47. Una delle giornate più lunghe della mia vita

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Quando non puoi far altro che aspettare le ore passano lente, infinite.
Questo venerdì senza lavoro sembra davvero interminabile.
Nonna Amalia è ancora in coma farmacologico.
L'ho vista per pochi minuti, intubata e collegata a tutte le apparecchiature che la aiutano a superare queste ore così delicate.
Ma la buona notizia in questo momento è che non ci sono novità, che non c'è un peggioramento.
"Domani mattina sospenderanno i farmaci che la tengono sedata e dovremo aspettare che si svegli. Sarà il momento della verità. Lì capiremo come ha reagito il suo cervello. Non sappiamo quanto tempo ci potrà volere. Potrebbe anche non svegliarsi più."
È ormai tardo pomeriggio e sto passeggiando in centro con Silvia.
In realtà stiamo girando a vuoto.
Claudio è andato a sbrigare un paio di cose in Istituto.
Non ha assolutamente voluto che andassi con lui.
Continua a ripetermi che devo riposare, ma io non riesco a starmene ferma a letto o sul divano.
Non riesco a dormire e se sto fuori mi sembra che il tempo passi più in fretta.
"E Claudio?"
"Lui è fantastico, mi sta vicino e sembra sempre sapere cosa dirmi e quando dirmelo."
Proprio in quel momento mi chiama.
"Alice dove sei finita?"
"Sto facendo due passi con Silvia."
"È questo il tuo modo di riposare?"
"Claudio per favore, non ce la faccio a stare sdraiata a fissare il soffitto. Sto bene. Avevo bisogno di prendere un po' di aria."
Sbuffa.
"Dove siete? Vi raggiungo!"
Così ci diamo appuntamento in un baretto del centro.
Chiudo la telefonata sospirado.
"Ammazza com'è premuroso il tuo fidanzato!"
"Già, da quando sono incinta non mi dà tregua..."
Ecco, solo quando ormai le parole mi sono già uscite di bocca, mi rendo conto di quello che ho appena detto.
"Che cosa? Alice! Sei incinta?"
"Sì, di quasi due mesi."
"E non mi dici niente?"
"Volevo aspettare il terzo mese. Sai con l'aborto che ho avuto..."
"E Claudio come l'ha presa?"
"Bè dopo avermi buttato via il blister delle pillole....direi che doveva aspettarselo."
Silvia scuote la testa incredula.
"Ma chi l'avrebbe mai detto!"
"Silvia, non lo sa nessuno, non l'ho detto neanche ai miei...."
"Non ti preoccupare sarò muta come un pesce."
"Seh!".
"Perchè, che vorresti dire?"
"Niente, che la discrezione non è proprio il tuo forte."
"Simpatica!"

Così arriviamo al bar e, mentre aspettiamo Claudio, ci sediamo in un tavolino all'aperto e ordiniamo l'aperitivo.
Quando arriva, bello come il sole e seguito dagli sguardi di tutte le donne presenti, mi da un bacio sulla guancia e stringe la mano a Silvia.
"Congratulazioni eh!"
Claudio mi guarda sedendosi di fianco a me e poi sorride a Silvia.
"Grazie, ma avevo capito che volevi aspettare a dirlo...."
"Mi è scappato..."
Suote il capo divertito.
"Cosa bevi? Non è alcolico vero?"
"No" rispondo un po' infastidita.
"Non si sa mai".
"Ti ricordo che la sera prima di fare il test ci siamo scolati un'intera bottiglia di vino."
"Beh meglio non peggiorare la situazione. Hai notizie di tua nonna?"
"No, nessuna."
"Meglio così"

Torniamo a casa, dopo essere passati dall'ospedale, senza nessuna novità.
Mi aspetta un'altra notte di attesa.
"Uscire un po' ti ha fatto bene. Ti vedo meglio stasera."
"Davvero? Io mi sento a pezzi."
"Bè non dormi decentemente da due giorni..."
"Già e credo che stanotte non passerà diversamente."
Lui mi guarda preoccupato.
"Sto bene. Sono solo stanca."
Sembra non credermi fino in fondo.
Ma stavolta è il mio corpo a decidere che devo dormire.
Crollo appena mi metto a letto.
Il mio è un sonno agitato, ma che dura, finalmente, fino al mattino.
Quando mi sveglio, ancora molto presto, sono abbracciata a Claudio che dorme beatamente.
Guardarlo dormire ha sempre un effetto molto tranquillizzante.
"Buon giorno" mi dice pochi minuti dopo baciandomi le labbra.
"Buon giorno"
"Va meglio dopo aver dormito?"
"Sì molto meglio."
Mi sorride e rimaniamo così abbracciati ancora per un po' prima di affrontare una nuova lunga giornata.

La nonna non è più intubata, respira spontaneamente.
"Per ora siamo stati molto fortunati, meglio di così non poteva andare." ci dice il medico "Ora dobbiamo solo aspettare che si svegli"
Ci lasciano entrare uno alla volta, chiedendoci però di non rimanere troppo da lei.
La giornata è snervante.
Arriviamo a sera senza che niente sia cambiato.
Claudio continua a ripetermi di andare a casa a riposare, ma io non voglio lasciarla sola.
Così, solo per accontentarlo,  torno a casa per un'oretta prima di cena, ma facendomi promettere che mi avrebbe riaccompagnato in ospedale dopo.
Mi stendo sul letto senza riuscire a chiudere occhio, sentendomi inutile ed impotente.

