3. Tra sogno e realtà

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È una calda e soleggiata mattina di ottobre e sono appena entrata in Istituto, nella mia stanza inondata dai raggi del sole, quando mi sento afferrare per un braccio.
"Vieni con me" mi ordina Claudio, guardandomi con un'intensità tale che non posso fare altro che abbassare lo sguardo, arrossendo.
Io ovviamente non oso ribellarmi e lui mi conduce nel suo studio, chiudendo la porta alle nostre spalle.
"Senti, mi sei mancata da impazzire in questi anni, ma ora sei qui ed io voglio dimenticare tutto quello che è successo tra di noi e ricominciare da capo con te"
È a pochi centimetri da me ed io non riesco a dire nulla.
I suoi occhi mi entrano direttamente nel cuore.
Mi accarezza dolcemente una guancia ed un brivido mi pervade al suo tocco. Si avvicina ancora di più, le sue labbra socchiuse sono ad un centimetro dalle mie....

Il suono della sveglia mi fa sobbalzare.
Per un attimo non capisco dove sono, ma mi rendo purtroppo presto conto che il mio bel sogno era proprio solo questo, un sogno.
Mentre il mio cuore ricomincia pian piano a battere regolarmente, mi torna in mente quel giorno maledetto in cui gli ho detto che sarei partita per Parigi con Arthur.
Lui mi guardava incredulo, amareggiato, uno sguardo che non riuscirò mai a dimenticare e che mi ha perseguitato ogni giorno in questi quattro anni.
"Buona fortuna allora, ne avrai bisogno" .
Queste sono state le sue uniche parole, pronunciate con la voce incerta e gli occhi rossi.
Come potrò riallacciare con lui un rapporto quanto meno umano ora, se dovessi davvero riuscire ad ottenere quel posto di dottorato?

Comunque oggi è il giorno della verità, nel pomeriggio usciranno i risultati, e, visto che l'ansia non mi dà tregua, decido di andare in Istituto già dalla mattina. Chissà, magari escono in anticipo.
Anche Lara ha avuto la mia stessa idea e ci ritroviamo a fare avanti e indietro davanti alla macchinetta del caffè.
Siamo in preda ad un attacco di riso isterico quando vedo Claudio avanzare verso di noi con uno sguardo che mi congela il sorriso sulle labbra.
Il suo cellulare squilla e lui risponde.
"Buongiorno Roberto!.... Sì..... sì va bene.... mandami l'indirizzo.... cosa? ...... no.... ma.... veramente lei per ora non lavora per il nostro istituto .... (alza su di me uno sguardo dardeggiante).... no Roberto non mi sembra il caso... ...... ok ok come vuoi. Arriviamo."
Il suo tono, prima professionale e amichevole, è diventato quasi seccato alla fine della telefonata che chiude rapidamente e, con voce incolore, mi dice:
"Dottoressa Allevi l'ispettore Callegaris richiede anche la sua presenza per un sopralluogo"
Io impallidisco e rimango un attimo perplessa e indecisa sul da farsi.
Al che lui mi sollecita:
"Forza, non voglio arrivare in ritardo".
Abbandono Lara, che mi guarda senza proferire parola, e lo seguo come farebbe un cagnolino con il suo padrone, certa che sarà una mattinata molto difficile!

Fortunatamente il tragitto in macchina è breve perché la tensione tra noi è tangibile.
Nessuno dei due dice una parola.
Claudio guida senza mai distogliere lo sguardo dalla strada.
Ed io guardo fuori dal finestrino, quasi trattenendo il respiro per evitare di fare rumore.
"Se non ti fosse ancora abbastanza chiaro, ti voglio dire che io non ti volevo qui, quindi cerca di stare al tuo posto" è quello che mi dice appena scesi dall'auto.
Io vorrei sparire all'istante e a complicare ulteriormente le cose ci pensa Calligaris che ci viene incontro salutandoci cordialmente "Buongiorno Claudio, buongiorno Alice. Finalmente la mia coppia preferita si è ricostituita!"
A queste parole tra noi cala il gelo.
Io non ho il coraggio di guardarlo in faccia e Calligaris mi osserva con fare interrogativo.
Io abbasso lo sguardo con un sorriso di circostanza e seguo Claudio, tenendomi a debita distanza.
Il sopralluogo fortunatamente procede senza intoppi.
Claudio quando è in modalità 'lavoro' è irreprensibile e professionale, anche se mi tratta come se non esistessi.

La vittima è una ragazza, più o meno della mia età, ritrovata dal cane di un cacciatore in un casolare abbandonato, nelle campagne alle porte di Roma.
È legata ad un letto e, a prima vista, non risultano fetite o tracce di colpi che possano averne causato la morte che sembra risalire almeno ad un paio di giorni fa.
Vedere una ragazza, che potrei essere io, in quelle condizioni mi mette una tristezza infinita.
Non c'è niente da fare, non riesco a mantenere il distacco emotivo che mi è sempre stato richiesto.

Durante il ritorno sono persa nei miei pensieri quando, rompendo finalmente il silenzio, Claudio mi chiede "Tutto bene?"
Io mi giro di scatto per la sorpresa e incrocio il suo sguardo, uno sguardo strano, direi quasi preoccupato.
" Sì sì." mento io, abbassando gli occhi.
Lui fa la faccia di chi non ci crede affatto, ma non approfondisce e torna a guardare la strada.

Rientrando in Istituto vengo assalita da Lara, che mi grida: "Alice finalmente! Ma dove hai il cellulare? Ti avrò chiamata almeno 20 volte! Sono usciti i risultati!! Abbiamo vinto!! I posti sono nostri!!"
Io rimango pietrificata. In questo momento, dopo questa mattinata, non sono più sicura di volere davvero questo posto.
Mi ero illusa che sarebbe tornato tutto come prima, ma ora ho la certezza che non potrà mai essere così!

L'allieva.... quattro anni dopoWhere stories live. Discover now