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non era propriamente esatto definirle forze dell'ordine, erano stati tutti sostituiti dai cittadini sovrannaturali, insomma, in città non vigeva più al cento percento il comune ordinamento giuridico. avevano cominciato a risolvere le cose alla loro maniera, non che ci fossero state molte cose da risolvere.

comunque sia, mi ritrovai davanti ad un tizio alto e robusto, con un po' di pancetta che sembrava avere sui cinquant'anni che mi faceva un mucchio di domande a cui io non restavo attenzione, troppo presa da quello che accadeva poco distante. io, Victor e Kol eravamo stati divisi, tre tizi muscolosi accerchiavano il mio mannaro, un altro paio di omoni grandi e grossi interrogavano Victor che sembrava sull'orlo di un raptus omicida, non capivo cosa gli dicessero ma sapevo che non era nulla di bello, mi bastava guardarlo in faccia per esserne certa. io, d'altro canto ero davanti a sto tizio, mai visto prima, quindi nuovo della città, di cui non mi sforzai neanche a sentire il nome.

inizialmente sembrò andare tutto bene, per così dire, i miei mariti erano furiosi ma si comportavano in modo civile, io ignoravo il tizio che mi parlava per controllare loro due, poi le cose degenerarono. non seppi esattamente quando lui decise che la vicinanza con i miei consorti mi stesse spaventando ed era quella la ragione per la quale non volevo parlare, ma quando se ne uscì con un "non deve preoccuparsi di parlare con noi, anzi, così facendo potremmo sbarazzarci di quegli animali molto più facilmente" che mi decisi a poggiare uno sguardo su di lui. ero incredula. a dir poco. tutti i presenti tacevano. i loro sensi sviluppati e il fatto che lui non si fosse neanche preso la briga di abbassare la voce avevano dato modo a tutti di ascoltare e dopo un primo momento di silenzio i presenti si divisero in una piccola minoranza che fissava il mio interlocutore scandalizzata e la maggior parte che con mormorii o accenni gli dava man forte. mi costrinsi ad un profondo respiro, nel tentativo di non saltargli al collo. ero furiosa, ma non mi potevo permettere di perdere la calma, a quello ci aveva pensato già il mio vampiro preferito che, nonostante i due energumeni che tentavano di fermarlo aveva fatto alcuni passi nella nostra direzione per uccidere l'imbecille di turno. lo fermai alzando una mano, solo a quel punto mi decisi a parlare, un'unica semplice parola "animali?" finalmente i presenti cominciarono a rendersi conto che le cose stavano davvero per degenerare. non avevo fantastici poteri magici, non avevo la super forza o robe del genere, avevo solo me e le mie emozioni. avevo una furia cieca e gelida che non potei far altro che buttare fuori, sapevo che effetto faceva loro, sapevo che avevo appena sommerso i loro sensi con qualcosa di molto simile a timore di morte, ma non provai neanche a controllarmi, non solo non volevo, ma non ci sarei riuscita. c'era un limite a quello che potevo reprimere e ciò che stavo provando era di un'epica misura superiore. mi ero stufata. di loro, di quella città e della gente che mi dava la caccia, di quelli che mi giudicavano o quelli che pretendevano di sapere cosa io dovessi fare, pensare o provare, di chi voleva dirmi chi amare o con chi parlare. volevo vivere a mia vita, volevo che fosse con i miei consorti e che nessuno mettesse becco nelle nostre esistenze. ero arrivata al limite.

