono dovuta entrare anche io e quindi ora devo restare con loro e non li posso semplicemente lasciare." conclusi.
la notizia non piacque per nulla a mio padre "quindi tu sei costretta a restare qui e fare la sguattera di loro due, per cosa? una camera dove dormire e da mangiare?" ecco, non mi era passata neanche nell'anticamera del cervello quella possibile interpretazione, ne fui così sorpresa che non trovai le parole per controbattere "certo, si occupa di molte cose in casa" ammise Victor "ma non non la consideriamo affatto una servitrice, l'unica cosa che le abbiamo chiesto è di aiutarci ad appianare le nostre divergenze, ed in cambio di questo e dei lavori che svolge in casa oltre che vitto e alloggio ha pieno accesso al conto che abbiamo creato per le spese durante l'esperimento. ha la più assoluta libertà di fare ciò che vuole, non è tenuta ad alcuna spiegazione o richiesta" spiegò in modo posato il vampiro "noi non stavamo cercando una cameriera, quello che le abbiamo chiesto è semplicemente di far parte della nostra famiglia né più né meno e quando lei ha accettato il nostro compito nei suoi confronti è stato identico a quello che le abbiamo chiesto di eseguire" detto ciò il mannaro tacque. lasciando la stanza nel silenzio. sperai vivamente che nessuno riprendesse quell'argomento. era stato anche troppo pesante il discorso fatto fino a quel punto e dovettero pensare la stessa cosa gli altri, perché nessuno osò riprenderlo. sapevo che non era finita, prima o poi ci saremmo ritornati, tanto per cominciare dovevo delle spiegazioni ai miei genitori sul perché vivesse con due uomini e non avessi detto nulla, o anche perché non avevo parlato loro del licenziamento. fui sollevata quando, al sorgere del sole nessuno aveva riaperto l'argomento. facemmo le ultime offerte e recitano le ultime preghiere. sembrava che sarebbe finita lì poi, ci fu la domanda.
intorno al tavolo, con davanti una leggera colazione Niall chiese una cosa da nulla, apparentemente. "Kol e Victor, dovreste essere abbastanza vecchi da aver partecipato all'ultima guerra, eravate conosciuti in qualche modo a quei tempi?" i due risposero qualcosa in una lingua che non conoscevo e capivo, riconobbi solo i loro nomi poi niente, ma l'elfo comprese tutto, scattò in piedi e si precipitò verso di me, mi afferrò urlando che dovevamo andarcene. mi fece male, le sue dita intorno al mio braccio erano una morsa che stringeva senza tener conto del fatto che mi facesse male. "progetto o no, non ti permetto di restare con questi animali" mi urlò contro strattonandomi verso la porta con i due in questione sul punto di saltargli alla gola. quelle parole mi fecero imbestialire. strattonai la presa con forza, nonostante il dolore, e mi liberai, poi gli mollai un ceffone. tutti si ammutolirono e mi fissarono sconcertati. ero impazzita? leggevo quella domanda sui loro visi. me ne fregai "non ti permettere" gli urlai contro "non li conosci, non ci hai mai parlato, non sai niente su chi sono davvero. non osare giudicarli e calugnarli solo per i pregiudizi che sono stati messi in giro" lo rimproverai fissandolo negli occhi, stupore, seguito da un luccichio di consapevolezza spalancò la bocca un attimo per l'incredulità poi parlò "tu, lei sei tu" esclamò sorpreso lasciandomi basita "cosa?" domanda presa alla sprovvista "sei famosa, lo diventi se li difendi in pubblico." capii che si riferiva a quel giorno negli uffici. lo sapeva. sapeva tutto quello che era successo e che andavo a letto con entrambi, prima era stato un sospetto, ora ne era certo. prima credeva che agissi perché mi ero impegolata in una situazione che non avevo capito con quei due, ora sapeva che invece ci tenevo a loro. glielo lessi negli occhi, lo conoscevo da troppo per non capire quello che pensava. si girò, afferrò la sua giacca strada facendo, aprì la porta e se la richiuse alle spalle una volta uscito dall'appartamento.
mi lasciai cadere sulla sedia. merda.

wow
questo capitolo mi ha distrutto le dita, cioè mi fanno male i pollici.... non so che dire scrivere con il cell ha i suoi alti e bassi... comunque, non pensavo che sarei riuscita a finirlo così velocemente e a pubblicarlo subito ma è stato meglio altrimenti avrei cambiato idea e con essa modificato i fatti scrivendo chissà cosa, aggiungendo o togliendo qualcosa. ora, come sempre grazie per avermi letto (ora sto scrivendo con l'indice) spero vivamente di sapere cosa ne pensate del capitolo e vi prego ditemelo....
scusate sono in piena crisi da insonnia, ho dormito neanche due ore abbiate pietà e non biasimatemi per questo sproloquio. un bacio e grazissimeeeeeeeeeee

la città dell'unioneWo Geschichten leben. Entdecke jetzt