43. Salato e dolce

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La cena trascorre in modo tranquillo e piacevole.
Si parla un po' di tutto, dagli aneddoti più divertenti della nostra famiglia, a qualche curiosità giapponese raccontata da Yuki, alle immancabili gaffe che mi hanno vista protagonista in Istituto che Claudio è sempre ben felice di raccontare enfatizzandole il più possibile.
Io sono ancora un po' in subbuglio per quello che è successo prima.
E quindi, come mio solito, mi ritrovo a vagare con la mente.
"Sorella, stai bene?"
Marco si deve essere accorto che non ho minimamente seguito la conversazione.
Claudio si gira a guardarmi, preoccupato.
"Eh? Sì sì sto bene."
"Mi piacerebbe sapere dove vai quando ti estranei così?" Mi prende in giro Marco.
"Già, piacerebbe anche a me saperlo" aggiunge Claudio, sogghignando.
"Siete simpatici, tutti e due!"
Yukino ride di gusto.

"Stanno bene insieme." Mi dice Claudio in macchina.
"Chi?"
"Ma come chi? Tuo fratello e Yukino."
"Ah! Sì molto. Pensa che credevamo che Marco fosse gay! Avresti dovuto vedere la gioia di mio padre quando gli hanno detto che stavano insieme! È stato un momento memorabile!"
Claudio ride.
"Tu piuttosto, che hai? Sei stata silenziosa e assente per gran parte della cena"
È inutile non riesco a nascondergli niente!
Lo guardo.
Negare sarebbe inutile.
Ma non so come spiegargli il groviglio di pensieri e sensazioni che ho dentro.

Nel frattempo arriviamo a casa.
Lui si siede sul divano e continua a guardarmi.
Io cerco di fare l'indifferente e mi metto a sistemare un paio di cose.
"Sto sempre aspettando una risposta." Mi dice lui spazientito.
E va bene. 
Mi arrendo.
Mi siedo di fianco a lui.
"Non riesco a smettere di pensare a quello che mi hai detto prima."
"Ma va? E che cosa pensi?"
"Che non vorrei prendere una decisione avventata su un argomento così importante."
"Hai paura. Ammettilo!"
Sospiro.
"Sì, è vero ho paura." Gli confesso con un groppo in gola.
E mentre mi aspettavo un'espressione di trionfo sul suo volto, ci trovo invece un sorriso comprensivo.
Mi sposta una ciocca di capelli dalla fronte.
"Di che hai paura?"
"Di tutto. Di sbagliare i tempi, di non essere pronta, che tu lo faccia solo perché sono io a volerlo, di non saper fare la madre, che il bambino possa avere qualche problema, del mio corpo che cambia, di non piacerti più, del dolore, di abortire di nuovo, del cambiamento..."
Potrei andare avanti per ore credo. Ma lui mi ferma.
"Ssh" mi posa due dita sulle labbra e mi abbraccia. "Vieni qui"
Mi appoggio al suo petto. Ascolto il battito del suo cuore.
È accelerato, come il mio.
"Bene, allora siamo in due ad avere paura! Vorrà dire che ci sosterremo a vicenda!" Mi guarda con un tenero sorriso. "Quello che ti posso dire con sicurezza è che non lo faccio solo per farti felice, è una cosa troppo importante. Lo voglio davvero un figlio da te Alice. L'altra cosa su cui ti posso rassicurare è che mi piacerai sempre, anche col pancione. Per il resto.... non ho risposte."
"Ma io non voglio delle risposte, lo so che non puoi darmele" riesco a dire con un filo di voce, ma lui mi fa cenno di farlo finire.
"Posso solo dirti che starò al tuo fianco, qualsiasi cosa succeda."
"Nel bene e nel male?"
Sorride.
"Già! Nel bene e nel male."
Ecco è proprio questo che avevo bisogno di sentire.
"Sai qual è la mia più grande paura invece?" Aggiunge dopo un po'.
Scuoto il capo.
Lui mi guarda serio, poi colgo un guizzo malandrino nel suo sguardo.
"Che tu d'ora in poi mi consideri solo a scopo riproduttivo!"
Ridiamo entrambi.
Sa sempre come fare per allentare la tensione.
Ma poco dopo continua.
"A parte gli scherzi, ovviamente era una battuta, ma c'è un fondo di verità in quello che ho detto." Fa una pausa. "Non vorrei mai che i nostri momenti insieme, 'quei' momenti, diventassero la ricerca spasmodica di una gravidanza, cosa che purtroppo spesso capita. Cerchiamo di continuare la nostra vita nel modo più naturale possibile, accettando quello che verrà, se e quando verrà."
Annuisco, stringendomi forte a lui.
Ha ragione. La magia dei "nostri" momenti, come lui li ha chiamati, va preservata ad ogni costo.
Mi bacia.
Questo bacio ha il sapore salato delle lacrime che naturalmente hanno inondato il mio viso e quello dolce della promessa che più o meno consapevolmente ci siamo fatti in questo sabato sera di primavera.

