12. Questione di fiducia

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Sono a casa.
Stare qui a Sacrofano con i miei, con la nonna, è la medicina migliore.
È come entrare in un'altra dimensione, lontana da tutto e da tutti.
Non che io riesca davvero a non pensare o a far finta che i problemi non esistano, ma è come se riuscissi a metterli in stand by.
Ci sono, ma posso permettermi il lusso di accantonarli in un angolo della mia mente.
Marco e Yukino sono rimasti a Roma, quindi le coccole sono tutte per me.

Tra poco più di una settimana è Natale e la casa è già perfettamente addobbata.
E pensare che io quest'anno, con tutto quello che è successo, non ho ancora fatto l'albero a Roma.
Io che in genere a fine novembre ho già la casa piena di decorazioni.
Mi riprometto di rimediare il prima possibile.

I miei non sanno niente della mia storia con Claudio.
Quando è finita tra me e Arthur l'hanno presa malissimo.
Mi vedevano già con la fede al dito.
Quindi ho deciso di aspettare a parlare di me e di Claudio con loro e, alla luce dei fatti, direi che ho fatto solo bene.
"Cosa c'è che non va tesoro mio?"
"Niente nonna, va tutto bene". Cerco di tirare fuori un sorriso convincente.
Ma nascondere qualcosa a nonna Amalia è praticamente impossibile.
"Hai litigato con il dottorino."
"Tu sei proprio fissata"
"Guarda che a me non mi freghi!"
Non c'è niente da fare mi sgama sempre!
"Nonna, litighiamo continuamente"
"Così poi potete fare pace, no? A proposito che ci fai qui? Perché non sei a fare pace con lui?"
"Primo perché è a centinaia di chilometri di distanza e secondo perché non so se voglio fare pace"
"Ma certo che vuoi!"
"Non lo so nonna, è tutto così difficile, sembra che vada tutto bene, poi all'improvviso capisci che ti sta nascondendo qualcosa e non c'è modo di farlo parlare. Non si fida di me nonna. E io non riesco a fidarmi di lui"
"Però vi volete bene, non riuscite a stare lontani? Giusto?"
"Sì, ma non basta questo. Io non posso stare con una persona che non si fida di me, di cui non so niente"
"Bambina mia, tu hai ragione. Ma devi dirglielo. Dovete parlarne."
"Io ci ho provato, ma ogni volta che lo faccio mi sembra solo di peggiorare la situazione."
La nonna è pensierosa.
Non sa nemmeno lei cosa consigliarmi.
Ed io sono ripiombata nei miei pensieri.
"Senti piccolina, io sono sicura che lui ci tiene a te, vedrai che col tempo imparerà a fidarsi e ad aprirsi.
Io ne sono sicura, siete fatti per stare insieme. E lo sai che io non mi sbaglio".
"E cosa dovrei fare, secondo te nonna, sopportare tutto, aspettando che abbia voglia di dirmi cosa gli passa per la testa?"
"Se questo ti fa soffrire no, tesoro"
"Io credo che abbia un'altra. Anzi ne sono quasi sicura. Magari qualcuna con cui sta da molto tempo e che ora lo sta mettendo alle strette. Si spiegherebbero molte cose"
"Se sei davvero convinta di questo, allora devi troncare definitivamente, tanto andare avanti non ti porterebbe a nulla. Ti faresti solo del male. Però.... io non ci credo."
"Nonna, ora basta, per favore. Ero venuta qui per cercare di non pensarci"
"Va bene, bella di nonna. Che ne dici se ci mettiamo a fare una bella torta di mele? Ti va di aiutarmi?"
"Sì! Molto volentieri"

Finalmente riesco a trascorrere una notte relativamente tranquilla e a dormire un po'.
Ne avevo proprio bisogno.
Al pranzo della domenica non possono mancare Marco e Yukino.
Sono felice perché portano una ventata di allegria in casa.
"Sorella, me lo stavo quasi dimenticando," mi dice mio fratello, dopo pranzo "hai lasciato il cellulare a Roma" e me lo porge.
"Come hai fatto a non accorgertene, visto che stai continuamente attaccata a quel coso?"
Io strabuzzo gli occhi e lo prendo ringraziandolo.
Ma non ho nessuna intenzione di accenderlo. Devo resistere nel mio intento.
Così lo chiudo in un cassetto in camera mia e cerco di non pensarci.

