11. Aspettare

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Sono frastornata.
Tra due giorni Claudio parte ed io non riesco a capire cosa ci stia capitando. Prima Beatrice, ora questa Laura.
Per non parlare di Erika che al congresso non lo mollerà un attimo. Insomma l'unica cosa che mi è chiara è che io non riesco a fidarmi di lui.
Ma come faccio a fidarmi di uno come Claudio, che non mi racconta nulla, che non mi rende partecipe della sua vita?
Io che sono sempre stata un libro aperto.
Ora lo vedrò in Istituto e non so davvero come comportarmi.
Vorrei fargli mille domande ma so che sarebbe inutile.

Claudio arriva in Istituto verso le dieci.
Ha l'aria stanca e vagamente triste. Quando mi vede, da sola nella mia stanza, viene verso di me.
"Perché sei scappata via stanotte?" mi chiede serio, ma non arrabbiato.
Perché ti ho sentito parlare con un'altra, vorrei dirgli.
"Avevo bisogno di stare da sola"
Silenzio.
Lui mi guarda come se volesse parlare ma non dice una parola.
"Claudio perché non vuoi parlare con me? Cosa sta succedendo? C'è qualcun'altra? Ti prego, è già abbastanza difficile così. Non trasciniamo questa cosa se non può avere un futuro."
Lui mi guarda stranito.
"Alice piantala. Sei fuori strada"
Vedo che sta cercando in tutti i modi di mantenere la calma e io so che, se non voglio litigare, dovrei lasciar perdere, ma non ci riesco.
"E allora parlami. Io non posso stare con una persona senza sapere cosa le passa per la testa" mi accorgo di avere un tono di voce un po' troppo alto.
"Non capisci proprio che non ho voglia di parlare! Io sono così e se non ti va bene..."
Il suo telefono squilla, interrompendo a metà questa frase terribile.
Si sposta in corridoio per rispondere.
"Laura.... sì...... no no.... certo...."
Non riesco a sentire più niente.
Poco dopo mette giù, entra nel suo studio e dopo pochi minuti esce di nuovo e se ne va, senza una parola.

Nel pomeriggio, mentre sono in laboratorio, entra Enrico.
"Alice avrei bisogno di una mano con queste analisi."
"Certo, finisco un attimo qui e ci sono."
"Bene, vado a prendermi un caffè nel frattempo, lo vuoi anche tu?"
"Si grazie!"
Mi fa sempre molto piacere lavorare con lui.
Mentre Enrico sta tornando con i caffè, alzandomi dalla sedia, faccio cadere una fila di provette, fortunatamente vuote, che vanno in frantumi. Mi chino per raccoglierle tagliamgomi un dito.
Enrico, da vero gentleman accorre in mio aiuto, mi aiuta ad alzarmi e mi guarda la ferita. In realtà, per fortuna è solo un graffio.
Enrico mi tiene le mani nelle sue, e si ferma a guardarmi negli occhi per un lungo istante.
Questa è la scena che appare a Claudio che passa davanti al laboratorio mentre sta andando verso il suo ufficio.
Lo vedo con la coda dell'occhio avanzare verso di noi e, istintivamente, mi allontano in modo eccessivamente brusco.
Lui mi guarda deluso e infuriato allo stesso tempo.
Ma prosegue, senza dire una parola.
Enrico, da parte sua, non capisce cosa mi sia preso.
"Va tutto bene?" Mi chiede.
"Si, si grazie. Vado in bagno a disinfettarmi"

Devo chiarire questa cosa.
Busso allo studio di Claudio.
"Claudio, posso entrare?"
"Che vuoi?"
"Volevo chiarire quello che hai appena visto"
"Mi sembra tutto abbastanza chiaro" mi dice freddo.
"Non è come pensi....."
Si alza, appoggiando le mani alla scrivania, furioso.
"Ah no, e com'è?" Esito un attimo di troppo.
"Te lo spiego io. Appena c'è qualcosa che non va esattamente come vorresti, per ripicca, ti metti a flirtare con il primo che ti capita a tiro. Sei una bambina, Alice"
Mi fa male, molto male quello che mi ha detto, ma mi fa ancora più male come lo ha detto, con disprezzo.
"Non puoi venirmi a parlare di maturità, tu che non hai nemmeno il coraggio di dirmi come stanno veramente le cose. Lo so che c'è un'altra donna.  Ti ho sentito parlare al telefono."
Lui mi guarda sorpreso, con un sorriso amaro, scuotendo la testa.
"Adesso basta, devo lavorare."
"Claudio dobbiamo affrontare questa cosa".
"Non ora e non qui." Mi risponde seccato.
"E allora quando?"
"Non lo so"