Claudio ha ordinato due pizze per cena.
Mentre arrivano, ne approfitto per farmi una doccia.
Ma in bagno trovo un bruttissima sorpresa ad attendermi.
I miei slip sono sporchi di sangue.
Vado nel panico.
Esco dal bagno e cerco Claudio, incapace di parlare.
Lui mi guarda.
"Alice che succede?"
"Ho delle perdite."
Lo vedo sbiancare.
"Chiamo Francesca." E se ne va a cercare il telefono.
Io mi siedo sul letto come in trance.
"Vieni, è in ospedale, ci riceve appena arriviamo."

"Venite. Alice che cosa è successo?"
"Ho delle perdite. Sto passando
 un periodo di stress molto forte. E forse mi sono strapazzata un po' troppo...." Non riesco a trattenere le lacrime.
Claudio scuote la testa ma non dice una parola.
Mi ha sempre detto di riposarmi, che dovevo pensare al bambino.
Ma io non l'ho mai ascoltato.
"Va bene. Basta così. Intanto voglio dirti che le perdite in gravidanza sono molto comuni e possono dipendere da molti fattori. E non sono sempre segno di aborto. Dovresti dirmi come sono queste perdite. Si tratta di gocce di sangue o sono più abbondanti, come una mestruazione?"
"No non sono così abbondanti. Solo alcune gocce."
"Ok. Hai avuto dolori?:
"No"
"Bene detto così non mi sembra niente di preoccupante, ma vediamo come sta il vostro bambino."
Ho il cuore che va a mille, mi sento lo stomaco in gola.
"Eccolo qui."
Il suo battito risuona nella stanza.
Questa volta sì che provo un'emozione fortissima che mi fa scoppiare in lacrime di nuovo.
Claudio sorride con gli occhi lucidi.
"Sta benissimo ed è cresciuto normalmente. Direi che il tuo stress a lui non è arrivato."
Tiro un sospiro di sollievo.
"Ma allora perché quelle perdite?"
"Ora ti visito."
"Ecco qui svelato il mistero. Hai un'ectopia del collo dell'utero. La famosa piaghetta."
"Non sapevo di averla. Può dare problemi in gravidanza?"
"Assolutamente no, a parte le perdite che possono provocare un po' di ansia. Me puoi venire a fare un'eco quando vuoi se hai qualche dubbio"
"Grazie."
"Alice devi stare tranquilla. Lo stress fa male a te non al bambino."
"Come devo fare per farla riposare di più, non mi ascolta." interviene Claudio.
"Claudio senti, io lo so che che avete paura di perderlo questo bambino. E che vorreste fare tutto quello che è in vostro potere per preservare la sua salute. Ma purtroppo, o per fortuna, non dipende da voi. I primi mesi sono delicati è vero, ma, se non ci sono patologie o situazioni particolari, e tutto invece procede regolarmente come nel vostro caso, tenerla a riposo forzato non servirà a niente, se non a farla innervosire."
Claudio annuisce sospirando.
"Alice, abbiamo trovato la causa delle perdite. Il tuo bambino sta bene. Ora vai a casa e cerca di stare tranquilla, ma per te non per lui. Quando sei stanca riposati, ma continua a svolgere le tue attività quotidiane. Se hai bisogno io sono qui. Altrimenti ci vediamo tra un mese"
"Grazie mille, sei gentilissima". Le dico stringendole la mano.

"Ora voglio andare da nonna."
Claudio mi guarda con disappunto, ma non osa contraddirmi.
La situazione è invariata.
I parametri vitali sono buoni ma lei non accenna a svegliarsi.
Mi siedo in un angolino del suo letto e le prendo la mano.
"Nonnina, adesso ti devi svegliare. Io ho bisogno che ti svegli! Ho bisogno di te in questo momento. Ho una cosa importante da dirti. Questo potrebbe essere uno dei momenti più belli della mia vita, ma tu ti devi svegliare. Perchè ti voglio di fianco a me."
Non riesco a trattenere le lacrime.
Mi sembra impossibile che non possa sentirmi.
È lì davanti a me, ma in realtà è lontana e assente.
Appoggio il viso alla sua mano e ad un certo punto ho l'impressione di sentirla muovere.
Alzo gli occhi in fretta, ma lei è immobile, con gli occhi chiusi, ancora in questo suo stato di sonno infinito. Mi sono immaginata tutto.
Dal vetro Claudio mi fa cenno di uscire.
Guardo l'orologio.
È già più di mezz'ora che sono qui.
Ha ragione, è ora di andare.
Così saluto la nonna con un bacio sulla fronte.
"A domani nonna."
Ho già aperto la porta per uscire, quando sento un sussurro alle mie spalle. Mi giro di scatto.
Ha gli occhi aperti e mi guarda.
Le corro accanto e le prendo la mano. Lei me la stringe debolmente, cercando di dire qualcosa.
"Nonna! No no no parlare, non ti devi stancare."
Ho le lacrime che mi rigano il volto. Lei molto lentamente alza una mano e mi accarezza. Cerca di parlare. Ma la voce le si spezza in gola.
"Ssh, non parlare, è troppo presto."
È terribilmente affaticata e non riesce ad articolare le parole, ma è sveglia.
Nel frattempo Claudio è corso di fianco a me dopo aver chiesto all'infermiera di chiamare il neurologo.
Mi guarda ed anche lui ha le lacrime agli occhi.

Dopo averla visitata il medico ci rassicura, dicendoci che è tutto nella norma, che la ripresa sarà lenta ma che il fatto che si sia svegliata in tempi piuttosto rapidi è un ottimo segno.
Ora ci chiede di lasciarla riposare.
A malincuore la saluto dicendole che sarei ritornata la mattina dopo.
Così questa giornata, una delle giornate più lunghe della mia vita, volge al termine, lasciandomi esausta e priva di forze ma piena di ottimismo e di speranza.

L'allieva.... quattro anni dopoKde žijí příběhy. Začni objevovat