"Buongiorno."
I suoi occhi che mi guardano, il sorriso più bello del mondo, un bacio lungo e dolce.
"Mmm.... forse sto ancora sognando..."
"Se preferisci la prossima volta posso svegliarti così" e inizia a farmi il solletico ovunque, mentre io mi contorco nel disperato ed inutile tentativo di difendermi.
"No.... no .... ti prego.... dai .....basta... Non riesco.... non riesco a ...... respirare...."
Io ho il fiatone, lui ride a crepapelle.
Quando finalmente il mio respiro ritorna regolare, lui mi guarda ancora ridendo.
"Bene, in un modo o nell'altro sono riuscito a svegliarti!"
"Comunque preferisco il primo modo!"
"Ma il secondo mi sembra più efficace! Oppure potremmo provarne un terzo..." Mi si avvicina lentamente facendo scivolare le mani sotto la mia maglia.
"Mmm.... se il suo intento era quello di farmi uscire dal letto, dottor Conforti, temo che questo non sia il modo migliore."
"E chi ha parlato di uscire dal letto, dottoressa Allevi. Io volevo solo svegliarla. E credo che questo sia proprio il modo migliore per risvegliare tutti i sensi..." dice, guardandomi dritto negli occhi.
È talmente seducente che io mi sento già persa.
E credo proprio che anche stavolta abbia ragione lui.

Fuori piove.
Ecco uno degli aspetti negativi della primavera, stagione che peraltro adoro: quando si mette a piovere sembra che non debba finire mai.
Ma io sono ancora sdraiata tra le braccia di Claudio, incapace di decidermi ad alzarmi.
E quindi non ho niente di cui lamentarmi.
"Senti, che si fa?" mi chiede ad un certo punto "Non potremmo mica restare a letto tutto il giorno."
"Ah no?"
"Prima o poi dovremo alzarci, anche solo per mangiare qualcosa. Tu non hai fame?"
"In effetti, sì moltissima!"
Considerato che ovviamente non abbiamo fatto la spesa, credo che saremo costretti ad uscire.

Mentre Claudio è in bagno chiamo Silvia.
Ho bisogno di raccontarle un po' di cosette.
"Come ti ha buttato via la scatola delle pillole?"
È quasi più sconvolta di me quando Claudio me l'ha detto.
"Già... quindi potrei restare incinta in qualsiasi momento"
Silenzio.
"Silvia sei ancora lì o sei svenuta?"
"Alice.... Ma non sarà un po' troppo presto?"
"Senti non ti ci mettere pure tu... Già io sono piena di paure..."
"Ma che gli hai fatto a quest'uomo? Un incantesimo?"
"Speriamo di no.... in genere gli incantesimi finiscono sempre sul più bello!"
Ridiamo entrambe.
"Comunque sia è stracotto!"
"Speriamo Silvia...."
"Bè altrimenti non si spiegherebbe.... quindi direi che puoi proprio stare tranquilla. Almeno su questo."
"Va bene. Magari ora è così...Ma se dovesse cambiare idea?"
"Alice su... non fare la paranoica... e goditi l'amore di questo splendido...
"Silvia!"

"Facciamo la spesa, di domenica, come una vera famigliola" gli dico, prendendolo in giro, mentre usciamo dal supermercato, con un carrello e un ombrello in due, perché ovviamente piove ancora.
Lui mi guarda, scuotendo il capo.
"Hai visto come mi hai ridotto?"
"Già chi l'avrebbe mai detto. Questa non era una delle voci della lista delle cose che non avresti mai fatto?"
"Lascia perdere và. Ormai l'ho bruciata da un pezzo quella lista.... O meglio l'ho trasformata nella lista delle cose che mi hai indotto a fare."
Potrei offendermi per questa affermazione, ma mi sta palesemente canzonando e quindi decido di stare al gioco.
"Non mi sembra di averti mai costretto a fare nulla, o sbaglio."
Mi guarda con un sopracciglio alzato e poi improvvisamente scappa via, di corsa, verso la macchina con l'ombrello lasciandomi sotto la pioggia a spingere un carrello pesantissimo.
Quando lo raggiungo sono bagnata fradicia.
Lui se la ride.
Io invece sono furiosa.
"Lo sai che sei proprio uno....."
"Uno stronzo!" Finisce lui la frase "Sì lo so. Ma mi piace quando me lo dici tu.... Mi mancava. Era da troppo tempo che non me lo dicevi."
"Ma se neanche me lo hai lasciato dire?!"
"Hai ragione, dai dimmelo!"
"Ti odio!"
"Io ti amo!"
No no aspetta. Che ha detto? Ho capito bene? Lo guardo stupita.
"Bè che c'è? Come se non lo sapessi!"
"Sì... Ma non me lo dici mai...."
"Ti ho detto che voglio fare un figlio con te. Mi sembra molto più di un banale ti amo."
"Sì certo. Però ogni tanto è bello sentirselo dire."
"A me non piace dirlo nei momenti scontati."
"Puoi dirmelo quando vuoi!"
"Bene, lo terrò presente. Ora andiamo a casa, mi sembri un tantino bagnata."
"Ma va? Chissà come mai!"
Accende il motore e mette il riscaldamento al massimo per non farmi prendere freddo.
Lo amo.

L'allieva.... quattro anni dopoWhere stories live. Discover now