Esco dal suo ufficio con gli occhi rossi e torno in laboratorio.
Enrico mi scruta attentamente ma evita di farmi domande.
Cerco di concentrarmi sul lavoro fino a che non si fa ora di tornare a casa.
Speravo che Claudio si facesse vivo.
E invece niente.

Io ho passato l'ennesima notte insonne a causa sua.
E la cosa che mi fa più arrabbiare è che, nonostante il modo in cui mi ha trattata, sarei disposta ad accoglierlo a braccia aperte, se solo volesse tornare da me.
Quando arrivo in Istitito, Lara mi informa che Claudio non è ancora arrivato.
Erika ci tiene a farmi sapere, con un sorriso ebete, che non verrà oggi perché ha delle questioni in sospeso da sistemare prima della loro partenza di domani.
Nel pomeriggio provo a chiamarlo ma ha il cellulare staccato.
Vorrei lasciargli un messaggio in segreteria, ma non saprei cosa dirgli, così ci rinuncio.

I due giorni successivi sono di una lentezza estenuante.
Almeno io e Lara siamo da sole in ufficio e posso sfogarmi, raccontandole quello che è successo.
"Ali, mi dispiace che tu ci stia male, ma purtroppo era quello che temevo. Io non credo che le persone possano cambiare, soprattutto uno come Conforti. Magari potrà anche essere innamorato di te, ma la sua vera natura tornerà sempre fuori".
E io che pensavo che la sua vera natura fosse un'altra.
Ma forse ha ragione Lara.
Ho provato a chiamarlo un paio di volte ma non mi ha mai risposto.
Gli ho anche mandato un messaggio, pentendome amaramente subito dopo. "Claudio, mi manchi. Va tutto bene?"
Giovedì notte, ad un orario improponibile mi scrive " Ti chiamo appena posso".
Poi più niente.

Venerdì pomeriggio me lo prendo libero, non riesco davvero a concentrarmi.
Così decido di fare due passi in centro e poi di vedere Silvia per l'aperitivo. Ho bisogno di parlare con la mia amica iper-razionale.
Mentre cammino per un viale super trafficato vedo artivare in lontananza  una Mercedes e potrei quasi giurare che sia Claudio.
È dall'altra parte della strada quindi non riesco a vedere la targa, ma se non sapessi per certo che è a Milano, giurerei che sia lui.
Niente ora ho anche le allucinazioni.

Racconto a Silvia tutto quello che è accaduto in questi giorni.
Lei mi guarda in silenzio come se non sapesse cosa dirmi.
"Sono messa davvero male, pensa che sono quasi sicura di averlo visto in macchina oggi."
"Ma tu sei sicura che sia davvero a Milano?"
"Certo, figurati se si perde un congresso! Stanotte mi ha mandato un messaggio ad un orario improponibile. Lui ed Erika si staranno dando alla pazza gioia!"
"Be però ti ha scritto..."
"Sì, mi ha detto che mi chiama appena può, ma cosa l'hanno rapito gli alieni che non ha un attimo per fare una chiamata?"
"Insomma Alice, non è che vi siate lasciati proprio bene, forse vuole poterti parlare con un po' di calma "
"Non lo so Silvia, non so che fare...."
"Io credo che tu ora non possa far altro che aspettare"

Aspettare.
Mi sembra di non aver fatto altro che aspettare nella mia vita.
Non posso pensare di passare il week end a fissare il telefono, sperando che si faccia vivo.
E così, dopo l'ennesima notte insonne, sabato mattina decido di rintanarmi a Sacrofano, lasciando di proposito il cellulare a Roma. Ho bisogno di dormire, di recuperare un po' di energie e questo è l'unico modo per riuscirci.
Ci ripenserò lunedì mattina.

L'allieva.... quattro anni dopoحيث تعيش القصص. اكتشف الآن