La domenica pomeriggio a casa Allevi trascorre lenta, come al solito.
Dopo un lauto pranzo, la cosa migliore da fare in questa fredda giornata è accoccolami sul divano, davanti al camino acceso, con un libro.
Vorrei fermare il tempo in modo che domani non arrivasse mai, perché prima o poi dovrò affrontare Claudio e risolvere in un modo o nell'altro questa storia, anche se non so ancora come.
L'unica cosa che mi è chiara è che così non si può andare avanti.
Ma è inutile pensarci ora, perché so già che, quando me lo ritroverò davanti, non riuscirò a mantenere fede ai miei propositi.
Quindi mi lascio coccolare dal tepore del camino e mi addormento beatamente.

A svegliarmi è una carezza sulla guancia.
Non so quanto tempo ho dormito, ma, quando apro gli occhi fuori è già buio e, sul divano, seduto di fianco a me c'è Claudio.
Mi guarda sorridendo con tenerezza ma anche preoccupazione.
Ha la faccia sciupata di chi non dorme da un po'.
Io mi ricompongo sobbalzando e mi stropiccio gli occhi, incredula.
"Ben svegliata!" Mi dice "Stai cercando di farmi completamente impazzire vero?"
Ma non c'è traccia di rabbia nella sua voce.
È più un'espressione di sofferenza.
"Cosa ci fai qui Claudio?" riesco a dire con un filo di voce.
"Secondo te? Perché hai il cellulare costantemente staccato?" Mi chiede come se sapesse già la risposta.
"Non potevo passare due giorni ad aspettare che tu ti decidessi a chiamarmi"
Mi stupisco io stessa della freddezza con cui riesco a rispondergli.
"Mi hai letteralmente mandato fuori di testa Alice. Sono passato da casa tua ma non c'eri, ho anche pensato che ti fosse successo qualcosa di brutto..." sembra davvero scosso.
"Perché cosa ti sarebbe importato?"
Mi guarda con uno sguardo che vorrebbe essere severo ma non ci riesce.
Sembra sull'orlo della lacrime.
"Alice, lo sai che mi importa di te."
"Ah davvero? Scusa ma a me non sembra proprio" è strano perché in questo momento, pur avendocelo di fronte inaspettatamente, riesco ad essere completamente lucida e a dirgli esattamente quello che penso.
"Se davvero ci tenessi a me, non mi lasceresti fuori dalla tua vita. Non mi diresti che va tutto bene, quando è evidente che non va bene affatto. Mi diresti come stanno le cose, senza lasciarmi illudere di poter portare avanti un rapporto che si basa sul niente. Ho capito che c'è un'altra donna, non sono così stupida e credo anche che ci sia da un bel pezzo, ma che ora sia cambiato qualcosa. Forse ti ha dato un ultimatum e tu non hai il coraggio di dirmelo."
Lui mi guarda stupito scuotendo il capo.
"Dai Claudio, smettila di negare l'evidenza. Chi è Laura? Dimmelo e mettiamo fine a questa farsa." Lui continua a scuotere la testa con un abbozzo di sorriso che cozza con gli occhi lucidi.
"Alice, ti ho già detto un'altra volta che sei fuori strada. Le cose non stanno come pensi. Stai lavorando troppo con la fantasia"
"Se tu parlassi con me, non dovrei usare la fantasia. Ma continui a non ridpondermi. Perché non ti fidi di me? Perché non vuoi parlarmi?"
"Mi dispiace di averti fatto siffrire. Lo sai che non amo parlare di me. Non è una questione di fiducia"
"Io non posso stare con una persona di cui non so niente, che mi tiene lontana, che mi esclude dalla sua vita. Non ce la faccio Claudio." Ora sono io ad essere sull'orlo delle lacrime.
Mi guarda con tenerezza e mi sfiora una guancia.
Io mi ritraggo istintivamente.
Lui sembra quasi disperato.
"Vieni con me" mi sussurra.
"No, per favore non rendere tutto ancora più difficile"
"Alice, ti prego. Ho bisogno che tu venga con me in un posto"
"Dove?"
"Vieni " la sua è un supplica.
Non l'ho mai visto così.
Si alza dal divano e mi tende la mano.
E io ovviamente cedo.
Mi alzo, prendo la sua mano e lo seguo.
Lui me la stringe, come se con quella stretta cercasse di dirmi quello che non riesce a dirmi a parole.

L'allieva.... quattro anni dopoWhere stories live. Discover now