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strano ma vero le cose precedevano bene. litigavano poco, secondo loro, limitandosi a solo una decina di bisticci che non andavano oltre qualche ringhio poco convinto da parte di entrambi. quel mese trascorso con me aveva dato i suoi buoni frutti, così mi avevano detto.
per quanto riguardava me le cose cominciavano a preoccuparmi un poco, non tanto per loro due, con loro mi trovavo bene, anzi, a meraviglia, ci eravamo trovati subito. per qualche strana ragione ero a mio agio con loro, non mi ritrovavo sempre sulla difensiva, come mi succedeva abitualmente nei rapporti stretti, non mi ritrovavo a dubitare delle loro intenzioni nei miei confronti, le avevano chiarite ampiamente sin dall'inizio. si comportavano in modo gentile, ma non abbastanza da mettermi in agitazione ed erano sempre cortesi. per non parlare della convivenza, eravamo stranamente in sintonia, persino per cose sciocche come le regole del bagno, per non parlare del sesso, non me lo chiedevano mai esplicitamente o come se si aspettassero un si, vista la situazione, e non se la prendevano a male se non volevo. mi avevano detto che quando volevo potevo usare la Camera degli ospiti, era un po' il mio posto, loro non ci sarebbero entrati senza permesso.
mi preoccupava la mia famiglia. avevo detto loro che avevo un nuovo lavoro, per cercare di restare sul vago senza mentire troppo avevo affermato di essere una governante. Non avevo detto nulla riguardo l'essermi trasferita da due uomini, ma solo che avevo trovato un appartamento più economico e vicino al lavoro. per loro ero e sarei stata sempre una bambina di 5 anni, lo avevano chiarito benissimo quando avevo detto loro di aver trovato un lavoro in un'altra città, se avessi confessato, anche solo in parte come stavano davvero le cose, sarebbero venuti per riportarmi a casa, tirandomi per i capelli se necessario.
così mi ritrovai seduta sul divano, con in mano il cellulare, in piena crisi d'ansia, mentre aspettavo la fatidica chiamata nella quale avrei dovuto trovare una buona scusa per non tornare a casa per le feste. Non potevo mica dire ai miei genitori che non potevo tornare a casa perché ci sarei dovuta andare con i miei due amanti, che non erano neanche umani, e che non erano esattamente i benvenuti in città perché quello era territorio degli elfi.
Victor alzò gli occhi dal libro che stava leggendo per lanciarmi uno sguardo, sentii il suo sguardo indagatore perforarmi il cranio come se bastasse quello a fargli capire cosa mi turbasse. per fortuna non fece domande. Kol di sicuro avrebbe chiesto, ma era infilato sotto la doccia dopo essere tornato dalla sua abituale corsa.
sobbalzai, quando il cellulare cominciò a squillare, respirrai profondamente per non lasciarmi prendere dal panico e risposi. aveva inizio il mio personale momento di tortura.
l'inizio della telefonata fu normale, convenevoli, convenevoli, altri convenevoli, poi mia madre cominciò a raccontarmi tutti i particolari della sua vita dalla telefonata del giorno prima a quel momento, poi toccò ai particolari del resto della famiglia, seguiti a ruota da un interrogatorio sulle mie condizioni, neanche mi fossi trasferita a vivere su un altro pianeta. ormai il vampiro aveva smesso di leggere e mi guardava mentre mi agitavo spazientita, quanto odiavo quel genere di conversazioni, non faceva altro che ripetere continuamente le stesse cose, poco ci mancava che mi parlasse del suo apparato intestinale. Kol era uscito dal bagno. indossava solo un asciugamano alla vita e con un altro si tamponava i capelli mentre mi guardava divertito.
le chiacchiere durarono circa venti, interminabili, minuti. poi arrivò la crisi. "allora, per quanto riguarda le feste, indovina un po' chi ci ha invitato a casa sua?" domandò tutta emozionata, il mio morale era così basso da aver aperto un crepaccio nel pavimento. c'eravamo.
Non mi diede il tempo di rispondere e andò avanti "tua cugina vuole assolutamente festeggiare con l'intera famiglia visto che saranno i primi festeggiamenti del figlio. sta facendo le cose in grande" mi informò. Non ebbi il coraggio di rispondere. lanciai uno sguardo verso i due uomini presenti, che a loro volta mi guardavano. stavano ascoltando tutto,  maledetto super udito da sovranaturali, almeno in quel caso.
Non mi resi subito conto che aveva ricominciato a parlare intenta a preoccuparmi di come dirle che non sarei tornata, ma non mi persi molto, aveva cominciato una dissertazione sui vestiti che avremmo dovuto indossare. ci mise la bellezza di dieci minuti prima di tacere. cominciavo ad aver mal di testa, se l'avessi lasciata fare non avrebbe smesso per la prossima ora. interventi prima che riprendesse fiato "mamma, dobbiamo parlare di una cosa" annunciai. va bene, ammisi immediatamente a me stessa, non era la frase migliore con cui cominciare quel discorso, ma così, di getto, era stata l'unica cosa che mi era uscita di bocca "mamma," cominciai prima che potesse commentare le mie parole e farsi qualche film mentale di genere tragico "so quanto ci tieni ma mi dispiace, non riesco a tornare per le feste" silenzio. ci fu un silenzio che mi sembrò infinito e poi l'inferno. cominciò ad urlare come una pazza e parlava così velocemente che le parole si accavallano le une sulle altre e non capii quasi nulla, solo qualche imprecazione ogni tanto. andò avanti per circa dieci minuti, annettendo anche una crisi di pianto che quando riuscii a chiudere la chiamata non era ancora finita.
sospirai esausta e mi ritrovai davanti quei due che mi guardavano. Non sapevo bene cosa dire o fare, ero consapevole che avevano ascoltato la conversazione, sapevano benissimo cosa io avevo detto ma, sopratutto, cosa aveva detto mia madre, dovevo ammettere di sentirmi in imbarazzo per questo, lei tendeva ad esagerare.
quella telefonata mi aveva stancata, ero emotivamente esausta e mi lasciai uscire un sospiro sfinito.