"ora basta, mi avete stufata" le parole cominciarono a rotolare fuori senza che mi rendessi appieno conto di ciò che stavo dicendo, la misura era colma e la diga aveva appena straripato "io ho scelto di stare con loro, io ho deciso di sposarli, io sono quella che li ama e sono sempre io che li conosco." ero vagamente consapevole delle facce sbigottite dei presenti ma me ne fregai altamente "la dovete smettere e lasciarmi vivere. basta con i pedinamenti ogni volta che esco di casa, basta con la gente che mi viene a fare le offerte neanche fossi l'altare di qualche divinità, basta tenermi nascosto ciò che mi riguarda e, smettetela di criticare i miei coniugi a causa delle loro reputazioni, quando neanche li conoscete" più andavo avanti più il tono della mia voce andava alzandosi "non sono animali" ormai gridavo tanto ero infuriata "sono persone tanto quanto lo siete voi, anche se, al vostro contrario sono oneste, non denigrano gli sconosciuti solo per sentito dire, non accusano gli altri di aver violentato qualcuno." feci un altro profondo respiro nel tentativo di riprendere il controllo "non lo dirò di nuovo" affermai con voce di nuovo normale "smettetela di fare gli stronzi con loro, che fino ad ora non vi hanno mai fatto nulla" mi fermai per riprendere fiato prima di concludere ma venni interrotta "il tuo botolo pulcioso ha appena ucciso un vampiro, davanti a te, e tu dici che non hanno fatto nulla di male?" non vidi chi notò quel particolare, ma la faccia di quella persona non era rilevante, l'unico fatto importate era che ora ero ancora più arrabbiata e, anche indispettita "mettiamola così" la mia voce era troppo calma, i miei mariti lo capirono e mi lanciarono un'occhiata preoccupata "tutti voi che siete arrivati ultimamente, che, guarda caso siete quelli che creano problemi, vi siete insediati in città solo per avermi in giro, giusto?" non c'era bisogno di una risposta a tal proposito sapevamo tutti che era così "quindi possiamo affermare che sono la persona più importante della città" in molto si irrigidirono, altri cominciarono a lanciare sguardi preoccupati un po' ovunque "quindi trovo giusto mettere un paio di regole che, per una volta garantiscano la mia di sanità mentale" oltre che preoccupati ora gli sguardi erano anche incerti "niente comportamenti razzisti. mai." cominciai "niente insulti gratuiti ed immotivati. e, più importante, smettetela di prendervela con i miei mariti senza motivo, con insulti razzisti o accusandoli di avermi obbligata a stare con loro" conclusi le regole "vi avviso, se non ci lasciate vivere in pace le nostre vite, vi verrò a trovare nel sonno e non sarà bello e se non dovesse bastare, prenderò i miei mariti, le nostre cose e ce ne andremo facendo in modo che nessuno sappia dove ci troviamo e se qualcun verrà a disturbarci lascerò a Victor e Kol la scelta di come uccidervi" erano tutti più che sconvolti "ora, io ed i miei mariti ce ne andremo a casa nostra e non voglio sentire niente in proposito" afferrai la borsa me la misi in spalla e feci qualche passo verso l'uscita, mi fermai di fronte al cadavere, ancora a terra e in bella mostra "e che questo sia di lezione a tutti i coglioni che hanno nella testa qualche insulto idiota verso i miei mariti, soprattutto se lo fate nella speranza che li molli per voi" continuai a camminare e, sapevo, che accanto a me c'erano anche Kol e Victor, che li avevano lasciati andare, così come sapevo che la maggior parte dei nuovi arrivati puntava proprio a quello, denigrarli in mia presenza, nella speranza che li mollassi e fossi di nuovo su piazza. lo sapevo perché, nonostante non fosse bello, mi ero fatta un giro veloce nei loro sogni, stuzzicando i loro desideri e motivazioni di trasloco e rimanendo nascosta senza farmi vedere.

orami ro stanca di tutto quello, sospirai mentre ci dirigevamo verso casa "Stai bene?" chiese il vampiro, sapevo che Kol al momento era troppo spaventato da una pia reazione post shock a quello che aveva fatto per arrischiarsi a parlarmi senza avermi prima sondato un po' "si, pensavo solo che è ora di chiudere questa storia" ammisi ad alta voce, lasciando i due incerti e pensierosi, ma non chiesero nulla, forse temendo ulteriori spiegazioni.

rassicurai entrambi quella notte, a letto, sul fatto che la situazione che doveva essere chiusa non era il nostro rapporto e che non avrei mai lasciato Kol, nonostante quello a cui avevo assistito quella sera.

la città dell'unioneWhere stories live. Discover now