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capitolo sedici corretto.

il corpo del ragazzo si dondolava nervoso da un piede all'altro, cercando di mantenere la calma e non dimostrarsi ansioso quanto in realtà si sentiva dentro di sè

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il corpo del ragazzo si dondolava nervoso da un piede all'altro, cercando di mantenere la calma e non dimostrarsi ansioso quanto in realtà si sentiva dentro di sè. si trovava a qualche isolato dal locale in cui a breve di sarebbe tenuto un concerto, lo stesso di cui teneva i biglietti nella propria tasca. tra le sue dita, una lattina fredda che gli gelava le falangette, e di tanto in tanto la portava alle labbra mandando giù il liquido per la gola, aspettando e tentando di tranquillizzarsi.

eppure la figura di hoseok non arrivava e non assomigliava a nessuna di quelle che si avvicinavano da lontano. non riusciva a riconoscere da nessuna parte la sua chioma rossa e il suo allegro sorriso a cuore. in più, non aveva mandato nemmeno il minimo cenno di vita nelle ultime ore, o tentato di mettersi in contatto con yoongi tramite telefono.

ma si ripeteva che sarebbe venuto. infondo, ricordava più che bene il modo in cui hoseok gli aveva sorriso contento quando gli aveva chiesto se volesse venire a quel concerto, e la sua espressione felice sul suo volto. aveva visto chiaramente e senza alcun dubbio come i suoi occhi allegri si fossero illuminati, e vi fosse quello splendido bagliore all'interno di essi. sarebbe venuto, se lo diceva con forza. e poi, non era da hoseok sparire o non avvertire nemmeno in caso contrario.

e questo era lo stesso motivo per cui, ad intervalli praticamente regolari, i suoi occhi continuavano a ricadere sul display del proprio cellulare che, ogni volta, veniva riposto nella tasca posteriore dei propri jeans per essere ripreso solo qualche minuto dopo. dentro di sé aspettava, e temeva in modo profondo, che un messaggo arrivasse davvero. sentiva la necessità di stare tranquillo, e anche se le parole fossero state negative, almeno lo avrebbe saputo.

20:33 nessuna nuova notifica.

quell'attesa invece lo stava straziando, costringendolo ad aspettare qualcosa di cui non aveva assolutamente certezza facendolo sentire a disagio. voleva davvero andarsene a casa. con un sospirò portò via lo sguardo dallo schermo del proprio telefono ancora una volta, e lo mise via. tornò a guardare la strada, in attesa, nella speranza di poter vedere finalmente la figura di hoseok.

non si era mai fidato di nessuno, in tutta la sua vita, continuando a credere solo a sé stesso e a nessun altro tipo di parola che uscisse da una bocca che non fosse la propria. eppure, in quel momento, si era completamente abbandonato ad hoseok, mentre lo aspettava in mezzo a quella strada. e continuava ripetersi quello che conoscete bene, dicendosi che avrebbe passato una splendida serata con lui. e si costringeva a crederci, quando lo diceva.

ma il tempo passava, continuamente, in mezzo a quella fredda strada dove nessuno sembrava più solo di yoongi. e quest'ultimo credeva sempre di meno, e il suo cuore soffriva quando non riusciva nemmeno più a controllare l'orologio. mancavano solo cinque minuti, e non c'erano motivi per cui hoseok sarebbe dovuto spuntare fuori in quel momento. qualcosa si spezzò dentro di sé. cosa credevi? di essere davvero importante per qulalcuno? che qualcuno davvero fosse interessato a te?

era sul punto di andarsene, voltarsi per poi percorrere la strada per tornare a casa, ripetendo a sé stesso quanto stupido era stato all'idea di fidarsi di qualcuno, di essersi messo così in gioco. ma accadde ciò che fra tutti mai aveva pensato accadesse di fronte a lui, la classica scena che solo nei film e nelle storie esiste, e hoseok che improvvisamente appariva davanti a lui proprio quando ogni speranza sembrava svanita nel nulla.

aveva da sempre profondamente odiato quel genere di scene, così banali e piene di cliché. ma in quel momento, dovette ricredersi su ogni fronte. quando il ragazzo fu di fronte a lui, sorridente come sempre, fu come scoprire ancora una volta la forma della felicità. come vedere il sole che sorge di notte.

« che faccia » gli fece immediatamente notare hoseok, sorpreso dall'insolita espressione di stupore scolpita sul volto di yoongi, sorpreso. « che c'è? credevi che non venissi? » domandò, un po' più serio.

il maggiore si strinse nelle spalle, abbassando lo sguardo verso le proprie scarpe e sentendosi colpevole. « non sarebbe nulla di nuovo » ammise, riprendendo quel suo triste tono malinconico che lo avvolgeva spesso « la gente tende a dimenticarsi di me. »

il rosso sentì dentro di sè una punta di tristezza, mentre il suo viso dimostrava quella delusione che gli premeva sul petto. « mi stai dicendo che potrei dimenticarmi di te? » gli domandò, con tono offeso, facendo sorprendere yoongi. quest'ultimo provò a borbottare qualcosa per difendersi, preoccupato dall'aver fatto male all'altro con la sua scelta di parole, ma non riuscì comunque a formulare una risposta. hoseok fece un altro sorriso, che sembrava brillare nel buio. « bé, questa ti costerà cara, suga » scherzò

quando si sentì chiamare con quel nome, un nome che non aveva mai confidato a nessuno se non una volta per caso all'altro - ma di cui non pensava assolutamente si ricordasse -, yoongi pensò di essere completamente vulnerabile. era come se hoseok fosse stato in grado di entrare in lui e disattivare tutte le barriere che aveva sempre tenuto intorno a sé, lasciandolo privo di ogni difesa. abassò lo sguardo. non aveva mai provato un sentimento così forte come quello che gli stava bruciando in petto in quel momento, qualcosa di vivo, e che si ripeteva ogni volta che si trovava in presenza di hoseok o riusciva a vederlo arrivare da lontano.

si chiese che tipo di spiegazione potesse dare ad essi. non era sicuro che si trattasse di qualcosa a sfondo romantico, non sapeva nemmeno cosa fosse l'amore e cosa significasse essere attratti da qualcosa, eppure era la prima idea che gli venne in mente quando guardava il suo amico. e soprattutto, adesso non era nemmeno così sicuro se potesse ancora definirlo in quel modo. quel nome, sembrava stonare quando associato ad hoseok. ma allora cos'è che era? che erano?

arricciò le labbra. « dai, entriamo, o finiremo per perderci il concerto. » tagliò corto, spronandolo a camminare in direzione del locale.

happy days ✓Where stories live. Discover now