"è stato impegnativo" notò il vampiro, con tono abbastanza neutro, ma anche gentile "si" ammisi "loro non mi reputano in grado di gestirmi da sola ed è una cosa molto triste" ammisi "ma ormai sei una donna adulta" concluse al posto mio il vampiro "per vostra fortuna si, o vi sareste trovati davvero nei guai" scherzai, sorridendo all'indirizzo di entrambi "è vero" ammise Victor "siamo entrambi troppo vecchi per riuscire a superare le nostre differenze razziali da soli. da come andavano le cose ci saremmo attaccati e avremmo mandato a monte questo progetto di pace" concluse in tono serio. mi venne alla mente un'idea, o meglio, un dubbio, e dato che ormai in quella storia ci ero immersa fino al collo non mi feci remore a chiedere "la sera che ci siamo incontrati, mi avete detto che le varie coppie sono state messe insieme dopo attente selezioni, ma mi domandavo, che genere di criteri sono stati usati per scegliere le persone in questione, se fosse stato imposto loro di partecipare a questa cosa o se fossero volontari e chi lo ha fatto" dissi in tono serio, rivolgendomi ad entrambi. "e stato un processo molto lungo, durato vari decenni" mi informò Victor "è stata scelta una commissione di cui facevano parte vari rappresentanti di ogni razza che ha aderito" continuò "tutti i vari popoli sono stati avvisati che ci sarebbe stato un progetto di pace e hanno raccolto volontari, senza dirci in cosa consistesse" aggiunse Kol, che ormai aveva lasciato cadere l'asciugamano che aveva usato per i capelli e se ne stava a braccia conserte, in piedi "ci hanno chiesto un sacco di informazioni per selezionarci, poi hanno anche fatto delle foto e hanno creato dei profili su di noi, nessuno dei quali dichiarava la nostra razza di appartenenza" continuò il licantropo "poi hanno fatto come in quelle vostre cose umane per trovare un partner, cercando i soggetti di altre razze con cui eravamo più compatibili. ci hanno dato i loro fascicoli e, man mano che gli altri si sceglievano o si veniva respinti quelli impegnati o non disposti ad avere un rapporto con te venivano tolti dall'elenco. alla fine io ero rimasto con tre maschi e  cinque  femmine, visto che ci era stato permesso di parlare al telefono senza mai rivelate le nostre razze, tra quelli disponibili ho scelto il botolo, non sapendo cosa fosse" concluse il vampiro, nella voce non sentii disprezzo o astio quando si riferì all'altro con botolo. "stessa cosa per me, lui era l'unico che ispirasse una parvenza di decenza, e poi era il più sexy tra i maschi che mi erano rimasti, le femmine erano tutte delle oche" mi informò con una scrollata di spalle Kol "per quanto riguarda te, ti troviamo attraente entrambi e, cosa più importante sei l'unica persona da decenni che ha osato parlarci in quel modo" mi informò il mannaro "le persone che ci conoscono sono spaventate da noi è anche quelle che non sanno chi siamo lo sono, istintivamente" chiarì Victor quando vide la mia espressione dubbiosa "e perché mai dovrebbero avere paura di voi?" mi concentrai su quel mio dubbio, anche se, nella testa mi frullava il pensiero che avessero pessimi gusti. cosa mai potevano trovare di attraente in me non mi era ben chiaro, ero una qualunque.
i due si scambiarono un'occhiata fin troppo seria e preoccupata. Non mi serviva sentirglielo dire o che mi guardassero per accorgermene, osservare le persone mi riusciva bene.
li tolsi dall'incombenza di darmi risposte riprendendo il discorso "siete troppo dei coccoloni per potermi fare paura" affermai sorridendo. entrambi ricambiarono a modo loro, Victor che era più contenuto si limitò ad un sorriso, ma i suoi occhi brillavano, Kol invece aveva un sorriso a trentadue denti e ci mise giusto un paio di secondi prima di saltarmi addosso, perdendo per strada l'asciugamano che aveva in vita. mi stampò un bacio sulle labbra e poi mi afferrò e mi caricò in spalla come fossi un sacco di patate, un'ondata di capelli rossi mi chiuse la vista quando provai ad alzare la testa per orientarmi "visto che le cose stanno così e ora di darti un premio" mi informò sculacciandomi il sedere, se avessi potuto avrei sobbalzai dalla sorpresa, ma vista la posizione non potevo "o anche due" aggiunse, non mi serviva guardarlo per capire che aveva appena lanciato un cenno all'altro, intravidi i suoi piedi alle spalle del mannaro, una mano chiarissima che diete una vigorosa pacca al sedere  nudo a pochi centimetri dalla mia faccia seguite dalle risate di entrambi. Non resistetti e, preso tra le dita un po' di pelle morbida e soda lasciai un pizziccotto sull'altra natica nuda, Victor si lasciò scappare una risata mentre io un versetto poco contento, il vampiro mi fece sollevare il busto e, reggendomi, mi baciò. arrivai in quel modo a letto, e quando mi ci ritrovai sopra ero abbastanza scombussolata, ma che ci potevo fare, mi piaceva come stavano andando le cose e preferivo loro al rimuginare sulla chiamata finita poco prima.

la città dell'unioneWhere stories live. Discover now